Ferromodellismo: l’edizione di Trenini in Parrocchia 2023 più ricca che mai

Viaggio tra gli stand di una delle mostre più affascinanti del settore. Plastici nella varie scale e cimeli delle ferrovie. Nostro appello all'Atac: renda permanente l'evento

Come promesso nel nostro precedente articolo in tema di ferromodellismo, domenica 28 maggio 2023, di buon mattino, siamo andati a visitare Trenini in Parrocchia 2023 nella bocciofila della parrocchia di San Giovanni Leonardi.

La mostra occupava tutti i campi da bocce interni e anche l’area parrocchiale dedicata ai giochi per i bambini.

Erano presenti i trenini delle tre principali scale (N – H0 – G), raccolte antologiche dell’Atac, trenini della Lego, cimeli delle ferrovie e del materiale rotabile che furono, oltre a un circuito per far giocare i bambini grazie al quale potevano ottenere un “diploma” da macchinista.

Ma andiamo con ordine, anzi per scala. Per facilitare la lettura, abbiamo tracciato una linea ad ogni cambio di argomento.

 

 

 

SCALA N. E’ la scala più piccola tra quelle più diffuse ed è 1:160 (cioè i treni e il resto del plastico sono centosessanta volte più piccoli delle dimensioni reali) e prende il nome dalla distanza in millimetri dei binari in scala. Infatti i binari reali hanno uno scartamento (cioè la distanza tra i due binari) ordinario che è di 1435 mm e dividendo 1435 per 160 si ottiene appunto la distanza di 9 millimetri che è la distanza tra i binari dei trenini. E poiché “nove” in tedesco si dice “neun” la cui iniziale è, appunto “N” da qui il nome della scala.

La scala N era rappresentata da due diversi plastici. Cominciamo dalla novità rispetto a Trenini in Metro dello scorso gennaio e cioè da quello dell’associazione “Sui Binari” rappresentata da Fabrizio e Massimiliano i quali hanno portato e montato un plastico lineare di circa 11 metri (ma quello dell’associazione con tutti i moduli completi sviluppa una lunghezza sino a 5 volte di più e può essere configurato anche in modalità non lineare).

Il controllo è interamente digitale tramite una app che si chiama Z21 e che è praticamente diventata lo standard di tutti i ferromodellisti (o almeno di quelli presenti a TIP 2023 !).
Nel plastico si alternano vari paesaggi (vigne, strade, stazioni elettriche, un castello ecc…) con i vari elementi finemente riprodotti. La galleria ha, ad un certo punto, una casetta la quale è solo poggiata e fa da “tappo” di ispezione e soccorso per eventuali treni che si dovessero fermare al suo interno.

 

Ritroviamo con piacere l’associazione “Amici della Scala N” anche in questa manifestazione dopo averli incontrati a Trenini in Metro. Il loro plastico, anch’esso con controllo digitale tramite la app Z21, si divide in vari moduli ed è lungo svariati metri, rappresenta la stazione di Roma San Pietro come era nel 1998, il Mandrione e un modulo composto da una surreale ferrovia che compie il periplo del laghetto di Villa Borghese, finemente riprodotto incluso il tempio di Esculapio al centro dell’isoletta.

In occasione di una manifestazione al Museo di Pietrarsa hanno portato un plastico di circa 10 metri di lunghezza a forma di “J”.

“Amici della Scala N” è un’associazione milanese qui degnamente rappresentata, tra gli altri, da uno dei consiglieri, Giovanni Biallo, appartenente alla Sezione di Roma.


 

SCALA H0. La scala H0 è quella maggiormente rappresentata qui a TIP 2023 (e anche quella più diffusa) e corrisponde alla scala 1:87. Iniziamo a raccontarvi del diorama della Associazione Ferrovie Siciliane che, in questa occasione ha inserito il suo pezzo forte, la nave Messina, all’interno di un diorama di cui la nave è la parte terminale e col quale ci si può rendere conto delle operazioni di imbarco e di sbarco di un treno. Ovviamente, come nella realtà, si comincia dal binario centrale (la nave Messina è dotata di 3 binari, per evitare di sbilanciarla).

Stavolta era disponibile anche un completo album contenente, nella prima parte, moltissimi ritagli di articoli di giornale sulla nave e la cui raccolta si conclude con l’articolo che dà conto del disarmo e della demolizione. Nella seconda parte sono invece documentate le varie fasi di costruzione del modellino.

Alla manifestazione era anche presente il principale realizzatore del modellino di nave Messina: il capitano di lungo corso di Marina Mercantile Augusto Barontini, ex comandante di uno degli aliscafi che prestavano servizio sullo Stretto. Durante il pranzo ci ha raccontato di come intende allargare il plastico costruendo anche una sezione del porto nel quale ambientare la Messina.


