La tragedia di corso Francia non è servita a nulla

 

Sono passate tre settimane dall’incidente di Corso Francia in cui hanno perso la vita Camilla e Gaia e si è completamente spento il clamore che ha seguito, spesso in maniera esagerata, quella triste storia.

Subito dopo l’accadimento noi avevamo fatto una riflessione che sostanzialmente chiamava in causa tutta la città per quella tragedia. Abbiamo scritto tra l’altro:

Come cittadini siamo quindi tutti responsabili perché ci ostiniamo a fare a meno delle regole sia da pedoni che da automobilisti o motociclisti.

Ma le maggiori responsabilità non può non averle un’amministrazione che a tutti i livelli continua a considerare la “mattanza pedonale” in atto una cosa normale per Roma. Nonostante infatti i tre morti in tre giorni di due settimane fa e le altre due vite sacrificate sabato scorso nessuno dei responsabili cittadini ha avvertito il bisogno di dire una parola o di prendere un’iniziativa per cercare di fermare una strage che potenzialmente più colpire chiunque a Roma (ricordiamo che qualche anno fa addirittura la moglie dell’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, fu investita sulle strisce pedonali di fronte al Quirinale!?!).

 

E ancora:

Vedremo il presidente Stefàno dedicare una seduta della sua commissione alla mattanza pedonale, visto tra l’altro che la sua è la “commissione mobilità” e la mobilità primaria, comune a tutti i cittadini, è quella pedonale?

Udiremo l’assessore Calabrese proporre qualche iniziativa non di pura circostanza per cominciare a proteggere sul serio le utenze deboli della strada?

Vedremo finalmente il sindaco Raggi lanciare una campagna prima informativa e poi di severa repressione per rendere le strisce pedonali a Roma un luogo sicuro per i pedoni?

Purtroppo temiamo che fino al termine della legislatura niente di tutto questo accadrà, mentre la conta delle vittime proseguirà a crescere imperterrita.

 

Siamo stati facili profeti nel prevedere che nessuna delle istituzioni si sarebbe mossa convintamente per cercare di affrontare in modo nuovo un problema grave come la mattanza pedonale in corso a Roma.

C’è però stata un’eccezione ed è stata rappresentata dal presidente della commissione mobilità, Enrico Stefàno, che lo scorso venerdì 10 ha dedicato una seduta della commissione alla sicurezza stradale. Noi vi abbiamo partecipato ed abbiamo potuto prendere atto di tante risorse nell’ambito dell’amministrazione che hanno la giusta passione e professionalità per poter dare una svolta a Roma in materia di sicurezza stradale. Di seguito alcuni appunti che abbiamo preso.

 

Roma Servizi per la Mobilità è presente col suo presidente, Stefano Brinchi, che ha spiegato come l’agenzia svolge sia un’attività di analisi sui dati degli incidenti e dei controlli della Polizia Locale, che di progettazione in materia di sicurezza stradale. I dati dimostrano che negli ultimi anni c’è stata una costante diminuzione dei morti e feriti per gli incidenti, ma in percentuale aumentano i numeri per le utenze deboli della strada, ossia pedoni, ciclisti e motociclisti. È stato illustrato uno studio dell’agenzia che ha individuato le 20 strade più pericolose a Roma considerando i flussi di traffico, con risultati sorprendenti; la strada più pericolosa risulta via di Torrevecchia, ma ci sono anche via Magna Grecia e via Casal del Marmo. L’agenzia porta anche avanti un programma di educazione stradale presso le scuole che si sta cercando di espandere nel 2020.

 

Il rappresentante della Polizia Locale ha elencato i vari controlli da loro effettuati quotidianamente, con un’intensificazione di quelli relativi al rispetto delle strisce pedonali. Veniamo a sapere che in passato i vigili svolgevano attività di volontariato insegnando educazione stradale nelle scuole ma da un po’ di tempo il Comando ha vietato tali attività per le sempre più numerose incombenze in capo alla Polizia Locale.

 

Alfredo Giordani, in rappresentanza della Consulta per la sicurezza stradale, ha ricordato che si è davanti ad una vera e propria emergenza. La consulta ha presentato 101 proposte per migliorare la sicurezza stradale ma per affrontare l’emergenza bisogna focalizzarsi su pochissime di queste proposte, a partire dal rispetto della precedenza dei pedoni sulle strisce stradali. Fondamentale per Giordani che i controlli sulle strade non siano effettuati solo dalla Polizia Locale ma anche da Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza. Accenno anche alla necessità di verificare con la Ragioneria del Comune che fine fanno i proventi delle sanzioni, che il Codice della Strada destina in gran parte alla sicurezza stradale (art. 208).

 

Il rappresentante del Dipartimento mobilità ha parlato dell’estrema frammentazione delle competenze sull’oggetto strada, con da una parte qualcuno che costruisce e manutiene l’infrastruttura (l’assessorato ai Lavori Pubblici) e qualcun altro che la gestisce (il dipartimento trasporti). L’auspicio è che la formazione porti ad una nuova generazione di tecnici che capiscano la necessità di incrociare le competenze, per spendere meglio i soldi della manutenzione tenendo presente in anticipo le esigenze della gestione.

