Anche questa volta siamo stati facili profeti: l’Assemblea Capitolina ha approvato in fretta e furia, al termine di un convulso mercato delle vacche in cui si deve essere fatto a gara a chi la sparava più grossa per svendere il suolo pubblico, il nuovo regolamento per le Occupazioni di Suolo Pubblico a Roma.
Questo il nostro articolo di quattro giorni fa:
E infatti Gualtieri, o meglio l’amministrazione da lui guidata, è riuscito a fare peggio della sindaca Raggi quando ella decise di applicare la normativa emergenziale COVID in un modo “criminogeno”, ossia lanciando ai locali il messaggio: “tana libera tutti, occupate il suolo pubblico a piacimento, che tanto i controlli saranno impossibili”. Perché almeno le disposizioni emanate da Raggi al tempo erano temporanee (vabbè, poi ci si sono messi i governi ad estenderle oltre ogni soglia del ridicolo), mentre il mostro partorito da Gualtieri & Co. è la normativa che regolerà le occupazioni di suolo pubblico nel prossimo futuro, teoricamente senza scadenza. E trattasi di mostro perché porterà ad un ulteriore aumento dei dehors, con conseguente sottrazione di spazi che dovrebbero essere riservati alla fruizione pubblica, laddove è ormai evidente a tutti, esercenti ovviamente esclusi, che a Roma si è davvero già esagerato con la normativa COVID.
Non che noi si abbia particolari doti divinatorie, ma decenni di impegno civico (a partire dall’indimenticata e purtroppo ancora ignobile vicenda di Cartellopoli), e un’indipendenza di giudizio che evidentemente le redazioni dei media main stream non hanno (con rarissime e sporadiche eccezioni laddove la stragrande maggioranza di esse si limitano a riprendere le veline del Campidoglio), ci avevano fatto facilmente prevedere (unici!!!) il disastro causato da Raggi nel 2020 ed oggi la vera e propria porcata partorita dall’amministrazione Gualtieri.
Sul merito del provvedimento sarà il caso di ritornarci, perché occorre aspettare il risultato finale del testo base con i vari emendamenti approvati, ma visto che le richieste delle associazioni di residenti, gli unici con evidentemente a cuore l’interesse pubblico (perché nessuno vuole far sparire tutti i tavolini dalle strade, bensì l’obiettivo dovrebbe essere di garantire un minimo di vivibilità dei luoghi), non sono state neanche considerate ed invece si è infierito su un testo già sbilanciato con ulteriori emendamenti peggiorativi (sempre per l’interesse pubblico), fin d’ora si può tranquillamente parlare di “mostro”!
Rimandando ai nostri più recenti articoli per maggiori dettagli sulle questioni di merito, c’è però una cosa che indigna particolarmente in questa vicenda e che ci spinge ad utilizzare termini forti; si tratta del fatto di non aver tenuto in alcun conto il punto di vista dei tanti cittadini attivi che il nuovo regolamento OSP l’avevano seguito fin dall’inizio, salvo poi sbandierare un immaginario “percorso partecipato” nel comunicato stampa rilasciato dal Campidoglio subito dopo l’approvazione del regolamento. Questo l’estratto del comunicato:
“Un percorso partecipato, che ha visto il coinvolgimento delle associazioni di categoria e dei comitati dei residenti, raggiungendo un equilibrio tra il sostegno agli investimenti e la tutela della vivibilità urbana”
La verità è che l’unico coinvolgimento che c’è stato è quello delle associazioni degli esercenti (coinvolgimento continuo e molto invasivo, stando alle loro stesse dichiarazioni) mentre ai comitati dei residenti si è riservato un passaggio in commissione commercio quando ancora il provvedimento era meno che una bozza e un paio di incontri informali quando lo si era messo in naftalina (ricordiamo che la prima bozza fu presentata pubblicamente da Gualtieri nel novembre 2023 e per oltre un anno se ne persero le tracce).
Quando a febbraio l’amministrazione ha deciso che occorreva procedere con l’approvazione del nuovo regolamento, chiaramente si è ripresa la bozza originaria e si è aperto il mercato delle vacche, mercato durato un paio di settimane e dove i comitati dei cittadini non hanno mai avuto accesso, e questo nonostante in tanti si siano diligentemente presentati in aula Giulio Cesare per seguire la discussione del provvedimento. Peccato che la discussione (rectius, il mercato delle vacche) in realtà si stesse svolgendo in una stanza attigua all’aula, dove i cittadini non potevano esserci, né le loro istanze, mentre siamo sicuri che gli interessi delle categorie economiche fossero sovrarappresentati da consiglieri di vari schieramenti.
