paolo_pace

 

Con una certa preoccupazione apprendiamo delle dimissioni presentate da Paolo Pace, Presidente del Municipio VIII eletto meno di nove mesi fa.

Neanche il giro di boa del primo anno è riuscito a fare il Presidente Pace, che in una nota ha affermato tra l’altro:

Era impossibile continuare in queste condizioni con una maggioranza che si comportava costantemente da opposizione, controllando e criticando ogni atto della giunta prima ancora che venisse prodotto, …

E ancora:

L’ala dissidente evidentemente non ha capito il significato più profondo del nostro Movimento, fallendo la sfida di governo e non capendo quell’esigenza di archiviare il movimentismo (come forza di opposizione).

… davanti ai continui tentativi di sabotare l’azione di cambiamento che stiamo portando avanti in Municipio, ho deciso come suddetto di protocollare le mia dimissioni affinché il caos provocato dai dissidenti dell’VIII Municipio non contagi anche le altre amministrazioni

 

Confessiamo di non esserci accorti dei gravissimi problemi che evidentemente l’amministrazione del Municipio VIII stava avendo, potendo dipendere ciò da una nostra disattenzione o anche dal fatto, alquanto probabile, che il movimento abbia anche in Municipio VIII cercato di mantenere tutto al proprio interno, conflitti inclusi, seguendo l’ormai ben noto atteggiamento completamente autarchico.

L’epilogo scelto dal Presidente Pace è però davvero preoccupante, perché fa emergere in maniera chiarissima l’incredibile dilettantismo di troppi personaggi del M5S che si ritrovano in ruoli istituzionali senza avere la minima idea di cosa ciò comporti in termini di responsabilità verso le istituzioni e gli stessi cittadini.

La realtà è che politici, nel senso etimologico del termine, non ci si improvvisa ma si arriva ad esserlo tramite un percorso di impegno con gli altri e per gli altri. Il successo elettorale del singolo non deve quindi rappresentare l’inizio del percorso politico ma dovrebbe essere solo un passaggio dal fare politica dall’esterno delle istituzioni all’operare dall’interno.

Troppi attivisti grillini evidentemente queste cose non le hanno ancora mai elaborate, convinti, ed in ciò corroborati dalle esternazioni e dall’esempio dei vertici del Movimento, che basti essere onesti e seguire le proprie convinzioni per fare il bene della città e dei cittadini.

Purtroppo non è così facile, occorrono capacità ed impegno ma soprattutto dosi massicce di umiltà e spirito di servizio, elementi che mancano in maniera ricorrente nella maggioranza degli eletti del M5S.

 

Quanto accaduto in Municipio VIII fa pensare alla mancanza di un progetto politico condiviso dai rappresentanti del M5S che potesse rappresentare la stella polare da seguire per l’azione di ognuno, riuscendo a mettere da parte particolarismi ed iniziative estemporanee. Evidentemente si è avuta la pretesa di poter far bene contando solo sulla buona volontà dei vari esponenti locali del movimento, senza rendersi conto, per inesperienza e supponenza, che l’incapacità in ruoli delicati fa molti più danni della cattiva fede.

Peraltro l’approccio seguito in Municipio VIII non appare diverso da quello messo in mostra dal M5S nel resto della città, basti ricordare il balletto sui candidati assessori che la Raggi inscenò per tutta la campagna elettorale e che continua a trascinarsi ancora oggi con posizioni chiave come quella ai lavori pubblici o il capo di gabinetto del Sindaco che sono ancora scoperte.

Preoccupa quanto accaduto in Municipio VIII non perché qui si faccia il tifo per il M5S ma perché, come abbiamo più volte ricordato, il Movimento di Grillo appariva come l’unica alternativa possibile a schieramenti politici tradizionali che hanno abbondantemente dimostrato di non poter assicurare governi cittadini improntati al bene ed al progresso comuni.

Il centro-destra romano ha infatti dato a vedere in maniera solare, col governo Alemanno, la totale ignoranza di cosa sia l’interesse pubblico, con le storie di Mafia Capitale che invece dimostrano una straordinaria competenza negli interessi privati. Anche il centro-sinistra ha avuto modo di chiarire in maniera incontrovertibile quanto non siano le esigenze dei cittadini e della città ad informare l’azione politica degli eletti, bensì tutt’altre dinamiche legate ad interessi di partito, di qualche potente o anche di qualche rubagalline locale.

L’abbiamo ancora tutti chiaro l’incredibile modo con cui la giunta Marino è stata mandata a casa, rifiutando qualsiasi dibattito pubblico, dove sarebbe emersa la totale assenza di ragioni politiche, e firmandone la decadenza alla chetichella, davanti ad un notaio, per interromperne l’azione finalmente innovativa con cui si stavano affondando le mani nei molti cancri cittadini (AMA, ATAC, municipalizzate varie, ecc.). Non che Marino non ci abbia messo del suo per agevolare la sua cacciata, essendosi messo contro tutto il mondo, Papa Francesco compreso, ma il comportamento del PD nei suoi confronti è stato semplicemente vergognoso ed irresponsabile. Ed il fatto che il maggior artefice di quella porcata sia ancora il commissario straordinario del partito a Roma, oltre che molti dei “firmatari dal notaio” siedano sui banchi dell’Assemblea Capitolina, capogruppo inclusa, dimostra che quella parte politica rimane indegna di qualsiasi considerazione per un prossimo governo cittadino.

