Raggi vola, Giachetti al ballottaggio, Marchini fa flop

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Virginia Raggi al voto (foto Fattoquotidiano)

 

 

Pochi avrebbero immaginato il 57,21 % degli elettori romani al voto. La previsione di un forte astensionismo è stata smentita e il numero dei votanti ha superato quello del 2013. L’astensione in genere è segno di protesta o disaffezione ma in questo caso la protesta ha scelto di andare alle urne e di preferire il M5S. Il risultato di Virginia Raggi, intorno al 35 per cento, dimostra una forte volontà di cambiamento e non poteva essere diversamente dopo la pessima prova di Alemanno e l’esperienza fallimentare di Marino con il Pd che ha divorato la sua stessa giunta.

Meno scontato il secondo posto di Giachetti. Un candidato che paga il prezzo di un Partito Democratico impresentabile e ritenuto colpevole dai romani di molti guai della capitale. Giachetti e Meloni si sono inseguiti per tutta la notte nelle proiezioni dei sondaggisti. L’esclusione del centro-sinistra dal ballottaggio avrebbe rappresentato uno smacco ancora più netto, anche se l’indicazione degli elettori è chiara: la città vuole aria nuova. Quel “vento sta cambiando” che Virginia Raggi ha pronunciato, visibilmente emozionata, alle 2.00 del mattino durante una breve conferenza stampa. “I 5 stelle sono pronti a governare, io sono pronta a governare” ha sottolineato quasi a voler rimandare al mittente le accuse di essere teleguidata. In un primo tempo sembrava che i parlamentari grillini avrebbero commentato per primi il successo elettorale romano. Ma la Raggi ha voluto affrontare i giornalisti da sola. Un segnale di affermazione del suo ruolo e della sua personalità di futuro probabile sindaco.

Flop di Marchini che fin dai primi exit poll si è piazzato al quarto posto, dimostrando di non aver alcuna chance. Il centro-destra romano è vittima della sua divisione ma soprattutto della scarsa qualità della sua proposta. Marchini in particolare è stato punito per essersi alleato con Forza Italia e altri partiti che da tempo hanno perso credibilità. Ma soprattutto per aver imbarcato nelle proprie fila personaggi che sono diretta emanazione delle lobby più invise (Tredicine è solo un esempio).

Durante un’intervista a Porta a Porta, Marchini ha ammesso che l’alleanza con i partiti non ha funzionato e non è stata capita dai romani. Ma resta il fatto che un’area tradizionalmente forte a Roma e che in genere navigava sul 40%, questa volta resta tagliata fuori dalla competizione. Una riflessione che andrà fatta e certamente provocherà una forte tensione tra Meloni, Salvini e Berlusconi. Tanto più che una affermazione della Meloni al secondo posto, avrebbe riaperto la partita dato che la leader di Fratelli d’Italia era l’unica che poteva realmente battere la Raggi.

A questo punto la partita si fa molto più facile per il Movimento 5 Stelle e la vittoria al ballottaggio sembra quasi scontata. Giachetti difficilmente potrà contare sui voti di Fassina che comunque ha raccolto un risultato di tutto rispetto. Ma l’area della sinistra è probabile che preferirà astenersi o al limite scegliere Raggi ma difficilmente confluirà sul candidato renziano.

Il Pd, per come è strutturato adesso, non può allagare il suo consenso ai ballottaggi. I voti raggiunti al primo turno (soprattutto a Roma) sono il numero massimo che possa ottenere. E questo significa che, salvo stravolgimenti imprevedibili, Virginia Raggi sarà il prossimo Sindaco di Roma. Se sia un bene o un male avremo tempo di vederlo.

 

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Una risposta

  1. Porrei l’attenzione anche sulle periferie. Nel primo municipio la Alfonsi ha dominato, ma appena ci allontaniamo dal centro la musica cambia (vedi centocelle e tiburtino).

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