scritte vandaliche sui muri

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C’è un film di qualche anno fa che aveva un titolo da brivido: “Scrivilo sui muri” si chiamava questo capolavoro della cinematografia italiana indirizzato ai giovanissimi. C’è uno scrittore che spopola tra gli adolescenti, Federico Moccia, che apre uno dei suoi best seller “Tre metri sopra il cielo” inneggiando alle scritte lasciate sui marmi del Ponte Flaminio (ne abbiamo parlato qui). Ci sono micidiali pagine Facebook intitolate “Diffida dai libri, leggilo sui muri”. Ci sono giornalisti che dedicano alle scritte d’amore fior di articoli, come se fossero una pratica normale e legale.

Insomma c’è una legittimazione culturale alla devastazione. Non dobbiamo stupirci quindi se un ragazzino innamorato e lasciato dalla sua amata abbia coperto oltre 400 metri del muro di recinzione di Villa Ada, sulla Salaria, con frasi insensate e melense. I suoi amici lo riterranno un figo, la sua famiglia soffrirà per le pene d’amore del pargolo, la sua ex ragazza andrà fiera di vedere tanta vernice a lei dedicata. Ma pochissimi comprenderanno il messaggio drammatico che stiamo dando alle future generazioni. Imbrattare e devastare è giusto! I muri, i monumenti, la strada, la città ……………sono terra di nessuno. Dobbiamo pensare solo al nostro spazio che finisce con la porta di casa. Dobbiamo occuparci solo di noi stessi. Ma tutto ciò che è altro, non ha diritto ad essere tutelato e difeso.

Le istituzioni si disinteressano totalmente al tema delle scritte perché “ci sono problemi più seri”. La sinistra e la destra le usano per le loro comunicazioni tribali. I giovanissimi scarabocchiano qualsiasi superficie con violenza.

Senza capire che i problemi seri partono proprio da qui. Se non si arrestano e governano questi fenomeni la città non potrà mai risolvere le questioni più grandi. In tutto il mondo l’hanno sperimentato. Perché solo a Roma dovrebbe funzionare diversamente?

 

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2 risposte

  1. No vabbè … un idiota totale!
    Chissà in quanti saranno passati di lì mentre l’ imbecille scriveva e hanno fatto finta di niente. E ormai chi si gira dall’altra parte è complice.

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