La motonave gigante adagiata da 10 anni sulle banchine del Tevere

 

Percorrendo la rampa che porta ai campi da tennis di Lungotevere della Vittoria si viene colti dallo sgomento. Una nave enorme è adagiata sulla banchina del fiume. I muraglioni sostengono il fianco di dritta per evitare che scivoli in acqua. Ci si sente piccoli a guardarla dal basso e si avverte quella sensazione di paura che tutti abbiamo avuto nuotando vicino la chiglia di una barca, temendo di restare schiacciati per un movimento improvviso.

E’ difficile descrivere le condizioni di questo tratto di Tevere dove il relitto della Tiber II ha attirato sbandati e senzatetto. Un cane abbaia furiosamente mentre tentiamo di avvicinarci, evidentemente addestrato da chi vive a bordo a dare l’allarme. Sembra incredibile che una piccola Costa Concordia nel centro di Roma sia passata inosservata per tanti anni. E’ lì dal 2008, da quando una piena del fiume provocò la rottura degli ormeggi e la fece schiantare, assieme al pontone Tiber I, contro Ponte Sant’Angelo. Un video dell’epoca mostra gli ultimi minuti e il frastuono provocato dall’impatto con le arcate del ponte.

 

La Protezione Civile dovette intervenire per mettere in sicurezza l’area e impiegò diversi giorni per riuscire a bloccare la motonave ed evitare che proseguisse verso la foce. I costi per la riparazione erano ingenti e la proprietà si disinteressò al destino di quel barcone al quale Veltroni aveva concesso i permessi per le gite sul Tevere. Fu così che il Bateaux Mouches dé noantri venne rimorchiato fino a Ponte Risorgimento e mollato lì in attesa che qualcuno lo prendesse in carico.

Già! Qualcuno! Non si sa chi in effetti, dato che la responsabilità della gestione delle banchine del fiume è di competenza regionale ma senza il parere del Campidoglio non si fa nulla. Una delle tante ambiguità amministrative che caratterizzano la nostra città. Fatto sta che da allora la Tiber II è stata completamente dimenticata, nascosta dalla vegetazione che nel tempo le è cresciuta intorno.

E’ solo grazie all’associazione Roma Nuova che in queste settimane si è tornato a parlarne. Il presidente, l’architetto Palmieri, ha sollevato la questione denunciandola alla Sindaca e al presidente Zingaretti, senza ottenere risposte concrete.

 

Il cane che abbaia mentre scattiamo le fotografie, attira l’attenzione di un personaggio che emerge dalle viscere dell’imbarcazione e ci guarda con aria minacciosa. Non dice nulla ma si capisce che la nostra presenza lì non è gradita. Indica un cartello sgrammaticato che intima di non avvicinarsi, evidentemente frutto di un collage tra cartelli rubati in qualche cantiere stradale. Un residente della zona ci assicura che nel barcone vivono almeno 7 o 8 persone.

 

E l’elettricità? Probabilmente non c’è e se c’è è frutto di un allaccio abusivo. L’acqua corrente? Non si sa, anche perché l’odore nauseabondo fa pensare che i bisogni fisiologici vengano espletati tra la vegetazione. Un atmosfera irreale circonda la zona. Questo Titanic che simboleggia l’affondamento di Roma potrebbe restare qui ancora per anni. Chi lo porterà via? Chi pagherà gli 800/900 mila euro necessari allo smaltimento? Carburante e oli lubrificanti saranno ancora contenuti in serbatoi divorati dalla ruggine, pronti a bucarsi e riversare nel fiume decine, se non centinaia di litri inquinanti.

Una bomba ecologica, una occupazione illegale, un habitat naturale per topi e blatte non certo per esseri umani.

Altre due motonavi più piccole, l’Agrippina e la Rea Silvia – anch’esse adagiate in quel posto dopo la piena del fiume – furono rimosse dai loro proprietari.

Le motonavi poi rimosse (foto Vignaclarablog)

 

Per la Tiber II si aspetta un gesto dalle istituzioni che difficilmente arriverà. In una città che affonda, il barcone spiaggiato, potrebbe diventare il simbolo di questi anni.

 

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