Metro B1: ancora irrisolto il problema dell’antincendio montato male

La linea A non si fermerà nonostante le mancate revisioni dei treni. Resta aperta la questione degli aeratori non efficienti sulla tratta Bologna-Jonio

Il Campidoglio esulta perché è riuscito ad ottenere dal Ministero dei Trasporti una proroga di 12 mesi per completare le revisioni dei treni della Metro A. La linea si sarebbe dovuta fermare in quanto 20 convogli stanno ormai circolando con la revisione scaduta. L’assessore Patané ha annunciato, a ridosso del capodanno, la buona notizia della proroga e quindi della continuità del servizio.

 

Ma le metro romane soffrono di numerosi altri problemi anche a causa del mancato utilizzo dei 425 milioni messi a disposizione dal governo Gentiloni proprio per ammodernare i mezzi e mai usati dalla giunta Raggi.

Una delle questioni più delicate riguarda la linea B1 dove molti aeratori sarebbero stati montati male. Si tratta di cappe di aspirazione che si attivano in caso di incendio per assorbire il fumo in eccesso. Secondo un rapporto di Atac, in sede di installazione fu inserito prima il filtro e poi la ventola mentre le istruzioni del costruttore dicevano il contrario. Una svista che porterebbe gli aeratori a funzionare male e non garantire a sufficienza l’evacuazione dei fumi.

Se si volesse rispettare alla lettera le norme antincendio, la tratta che collega Bologna con Jonio dovrebbe essere temporaneamente chiusa in attesa di sostituire gli apparecchi. Ma Atac e Campidoglio sono estremamente indietro con gli appalti, per cui il risultato sarebbe di bloccare una linea importantissima per mesi.

 

I ritardi accumulati in questi anni sulle manutenzioni sono così gravi che l’intero sistema metro romano dovrebbe essere fermato. La linea A per la mancata revisione dei treni, la B1 per gli aeratori difettosi e il resto delle stazioni di A e B per criticità del sistema antincendio. E’ per questo che nel 2018, prima delle elezioni politiche nazionali che portarono al governo Conte 1, l’esecutivo Gentiloni destinò alla capitale 425 milioni di euro. Di questi 425, 180 milioni furono versati nelle casse capitoline per fare i bandi necessari ai sistemi antincendio, agli idranti, le barriere anticaduta e le linee aeree.

Proprio in quel periodo la giunta Raggi iniziò a demolire la sua partecipata Roma Metropolitane che doveva fungere da stazione appaltante. Ai già cronici ritardi di ogni appalto del Comune, si aggiunse dunque la situazione di incertezza dei lavoratori di Roma Metropolitane. Fatto sta che quel denaro non è mai stato speso e ora il rischio è che Ansfisa, l’Autorità Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria, possa bloccare temporaneamente il servizio.

L’amministrazione Gualtieri ha ben nota la problematica dell’antincendio della linea B1 e già prima di Natale aveva in animo di incaricare un commissario straordinario per velocizzare l’uso dei fondi. Probabilmente nei prossimi giorni ne conosceremo il nome sempre che il Sindaco non decida di procedere con le vie ordinarie. Ma è difficile in quanto il “decreto semplificazioni” permette di accelerare le gare (invitando direttamente le ditte) solo in presenza di un commissario.

Dunque c’è da aspettarsi una figura che supervisioni i lavori nelle metro e qualche mese dopo è probabile che la linea B1 e forse anche la A marceranno con orari ridotti, fermandosi alle 21.30, per permettere l’avvio dei cantieri.

 

 

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