Metro C: il ruolo di Marino e le parole del Commissario di Governo

Il Commissario Gentile aveva detto di aver trovato tutto fermo a 10 anni fa. Ma la vera paralisi riguarda la Raggi che ora sta uccidendo anche Roma Metropolitane

 

Nei giorni scorsi abbiamo riportato le dure parole del commissario di Governo alla Metro C. “Tutto quello che ho trovato si ferma a 10 anni fa”, aveva dichiarato Maurizio Gentile, uomo che di trasporti se ne intende e che ora promette di completare i cantieri entro il 2032.

L’accusa del commissario nei confronti delle amministrazioni comunali degli ultimi 10 anni (Raggi e Marino), ha sollevato le critiche di alcuni lettori e in particolare Lorenzo ci ha voluto sollecitare, via Twitter, a leggere una ventina di pagine del libro di Ignazio Marino, “Un Marziano a Roma“. Nel volume, l’ex Sindaco ricostruisce il clima di ostracismo che incontrò in Campidoglio e al governo nazionale e elenca le sue gesta e i tentativi di sbloccare molte questioni, tra le quali la Metro C.

Abbiamo letto con attenzione il capitolo intitolato “Alla ricerca della talpa perduta“, nel quale si ricordano le numerose azioni compiute da Marino per uscire dall’impasse. Aveva trovato una situazione di grande incertezza dovuta ad accordi sottoscritti tra Alemanno e il contraente generale di Metro C spa che rinviavano a data da destinarsi l’apertura della stazione San Giovanni e non avevano posto le basi per l’inaugurazione della prima tratta (Pantano-Centocelle) entro una data certa.

Che la situazione catastrofica in cui si trova Roma dipenda in gran parte dalla inanità e incompetenza della giunta Alemanno, su queste pagine lo abbiamo ripetuto infinite volte. Non essendo tacciabili di simpatia per Alemanno e avendo criticato anche molti aspetti di Marino, ci troviamo però d’accordo con il lettore Lorenzo sull’affermazione troppo generica del commissario Gentile.

Senza Marino, infatti, è probabile che l’apertura della prima tratta sarebbe slittata a chissà quando e che la seconda tratta (Centocelle-Lodi) forse sarebbe ancora chiusa. L’ex sindaco fece irruzione nella stanza del direttore generale del Ministero dei Trasporti, Virginio Di Giambattista e non se ne andò fino alla redazione di una lista delle carte mancanti per l’inaugurazione. Poi sostituì i vertici di Roma Metropolitane, nominando Paolo Omodeo Salé alla guida, riuscì a ottenere l’interscambio al Pigneto tra la stazione della metro e quella ferroviaria (i lavori purtroppo non sono avanzati per altri motivi).

 

L’attivismo di Marino, ricostruito nel libro, è incontestabile ma sembra più dedicato a mettere una toppa ai guai lasciati da Alemanno piuttosto che a progettare la prosecuzione della linea. Forse era questo il senso della critica mossa dal commissario Gentile. Ma è comunque certo e indiscutibile che non si possano mettere sullo stesso piano le molte iniziative di Marino e la paralisi della Raggi. E’ in questa amministrazione che si devono individuare le responsabilità del caos Metro C.

Ma non solo!

In ambito di politica dei trasporti, la giunta Raggi ha approvato il Pums ormai due anni fa. E, nonostante il Piano preveda i prolungamenti delle metro esistenti e la progettazione della linea D, nulla è stato fatto in tal senso.

Scrive SalviamolaMetroC su Facebook: “A due anni dall’adozione, dello scenario Pums rimangono solo belle linee colorate su carta buone per la propaganda di qualche assessore o consigliere pentastellato”.

Ai Comuni spettano i cosiddetti PFTE, i progetti di fattibilità tecnico-economica. Ne sarà stato realizzato almeno uno per il prolungamento della linea B (fino a Casal Monastero o per la prosecuzione oltre Jonio), per il prolungamento della A o per la progettazione della D? No, nessuno. Il compito sarebbe spettato a Roma Metropolitane, ma l’azienda è stata messa in liquidazione dal Comune di Roma e in questi anni si è occupata dei PFTE per le sole funivie Magliana e Battistini- Casalotti.

E’ dunque utile soffermarci brevemente sulla situazione di Roma Metropolitane perché dopo il precedente articolo sul commissario Gentile, il sindacato Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uil-Trasporti ci ha scritto un accorato appello a non dimenticarci dei 132 lavoratori che da luglio non prenderanno più lo stipendio. “Il fallimento a fine luglio è quasi inevitabile e dopo c’è il buio“, hanno sottolineato in un commento su diarioromano. E poi proseguono: “Il Campidoglio ha letteralmente costruito la crisi della propria azienda strumentale e la rovina dei suoi dipendenti“.

I lavoratori sono scesi in piazza giovedì scorso ma per ora da Raggi e l’assessore Calabrese non è arrivata una parola. La giunta 5Stelle non ha mai avuto simpatia per questa partecipata e fin dal 2016 ha cominciato a farle la guerra. L’ex assessora Meleo e la Sindaca accusavano RM di non aver contrastato le 45 varianti al progetto della linea C (varianti poi tutte definite necessarie dagli organi competenti) e di non aver chiuso i propri bilanci dal 2014.
Se è vero che i bilanci non sono stati chiusi, è anche vero che la giunta avrebbe potuto fare qualcosa per sbloccare la situazione invece di restare alla finestra aspettando il cadavere.

Addirittura Roma Metropolitane ha subìto diversi pignoramenti per cifre che erano dovute dal Comune di Roma, come i 900mila euro dovuti per i filobus della Laurentina. C’è stata dunque una precisa volontà politica di farla arrivare alle soglie del fallimento ma nello stesso tempo non è stato chiarito chi svolgerà le funzioni di stazione appaltante per la Metro C e chi predisporrà i progetti per le nuove infrastrutture.

Dunque il bilancio della politica dei trasporti della giunta Raggi è davvero drammatico. Sarebbe interessante se i candidati sindaco avversari si confrontassero su questi aspetti, fondamentali per lo sviluppo di una capitale. Ma c’è da immaginare che, a parte Calenda, gli altri non sappiano neanche di cosa si stia parlando.


In copertina foto del cantiere Metro C Celimontana, maggio 2021 (da Metro C S.p.A.)

 

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