Era quindi il M5S l’unica speranza che si potesse governare Roma in maniera virtuosa, ma crolli come quello appena avvenuto in Municipio VIII dimostrano come una tale speranza sia purtroppo mal riposta.

Da quel poco che è emerso di questa storia, sembrerebbe che il Presidente Pace una volta eletto abbia compreso di dover essere il Presidente di tutti ed abbia provato ad amministrare il Municipio; deve però essersi ritrovato con dei consiglieri in gran parte impreparati ad agire come maggioranza di governo, incapaci evidentemente di cercare ogni volta il compromesso migliore anziché bloccare ogni cosa perché non perfetta.

Peraltro quanto descritto dal Presidente Pace, in termini di boicottaggio dell’azione del suo governo da parte di elementi della sua stessa maggioranza, appare qualcosa di conosciuto, ricordando, ad esempio, quanto sistematicamente mette in campo il Presidente Coia con la sua commissione per boicottare le iniziative dell’assessore Meloni, parte della Giunta sostenuta dallo stesso Coia (ricordiamo la storia della festa della Befana, col suo ridicolo epilogo, oppure tutti i bastoni tra le ruote che Coia sta mettendo da mesi alla riforma dei cartelloni o ad un’applicazione ragionevole della direttiva Bolkestein).

Ovviamente un M5S che dimostra tanta inconsistenza a Roma non può non far seriamente dubitare della sua capacità di governare a livello nazionale, pur con i sondaggi che lo danno ancora in buona posizione.

Purtroppo in apparenza la caduta del governo di un Municipio non sembra essere una cosa così grave, ma in realtà priva quel pezzo di città di una guida indispensabile, costringendo ad un’ordinaria amministrazione di cui pagheranno le conseguenze tutti i cittadini in termini di minori servizi e maggior degrado. Così come le tante incertezze, ad essere buoni, della Raggi appaiono infortuni trascurabili, mentre invece stanno finendo per mettere la città in ginocchio, condannando i cittadini a convivere con un degrado e disservizi mai visti prima.

Chi scrive continua a dubitare che il Sindaco possa recuperare dai gravissimi infortuni in cui è incorsa incaponendosi a scegliere collaboratori già a rischio (Muraro, Marra, Romeo). Se però vuole avere qualche possibilità reale di proseguire nel suo mandato è indispensabile individuare un progetto condiviso insieme alla sua maggioranza, rinnovando l’impegno a proseguire tutti solidali verso la direzione scelta. Si tratta di formalizzare una serie di obiettivi anche semplici, raggiungibili in un tempo limitato, che diano il segnale di una svolta virtuosa. Basterebbe poi lasciar lavorare in pace gli assessori che hanno già ben dimostrato, Meloni e Montanari tra tutti, sostituendone qualcuno che ha invece dato a vedere un’incapacità insuperabile, come la Meleo.

Purtroppo è difficile che tutto ciò accada, causa la supponenza di troppi rappresentanti del Movimento, per cui non ci sarà da stupirsi se si verificheranno altre fragorose cadute dopo quella al Municipio VIII.

 

Constatiamo infine che quanto scrive sul suo facebook Marcello De Vito, Presidente  dell’Assemblea Capitolina, dimostra chiaramente che nel movimento la situazione è tutt’altro che tranquilla. Se infatti chi siede sullo scranno più alto dell’aula Giulio Cesare decide di bacchettare pubblicamente e sarcasticamente un esponente del proprio schieramento (“Si ponga la domanda e si dia la risposta.“!?!), può voler solo dire che mancano nel Movimento momenti di discussione interna e che ci si affida alla guerra tra bande per regolare i conti. Ecco il testo del post:

Ci auguriamo che Paolo Pace dimostri equilibrio e senso di responsabilità, evitando di imporre un braccio di ferro ricattatorio o, peggio, di cercare improbabili equilibrismi politici, sulla pelle del M5S.
Questo non gli verrà consentito.

Consiglio a Paolo di ascoltare e condividere di più tutte le scelte con la sua maggioranza e con il gruppo degli attivisti del Municipio, che poi sono gli stessi che lo hanno scelto. È inutile correre, se corri da solo.

Se, come lui stesso ha detto, la maggioranza ora controlla e pone in discussione ogni sua scelta, come dice la nota canzone, ci sarà un perché.
Ecco. Si ponga la domanda e si dia la risposta. Vedrà che troverà la agevole soluzione a questa crisi.”

Alla faccia del senso di equilibrio!

 

E per finire ecco come risponde un attivista proprio del Municipio VIII al post di De Vito:

claudio

Al di là dei proclami e di manifestazioni di facciata, la distanza dei vertici dalla base del movimento appare essere davvero grande, come d’altronde grande è la loro distanza dal resto dei cittadini.

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