 

 

La parte centrale della bocciofila che ospita la manifestazione era occupata da un monumentale plastico di VFB Group, composto di due sezioni parallele, una lunga 20 metri e l’altra 14 realizzato da Vincenzo Bologna, un appassionato ferromodellista di Livorno (da cui il nome dell’associazione che lo gestisce e lo porta avanti). Il plastico è di 80 mq totali e rappresenta, tra gli altri scenari, la stazione di Follonica, la cittadina in provincia di Livorno, che è l’unica rimasta in Italia con la pensilina in ghisa.

Il plastico, è interamente auto-costruito eccezion fatta per i binari e i treni e, diversamente dalla maggior parte degli altri presenti, ha un sistema di controllo tradizionale e cioè analogico.

L’altro principale scenario rappresentato è la stazione di San Vincenzo (un comune sempre in provincia di Livorno) il cui pezzo forte è la vecchia stazione di carico della Solvay riprodotta e funzionante: quella vera è stata dismessa da anni ed è un magnifico sito di archeologia industriale e sarebbe bello che Ferrovie e Solvay trovassero un accordo per valorizzarla. Il sistema di funzionamento era completamente meccanico: i vagoncini carichi appesi in discesa dalla frazione San Carlo dove si trova la cava di calcare per la produzione di carbonato e bicarbonato di sodio, tiravano su per gravità quelli scarichi in salita.

Il plastico, per essere caricato e montato nella maniera più veloce e razionale possibile, viene trasportato in giro per l’Italia e all’estero su un apposito furgone.

Le informazioni che potremmo darvi su questa monumentale opera sono talmente tante che per esigenze di spazio, vi rimandiamo al sito web dedicato.


 

 

Il Gruppo Ferroviario Tartaruga, che esiste dal 2008 e conta 16 soci e prende il nome dalla mitica locomotiva E444, ha portato il suo plastico che rispetta le norme della FIMF (Federazione Italiana di Modellismo Ferroviario) e questo consente di montare un plastico grande a piacimento anche con altre associazioni perché i vari moduli si uniscono senza problemi avendo i binari alle stesse distanze da alcuni parametri di riferimento. Ogni modulo è pertanto lungo 1,20 metri, in tutto ne hanno 42 e qui a TIP 2023 ne hanno portati “appena” 16. E’ tutto auto-costruito, a parte ovviamente, i binari, i treni e i veicoli su ruote.

La stazione realizzata è ispirata a quella di Settebagni e il plastico inizia e termina con ambientazioni anche aeronautiche: inizia con le Frecce Tricolori (geniale l’idea di utilizzare le code di fumo tricolore come supporto per gli aerei) e termina con una parte dove è presente un Canadair che sorvola un fiume. Quando la realtà irrompe nella fantasia: Renzo, il vicepresidente, ci racconta che una finestra sopra il luogo dove il plastico di solito è montato nella sede dell’associazione si è rotta ed è entrata dell’acqua (vera) proprio sulla parte di plastico che rappresenta il fiume!


 

 

Il plastico dell’associazione Vivitreno, della quale fa parte Daniele Monni, è interamente auto-costruito (anche se non con lo standard FIMF), è lungo 10 metri, rappresenta vari paesaggi (il banco prova, un deposito di logistica, un cantiere ecc…) e ospita 5 convogli tra cui l’ICE1 (Inter City Express 1), il primo treno ad alta velocità tedesco e un paio di locomotive modificate come veicoli di manutenzione della linea.

Qui il car system è usato nella caserma dei Vigili del Fuoco dove lo stesso camioncino di Trenini in Metro adesso ha un percorso molto più lungo e variegato eseguendo anche uno slalom tra due veicoli.


 

 

Presente anche il gruppo ferromodellistico romano “Sogliola” (sul perché del loro nome vi rimandiamo al nostro articolo su “Trenini in Metro”), con tutti e quattro i soci.

Il plastico nella configurazione di TIP 2023 era composto da 16 moduli dei 18 che possono arrivare a comporlo. Come quello di Vivitreno è dotato del sistema “car system” e cioè di una vera e propria pista con cavi-guida annegati nell’ “asfalto” dove corrono autoveicoli con le ruote anteriori sterzanti guidati come i trenini sui binari. Sul plastico si muovevano due autobus e un camion. I soci ci hanno spiegato che, a causa dei bordi dei vari moduli che potrebbero non collimare perfettamente, in questi casi è preferibile utilizzare “grandi” veicoli come camion o autobus perché avendo le ruote più grandi delle automobiline non c’è il rischio che si blocchino sull’eventuale scalino tra un modulo e l’altro.