 

Salvatore Vivace, assessore ai LLPP, mobilità e urbanistica del Municipio VII, ha parlato dell’approccio che loro stanno seguendo per dare maggiore efficacia agli interventi in tema di sicurezza stradale. Anzitutto è importante stanziare dei fondi ad hoc per la sicurezza stradale, senza aspettare quelli della manutenzione stradale. In questo ambito poi i municipi possono fare un lavoro colossale perché moltiplicano per 15, uno per Municipio, gli uffici che possono occuparsi di sicurezza stradale. Il problema principale a Roma per Vivace è la sosta selvaggia che aumenta la pericolosità di strade anche fatte bene. Alessia Marini, la donna investita a morte recentemente in una traversa di via Appia Nuova, è infatti morta attraversando sulle strisce col semaforo verde per lei e la causa è stata la sosta selvaggia che ha ridotto la visibilità per l’autista del mezzo. La proposta di Vivace è di predisporre un progetto di incrocio tipo a Roma, prevedendo la massima sicurezza per i pedoni, e cominciare ad applicarlo ovunque. In Municipio VII gli attraversamenti rialzati li stanno facendo e da tempo hanno iniziato ad utilizzare vernici durature per le strisce; per la prima volta quest’anno non hanno dovuto rifare le strisce fatte l’anno scorso.

 

Tutti gli interventi hanno messo in luce una vera passione di ciascuno per la sicurezza stradale, insieme ad una professionalità che aspetta solo di essere sfruttata a dovere.

Già perché se da una parte siamo rimasti molto soddisfatti del livello degli interventi, dall’altra non abbiamo non potuto prendere atto che a parte il presidente Stefàno e il presidente di Roma Servizi per la Mobilità, Brinchi, tutti gli altri uffici non sono stati rappresentati ai massimi livelli.

Mancava il comandante della Polizia Locale, l’assessore alla mobilità Calabrese, l’assessore ai Lavori Pubblici Meleo, ma soprattutto è mancato il Sindaco Raggi che invece con la sua presenza avrebbe potuto dare il segnale che a Roma si voleva cambiare registro.

Senza la parte politica ai suoi massimi livelli che prenda in carico il problema e ne cominci ad impostare le possibili soluzioni, tutti i pur encomiabili sforzi delle tante parti in campo non potranno incidere come invece la situazione richiederebbe.

 

Cosa si aspetta infatti a:

  • moltiplicare i controlli della Polizia Locale sulle strisce pedonali accompagnandoli però con una comunicazione a tutti i livelli, dal Sindaco in giù, che a Roma si vuole cambiare decisamente regime?
  • estendere a tutte le scuole della città i programmi di educazione stradale affiancandoli da controlli stringenti sulle violazioni che i più giovani sono abituati a fare (vedonsi le modalità di parcheggiare le minicar nei pressi di tante scuole romane)?
  • rivoluzionare i lavori pubblici a Roma cominciando ad intervenire sulle strade con la sicurezza come prima priorità (mai più presentazioni entusiastiche di rifacimenti di autostrade cittadine pericolose come quello recente di via Bissolati fatto dall’assessore Meleo)?
  • rialzare progressivamente tutti gli attraversamenti pedonali cittadini (trasformandoli in “marciapiedi ortogonali”, come li chiama l’AssoPedoni) a partire da quelli che si sono rivelati i più pericolosi?
  • diffondere a tappeto sistemi di controllo della velocità?

E l’elenco potrebbe continuare.

 

Il fatto che il Sindaco Raggi e tutti gli assessori in qualche modo coinvolti nella tragedia di Corso Francia mostrino di averla già archiviata è il messaggio peggiore che si può dare a Roma: vuole dire che i nostri figli e i nostri anziani, le categorie tipicamente più deboli, continueranno a morire sulle strade allo stesso pazzesco ritmo degli anni passati. Se ad Oslo nel 2019 hanno raggiunto l’obiettivo di una sola vittima per incidenti stradali, a Roma la colpevole inerzia dell’amministrazione ci condanna tutti a dover continuare a contare morti e feriti con numeri da record.

 

Onore al merito allora al presidente Stefàno che almeno ha fatto la sua parte convocando una commissione dedicata al tema della sicurezza stradale e mettendone, come sempre, a disposizione la registrazione.

Questo però è a nostro avviso un minimo sindacale che non può assolvere il presidente Stefàno dalle responsabilità che oggettivamente ha sulle morti in strada, in quanto uno tra i principali responsabili della mobilità cittadina.

Dimostrato che ha la sensibilità giusta per capire l’importanza e l’urgenza del tema, sta a lui prendere per le orecchie, metaforicamente, gli assessori Meleo e Calabrese ma soprattutto il Sindaco Raggi, farli sedere ad un tavolo e spiegare loro l’emergenza in cui si trova Roma. Non è detto che ci riesca, vista l’irresponsabilità che i suddetti hanno dimostrato in troppe occasioni, ma è un tentativo che al suo posto noi faremmo, anche a costo di mettere in gioco la poltrona.

 

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