L’apoteosi della presa in giro la si è raggiunta quando i cittadini presenti in aula hanno chiesto se potevano in qualche modo intervenire sul processo in corso, ad esempio facendo una dichiarazione in aula. La risposta della presidente Svetlana Celli è stata che le dichiarazioni dal pubblico non sono previste ma che, sentita l’assessore al commercio Lucarelli, la quale stava attivamente partecipando al “mercato delle vacche”, c’era l’impegno da parte dell’assessore ad illustrare l’eventuale accordo raggiunto sul provvedimento prima della sua discussione in aula. Queste le parole dell’assessore inviate il 25 febbraio in risposta alla richiesta di incontro dei comitati dei cittadini che si riconoscono nella Rete di Associazioni per una Città Vivibile:
“Non appena avrò chiaro quale sarà l’eventuale sintesi non avrò alcun problema a incontrarvi assieme ai rappresentanti dei Consiglieri per presentarvi quanto avranno deciso di votare”
Peccato che un tale impegno sia stato disatteso dall’assessore, che non si è peritata neanche di inviare un messaggio di spiegazione, ed una tale mancanza chiama in causa anche la presidente dell’aula, Svetlana Celli, che di quell’impegno si era fatta ambasciatrice.
Ma in fin dei conti la responsabilità ultima di questo totale dimenticarsi dei cittadini non può che essere del sindaco Gualtieri, colui che dà per primo il pessimo esempio vivendo nella sua torre eburnea e riservando ai cittadini sudditi solo pillole di video da consumare sui social.
Che almeno il sindaco ci risparmiasse l’ulteriore presa in giro di un “percorso partecipato” che al massimo può essersi sognato.
Diciamo che l’immagine dei cittadini seduti tra il pubblico dell’aula Giulio Cesare, in attesa di seguire una discussione pubblica che in realtà si sta svolgendo in segreto nel retro, potrebbe fare un po’ tenerezza, ma in realtà dovrebbe fa vergognare un sindaco ed un’amministrazione sedicenti “democratici”.
Una tale immagine dovrebbe richiamare anche l’attenzione dei vertici del partito a cui fa capo la maggioranza capitolina, perché stiamo parlando della capitale d’Italia e perché la segretaria del PD a parole parrebbe essere per la partecipazione dei cittadini. Di seguito una sua dichiarazione pubblica nell’ambito di un convegno su Dossetti, poco dopo le ultime elezioni europee:
“… perché mentre facciamo una giusta battaglia contro una pessima riforma l’autonomia differenziata, che vuole spaccare in due un Paese già troppo diviso …, non dobbiamo però rinunciare invece a ragionare su quello che ha voluto dire il pensiero sulla partecipazione nei quartieri, oggi che l’astensionismo, come ricordavate, tocca purtroppo i suoi massimi storici come ha fatto nel voto delle europee.”
Siamo però sicuri che anche in questa occasione non cambierà nulla, che nessuno si vergognerà di un comportamento ben oltre la presa in giro di cittadini che da anni dimostrano passione civica e sono tutt’altro che pregiudizialmente ostili all’attuale amministrazione.
Segnaliamo il severo commento dell’associazione Carte in Regola pubblicato a seguito dell’approvazione del nuovo regolamento.
Riportiamo inoltre di seguito il comunicato stampa rilasciato ieri dalla RACV.
PIU’ TAVOLINI IN UNA CITTA’ SEMPRE PIU’ LUNA PARK E MANGIFICIO
Un altro colpo inferto alla città e al suo centro storico con l’approvazione in Campidoglio della delibera sul regolamento delle occupazioni suolo pubblico (OSP) per le attività di somministrazione cibi e bevande.
Non è vero che le OSP sono diminuite, non è vero che si è ricostituito un equilibrio tra le esigenze dei ristoratori e quelle dei cittadini, non è vero che si è salvaguardato lo spazio pubblico.
Questo è il messaggio che la maggioranza capitolina vuole fare passare, ma le OSP sono complessivamente aumentate nella Città Storica anche in quei quartieri lontani dal centro come Città Giardino, Piazza Bologna, Pigneto che sono sempre più esposti a pressioni di attività di ristorazione con annessi tavolini. Naturalmente l’aumento delle occupazioni esterne di arredi privati sullo spazio pubblico, cioè di tutti, si fa sentire anche nell’area centrale Unesco delimitata dalle Mura.
