Il Grand Paris Express, 200 km di nuove metro entro il 2030

Il Sole24Ore ha calcolato che i no del governo 5stelle-Lega sulle grandi opere, potrebbero costare 60 miliardi di euro. Tra penali, spese aggiuntive e mancati guadagni, bloccare Tav, Ilva, Terzo Valico e gasdotto Tap graverà sulla collettività per una cifra immensa, senza considerare i mancati posti di lavoro (che forse pensano di sostituire con il reddito di cittadinanza!). Come contraltare di questa politica sconsiderata che renderà gli italiani più poveri e senza futuro, i nostri vicini francesi proseguono nella più grande opera infrastrutturale d’Europa: il Grand Paris Express.

Si tratta di una nuova rete di trasporti su ferro che circonderà Parigi e rivoluzionerà la mobilità regionale, riducendo drasticamente l’inquinamento atmosferico e l’uso dell’auto privata. Mentre Roma deve ancora realizzare la propria rete di metropolitana cittadina e si interroga se proseguire la linea C (!), il metrò di Parigi ha di fatto raggiunto tutti i quartieri interni e ora sta costruendo una maglia esterna che leghi le periferie senza passare dal centro. Un progetto rivoluzionario che vogliamo mostrarvi perché poco conosciuto in Italia e che rende con evidenza il divario tra le due capitali in termini di strutture di trasporto.

 

In questa cartina sono mostrate le nuove 5 linee di metropolitana che come si può notare sono tutte periferiche, cioè non si dirigono verso il centro della città ma lo circondano in diversi cerchi integrati tra loro. Uniscono dunque, nodi nevralgici con le periferie industriali. Per fare un esempio, dall’aeroporto di Orly a sud, si potrà raggiungere Versailles a nord-ovest senza passare per Parigi. Si tratta di 200 km di nuova metropolitana e 68 stazioni, che porteranno la rete parigina ad avere ben 18 linee. Rispetto alla già ottima situazione attuale, gli abitanti dell’Ile de France avranno 10 opportunità in più di effettuare i loro spostamenti su ferro. Vale a dire che la possibilità di raggiungere un luogo in metro sarà 10 volte più facile e richiederà la metà dei cambi. A regime le nuove linee saranno usate da 2 milioni di passeggeri al giorno, mentre il 92% del tracciato correrà sotto terra per ridurre l’impatto ambientale. Sarà anche la metro più integrata mai costruita, grazie a fibre ottiche, data center e wi fi.

Intorno alle 68 nuove stazioni nasceranno uffici, commerci, luoghi di svago e cultura, che altrimenti non avrebbero mai visto la luce per la loro difficile raggiungibilità. A regime, la nuova rete di trasporto porterà ad un aumento del Pil regionale di 100 miliardi e il numero di nuovi posti di lavoro diretti e indiretti supererà le 115.000 unità.

 

Una interessante unità di misura che i francesi hanno introdotto sulle grandi opere è il cosiddetto “Valeur Sociale”, il valore sociale del progetto: entro il 2060 ammonterà a 60 miliardi, 35 dei quali come benefici legati ai trasporti (migliori condizioni di viaggio, risparmio di tempo, regolarità, etc) e 25 di benefici economici diretti (nuovi posti di lavoro, capacità di attrazione dei territori, etc).

Il costo complessivo dell’opera è di 35 miliardi, cifra che non deve spaventare perché distribuita nell’arco di 15 anni e finanziata da diverse fonti. In primo luogo lo Stato francese che spinge negli investimenti sulla capitale e sulla regione parigina (che da sola produce il 30% del Pil nazionale), consapevole dei ritorni in termini di lavoro e fiscalità indiretta. In secondo luogo l’Unione Europea che nel 2013 ha riconosciuto al progetto la qualifica di “nodo urbano”, cioè una infrastruttura volta a mettere in connessione porti, aeroporti, piattaforme logistiche e stazioni a livello europeo. Quell’idea che è anche alla base della Tav tra Torino e Lione o del Terzo Valico tra la Liguria e la Francia, secondo la quale le merci devono viaggiare su ferro tra paesi diversi come se si fosse in un’unico grande mercato. Grazie alla qualifica di “nodo urbano”, il Grand Paris Express ha ricevuto denari da Bruxelles anche a livello progettuale: 31,5 milioni sono stati stanziati dall’Unione solo per la progettazione.

Inoltre la Società Grand Paris Express ha emesso dei cosiddetti “green bonds”, ovvero titoli verdi che le permettono di ottenere prestiti raccolti sul mercato. Green perché l’obiettivo della nuova metro è di risparmiare ben 27 milioni di tonnellate di anidride carbonica entro il 2050. Stiamo parlando del progetto a maggior impatto ecologico realizzato in Europa dal dopoguerra ad oggi.

La società di rating Moodys le ha attributo il voto di Aa2/Prime cioè la maggiore affidabilità finanziaria tra tutte le grandi opere in costruzione in questo momento. Ecco perché banche e investitori privati non hanno esitato a prestare denari, consapevoli che torneranno nell’arco dei prossimi 20 anni. La Grand Paris Express, infatti, sfrutterà dal punto di vista commerciale le 68 nuove stazioni tramite sponsor e locazione dei negozi e uffici che nasceranno nei dintorni.

Una visione che mette insieme un progetto industriale e un servizio alla cittadinanza di qualità eccellente. Il modello economico e trasportistico dovrebbe essere studiato a fondo dai nostri amministratori, magari per riproporlo in scala minore con l’obiettivo di completare le rete cittadina della metro, ad esempio impostare la linea D. Purtroppo, tranne qualche rara eccezione, siamo convinti che nessuno in consiglio comunale o in giunta sia a conoscenza del Grand Paris Express, troppo concentrati a inaugurare nuove pensiline alle fermate dei bus.

 

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