Il caso dell'avvocato in sedia a rotelle rimasto bloccato a Termini è solo uno dei tanti. Atac si scusa e promette nuovi appalti. Ma perché muoversi solo quando scoppia lo scandalo?

Roma non è una città che ama i disabili. O meglio, l’amministrazione capitolina non ama i disabili. L’ultimo episodio-simbolo, risale a pochi giorni fa, quando, tutti gli impianti di traslazione, per la precisione gli ascensori, della stazione metropolitana Termini sono rimasti bloccati, impedendo di fatto l’utilizzo del trasporto pubblico ai portatori di handicap.

L’accaduto è stato denunciato, sulle pagine di Repubblica, da Dario Dongo, il disabile coinvolto nello spiacevole evento e costretto ad essere sollevato a braccio da altri passeggeri pur di uscire dalla stazione metropolitana che si era trasformata in pochi minuti in un limbo infernale.  Come era scontato aspettarsi, le foto di quella scena imbarazzante hanno fatto il giro del web e delle maggiori testate giornalistiche. Non solo per la mancata attenzione verso una categoria fragile ma soprattutto perché il diritto alla mobilità non è stato tutelato nel più importante scalo metropolitano del paese.

L’azienda è subito corsa ai ripari, affermando, goffamente, che quel disguido era frutto di un’infiltrazione di acqua nell’impianto elettrico. Il comunicato diffuso dall’ufficio stampa ha cercato inoltre di sollevare l’azienda dai suoi continui atteggiamenti inadempienti nei confronti degli utenti portatori di disabilità. Si legge nel comunicato:

Atac assicura di essere impegnata quotidianamente per migliorare l’accessibilità delle proprie infrastrutture, come mostrano i notevoli passi avanti compiuti in questi ultimi anni nella gestione e nella manutenzione degli impianti di stazione.

A partire da maggio 2019, infatti, sono state eseguite 175 revisioni speciali e 81 revisioni generali, tra cui molti impianti del nodo di scambio di Termini.

E chiude con questa amara constatazione:

L’azienda ricorda infine che non sempre la chiusura di un impianto è determinata da un guasto o da eventi sotto il diretto controllo di Atac. Sul totale di 656 impianti al servizio del pubblico, infatti, circa l’8% – 50 impianti – sono fermi per la limitazione dei percorsi imposti dall’emergenza sanitaria. Altri 48, pari al 7%, sono fermi perché a fine vita tecnica e in corso di sostituzione.

Dunque, 98 impianti su 656 risultano fermi: il 15%.

I 48 impianti del comunicato si riferiscono alla linea B, una tratta già martoriata dalle chiusure delle stazioni metropolitane di Castro Pretorio e Policlinico, sbarrate ormai da mesi e dove il Genio Civile ha previsto ancora una chiusura minima di altri 3 mesi.

Quale sarebbe l’impegno dell’azienda nel garantire l’accessibilità? Inoltre, di fronte la chiusura delle stazioni, sono state previste per caso delle navette sostitutive su strada per trasportare i disabili e caricare le carrozzine di diverse misure?

Sono domande a cui dovrebbe rispondere sia l’azienda, sia l’amministrazione attraverso il suo Disability Manager Andrea Venuto.

Nel dicembre del 2017 Venuto volle rilasciare un’intervista alla redazione di Diario Romano dopo un articolo in cui, già quattro anni fa, ci chiedevamo quale fosse il suo impegno per contrastare le barriere architettoniche della città, sempre più dilaganti.

Venuto sottolineò come la sua carica fosse rivoluzionaria: “È la prima volta che a Roma vi è la figura del Disability Manager […] il mio sarà un lavoro trasversale, di affiancamento agli assessori per garantire l’accessibilità universale”.

Dalle sue parole trapelava tanta speranza e ottimismo affinché si iniziassero a contrastare le barriere architettoniche e progettare una nuova città più inclusiva: “Lavorerò per formare gli assessori, che ovviamente non possono conoscere direttamente i problemi legati alla disabilità”.

Purtroppo, in questi quattro anni, poco è stato fatto, mentre sono aumentati i casi di esclusione sociale dei disabili: dalle persone quotidianamente bloccate in metro, ai nuovi marciapiedi che spesso non rispondono ai requisiti di accessibilità, dagli scivoli occupati dalla sosta selvaggia, alle auto parcheggiate sulle strisce che impediscono a chiunque (anche ad una mamma con un passeggino o ad un anziano) di attraversare.

Lo stesso Dario Dongo ha riferito come negli ultimi anni abbia presentato diverse denunce per “sistematiche interruzioni di servizio da parte di Atac, ma alla procura le notizie di reato non sono state neppure registrate. Una vergogna che si aggiunge alla vergogna”.

L’inserimento di un Disability Manager nella squadra di governo avrebbe dovuto innescare un cambiamento drastico.

Atac, dopo l’accaduto, ha voluto incontrare le associazioni di rappresentanza coinvolte. Le parole dell’amministratore unico, Giovanni Mottura, evidenziano come la situazione attuale sia lontana dal risolversi e rappresenti molte criticità: “…dobbiamo scusarci con questi cittadini per le carenze che ancora oggi devono affrontare quando utilizzano il trasporto pubblico. Alcune dipendono da noi, e ci spiace molto, altre dalle complessità di un sistema della mobilità che ancora non ha maturato le sensibilità necessarie a far compiere un salto di qualità nella gestione. Da parte nostra abbiamo garantito il massimo impegno”.

Quanti anni ancora servono per maturare la sensibilità necessaria?

Un malfunzionamento improvviso è all’ordine del giorno in una capitale ma un restyling drastico delle infrastrutture arrivate alla loro “fine vita tecnica” dovrebbe essere accompagnato da un servizio di prossimità per tutte le categorie in difficoltà. Servizio che comunque dovrebbe essere garantito anche negli imprevisti giornalieri.

Nel corso della riunione con le associazioni sono state presentate delle novità introdotte da Atac per migliorare la fruizione dei mezzi di trasporto.

Fra queste, la decisione di rendere nuovamente possibile per gli ipovedenti e i non vedenti l’utilizzo della porta anteriore dei bus per salire sulle vetture. Questa decisione ha modificato la disposizione interna che impediva l’accesso ai viaggiatori dalla porta anteriore per limitare i rischi di contagio determinati dall’emergenza Covid.

Il provvedimento si applicherà a tutti i soggetti non accompagnati, che siano riconoscibili dall’uso del bastone bianco e/o dalla presenza del cane guida. Ancora, è stato disposto che questi viaggiatori possano sostare nell’area del bus interdetta agli altri passeggeri per i quali vale il divieto di utilizzo della porta anteriore.

Infine, è stato rilanciato l’imminente capitolato per una gara d’appalto finalizzata alla sostituzione di tutti i montascale presenti in stazione, e l’assegnazione della gara per gli ascensori nella stazione di San Giovanni della Metro A.

Tutte iniziative lodevoli che però ancora una volta dimostrano come l’amministrazione e le sue aziende partecipate si muovano solo a crisi conclamata. Aggiungiamo poi che la sostituzione dei montascale e l’apertura delle stazioni chiuse comporterà un disservizio notevole ai disabili per diversi mesi (sperando che tutto vada per il verso giusto), come garantire allora il diritto alla mobilità?

Questa era e resta la priorità di un’amministrazione efficiente al fianco dei più deboli, di quelle persone che per fortuna godono della sensibilità e del sostegno dei cittadini che non si tirano indietro di fronte a un’emergenza. Un disabile vive quotidianamente una situazione di disagio, creargli ulteriori difficoltà è inaccettabile!

 

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