Con questa nuova delibera le OSP aumenteranno
Non si può fare un confronto con la precedente delibera emergenziale legata al periodo Covid in quanto provvedimento straordinario, perché è evidente che quello era appunto un periodo straordinario dove tutte le regole ordinarie erano saltate sulla scia del decreto governativo a sostegno delle imprese. Chi lo fa trucca le carte e annulla ogni confronto.
Il vero confronto si fa con la delibera ordinaria 91 del 2019, l’ultima prima del Covid, dove il calcolo delle OSP concedibili veniva fatto in relazione alle caratteristiche dei luoghi esterni al locale nel rispetto delle massime occupabilità possibili sui marciapiedi, sulle strade e sulle piazze.
Con questo nuovo regolamento la determinazione dello spazio concedibile viene fatto in relazione a tutta la superficie interna del locale comprensivo della superficie di somministrazione contenente i tavoli interni, della superficie dei locali di lavorazione e preparazione, delle cucine e di tutti i servizi igienici.
E’ evidente, e lo dimostreremo con i calcoli, che questo metodo di calcolo della OSP rapportato matematicamente a tutta la superficie interna del locale aumenta le superfici occupabili esternamente rispetto ai criteri della delibera pre-Covid del 2019.
Un metodo di calcolo OSP sbagliato
Sul piano del metodo viene abbandonato il concetto di spazio pubblico che fissa un interesse generale, per rivolgersi ad uno spazio privato interno che dovrebbe determinare la quantità di OSP concedibile, sia pure con percentuali diverse a seconda del tessuto urbanistico di ubicazione del locale che designa il periodo storico urbanistico e architettonico tipologico della zona, e a seconda che il locale si trovi nella Città Storica, nella zona Unesco, o nelle aree più periferiche.
I Progetti Unitari: una premialità ingiustificata che aumente le OSP concesse
Ma non è finita qui, perché grazie ai Progetti Unitari presentati dal 50% degli operatori di una strada e comunque da almeno 2 operatori – progetti che disegnano gli arredi esterni anche fuori del Catalogo ufficiale degli arredi con requisiti legati al contesto storico-monumentale che tutti dovrebbero rispettare senza alcuna premialità – i diversi sottoscrittori dei Progetti Unitari potranno avere una OSP con una superficie aggiuntiva del 30% delle occupazioni già concesse in via ordinaria.
Quindi nuovo aumento complessivo di OSP.
L’aumento di OSP nelle aree pedonali. Perché?
Inoltre nelle aree pedonali della Città Storica, escluso il sito Unesco, le OSP potranno arrivare a coprire 2/3 o addirittura 3/3 , a seconda del tessuto urbanistico di appartenenza, della superficie interna del locale. Siccome, in tutti gli altri casi della Città Storica che non si trovano nelle aree pedonali, queste percentuali sono rispettivamente 1/3 e 2/3, non si capisce il senso di questa premialità che, per essere attuata, ha usufruito di un emendamento presentato addirittura dall’opposizione ed approvato, che toglie il limite dei 3 metri di larghezza della fascia di OSP nelle aree pedonali.
Nelle aree pedonali del sito Unesco le OSP possono arrivare al 40% complessivamente delle superfici totali interne del locale.
Altro aumento ingiustificato di OSP.
OSP sulle sedi stradali anche della viabilità principale?
Altra novità: anche le strade attualmente classificate di viabilità principale potranno ospitare OSP sulla sede stradale anche a prezzo di essere declassificate e portate a strade di viabilità secondaria.
Nella vecchia delibera questo non era possibile.
Quindi ancora un ulteriore aumento di OSP.
Un regolamento che sregola ancora di più
La Rete di Associazioni per una Città Vivibile (RACV) non vede i proclamati tagli di occupazioni di suolo pubblico, come dichiara la maggioranza capitolina, né comprende come sia stato tutelato lo Spazio Pubblico. Al contrario, con questo nuovo regolamento, lo spazio pubblico sarà sempre più la sede di una città mangificio mentre il centro storico, e non solo, sarà sempre più un luna park con sempre più turisti e avventori e sempre meno residenti.
Questa non è una città perché la città è il luogo della convivenza e qui la convivenza è rotta, l’equilibrio si è spezzato a favore di interessi economici privati legittimi fino a quando non oscurano e negano interessi pubblici legati all’abitare, al vivere, al passeggiare, ad avere servizi di vicinato per la residenza e non quasi esclusivamente bar, ristoranti, pub e pizzerie.
La Segreteria della RACV
L’immagine di copertina è presa dalla pagina di Carte in Regola già citata.