L’Agenzia per il controllo dei servizi pubblici messa a tacere? La chiusura è imminente

Acos non mette in regola i propri dipendenti e resta senza personale. Il Campidoglio sostiene di non poter assumere altri lavoratori ma la scusa non regge
Elisa D’Alterio, presidente Acos

 

C’è un’agenzia comunale che in punta di piedi svolge un servizio indispensabile per chi amministra la città. Valuta la soddisfazione dei cittadini sui servizi, monitora la raccolta dei rifiuti, controlla il passaggio dei mezzi pubblici, conta le scale mobili ferme e così via. Lo fa come organismo indipendente e dunque i suoi dati hanno un valore enorme. Se è Atac a comunicare quanti ascensori sono bloccati nelle stazioni metro, può venire il legittimo dubbio che il calcolo risenta di qualche influenza interna. Se è l’agenzia indipendente, il dato è certamente più affidabile.

Il lavoro di Acos è prezioso per noi che facciamo informazione dal basso, è utile ai grandi giornali, è oro per il Campidoglio (o almeno dovrebbe). Invece l’Agenzia per il Controllo e la Qualità dei Servizi Pubblici Locali è finita in una sorta di hospice. Un luogo dove si attende la morte e poco si può fare per restare in vita. Da mesi i 12 ispettori che girano per la città a controllare se le biblioteche sono aperte nei giusti orari, se le farmacie comunali svolgono il loro dovere e così via sono senza contratto. Non è stato loro rinnovato con una motivazione alquanto discutibile che vedremo tra poco.

Ci sono poi altri 13 dipendenti che lavorano in Agenzia da anni e attendono una stabilizzazione. C’era perfino un concorso pronto ma niente. La presidente Elisa D’Alterio, nominata da questa amministrazione, ha bloccato tutto. Acos di fatto è stata svuotata e la sua vicenda ricorda da vicino la triste sorte di Roma Metropolitane, chiusa dalla Raggi senza trovarle un vero sostituto.

Questa volta, però, la Raggi non c’entra, anzi l’ex presidente di Acos, Carlo Sgandurra, di nomina 5stelle, aveva abbozzato una soluzione al problema bandendo un concorso per regolarizzare i contratti dei dipendenti con maggiore anzianità. Si tratta di tre istruttori amministrativi, sei funzionari e un dirigente. Arriva la giunta Gualtieri e nomina al posto di Sgandurra, Elisa D’Alterio professore di diritto amministrativo presso l’Università di Catania. La D’Alterio blocca il procedimento di assunzione varato dal predecessore e non accenna a rinnovare  i contratti a termine degli ispettori. Vuole garanzie da parte del Campidoglio di una copertura finanziaria, in pratica chiede una sorta di impegno di spesa. Il suo timore è che le risorse autonome di Acos non siano sufficienti a pagare gli stipendi.
La giunta Gualtieri prima non risponde, poi si trincera dietro ad una scusante che a noi sembra poco credibile: il Comune avrebbe raggiunto il massimo della pianta organica vigente e dunque non può rinnovare l’incarico degli ispettori.

Ma che significa? Non facciamo altro che sentire notizie su quanti dipendenti comunali manchino, su uffici pubblici completamente scoperti, su turnover bloccati da anni e ora la pianta organica è al completo quando devono essere contrattualizzati un pugno di  lavoratori con stipendi molto moderati??

Tutto questo non sta in piedi. C’è il sospetto che il lavoro costante di controllo di Acos dia fastidio. Che Roma sia talmente in difficoltà che tanto i cittadini se ne accorgono da soli e non serve un’agenzia pubblica a certificarlo. “Nel periodo più nero dell’amministrazione Gualtieri, il controllore è fermo. A pensar male….”, scrivono i consiglieri di Fratelli d’Italia Rocca e Barbato. Non si può dare loro torto.

Ma Elly Schlein che parla in continuazione di lotta al precariato, di salario minimo, di mancanza di lavoro, lo sa che la giunta guidata dal suo partito non vuole mettere in regola 24 persone che ne hanno diritto da vendere? In questa vicenda c’è stato un corto circuito probabilmente provocato dal cambio di governance di Acos. Prima l’Agenzia aveva un presidente monocratico con una certa autonomia di decisione. L’attuale giunta ha deciso di affidare la guida a un organo collegiale, pur sempre presieduto da un unico soggetto ma le decisioni sono adesso condivise dal cosiddetto “consiglio di direzione”.

Fatto sta che nessuno prende in mano la situazione. Tutti sembrano lavarsene le mani con i lavoratori che ne stanno pagando le spese e la città che è priva di un osservatorio troppo importante. Gualtieri dovrebbe pronunciare una parola definitiva, sbloccando la regolarizzazione del personale e ribadendo la necessità di un’agenzia che faccia le pulci ai servizi romani. Ma fino ad oggi, dal Sindaco non si è levata alcuna voce.

 

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4 risposte

  1. Dispiace: così cadrebbe anche la “facciata” con cui il Comune di Roma si certifica da solo i “Livelli di Servizio” del trasporto pubblico locale e anche di AMA…

  2. Così cadrebbe anche la “facciata” con cui, in maniera “indipendente” dicevano loro, venivano valutati i “Livelli di Servizio” dei trasporti pubblici locali, di AMA ecc ecc
    Dispiace per gli addetti… ma non appariva certo una cosa seria.

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