Molto variegato il panorama urbano dove corre la strada dove due autobus e un camion girano: su un palazzo c’è addirittura il poster di una foto di Falcone e Borsellino.


 

 

Non abbiamo fatto in tempo a presentarci che Salvatore Graziadio, realizzatore del plastico denominato Trenichepassione, ci ha inondato di ringraziamenti per le parole che abbiamo speso nel nostro precedente articolo sulla sua opera. Ci ha ringraziato perché, ci ha detto quasi commosso, abbiamo diffuso l’esatto messaggio che lui aveva in mente di diffondere realizzandola (e la volta scorsa non avevamo avuto modo di parlare).  Qualche dettaglio tecnico in più: il diorama è fatto di moduli di 1,06 centimetri, rappresenta la stazione romana di San Pietro, è tutto auto-costruito compreso il segnalamento e, udite udite, è anche auto-costruita l’intera elettronica di regolazione e funzionamento che è analogica.


 

 

Il ferromodellismo ha la particolarità che l’oggetto principale, cioè i convogli, di solito si acquistano mentre si costruisce tutto il resto.

Giuseppe Scalici, invece, si è cimentato nell’autocostruzione del modellino dell’Arlecchino, lo splendido treno veloce degli anni Sessanta.

Giuseppe ci racconta che – a parte i motori (ce n’è uno per ciascuna motrice), le ruote e i pantografi – il modellino è stato realizzato partendo letteralmente da zero: costruendo due stampi uno dentro l’altro separati da uno spazio, all’interno del quale è stata colata la resina. Il modellino così ottenuto è stato poi stuccato, rifinito e verniciato utilizzando l’aerografo con un lavoro certosino per rispettare i tratti della carrozzeria colorati in grigio oppure in verde così come l’originale. La costruzione è durata un anno e mezzo circa e deve ancora essere completata con l’aggiunta dei soffietti tra le varie carrozze, i personaggi interni, i dettagli del belvedere sopraelevato, i fari e le griglie anteriori.

 

 

Accanto al modellino dell’Arlecchino, sempre Giuseppe espone un plastico realizzato insieme ad un amico, anch’egli appassionato ferromodellista, che si chiama Danilo Palermo, e lo presentano sotto la sigla “GD Passioni Ferroviarie”. Questo plastico ha la particolarità di riprodurre le fondamenta di un edificio in costruzione anche con particolari come i pali e le tubazioni ed anche la stazione di Marina di Cerveteri (Cerenova).


 

 

Se per voi le dimensioni contano siete nella vostra scala. “G” infatti sta per “Garten” cioè “Giardino” in tedesco perché treni così grandi sono pensati, appunto, per essere montati in ampi spazi casalinghi anche esterni, viste le notevoli dimensioni. La scala di realizzazione è 1:22,5 e una locomotiva spesso supera il metro di lunghezza.

“Amici della Scala G” è un’associazione nazionale qui rappresentata da Riccardo e Luca (il fatto che rappresentino il 50% della compagine associazionistica romana fornisce l’idea di quanto sia di nicchia questa scala) i quali hanno montato un articolato percorso di binari tra lo scivolo e le altalene dello spazio ludico parrocchiale e ci hanno fatto correre ben tre treni trainati ciascuno dalle seguenti locomotive: il “Coccodrillo” svizzero, una BR99 e una BR50 queste ultime nella realtà erano entrambe tedesche.

E il materiale rotabile è veramente pensato per essere utilizzato in esterni tanto è vero che durante la notte tra sabato e domenica ha piovuto ma sin dalle prime ore della domenica mattina i convogli sferragliavano allegramente (e una delle locomotive a vapore sbuffava anche, perchè all’interno ha un sistema per riprodurre il fumo riscaldando uno specifico liquido).

Nella Scala G i tre modellini viaggiano ovviamente sullo stesso sistema di binari ma nella realtà le prime due locomotive hanno uno scartamento ridotto. Luca e Riccardo ci hanno spiegato che lo scartamento ridotto assolve, nella realtà, all’esigenza di fare le curve con un raggio più stretto e pertanto è utile nei percorsi ferroviari di montagna.

Riccardo nel giardino di casa ha un circuito dove fa correre la riproduzione di una locomotiva statunitense “Big Boy” e ha anche autocostruito tutti i vagoni.


 

 

Maurizio Di Palma era presente col suo diorama costruito coi mattoncini Lego. Maurizio è un AFOL (Adult Fan of Lego) e ha seguito lo stesso schema realizzativo dagli altri colleghi ferromodellisti: i binari e i veicoli provengono da quattro set Lego quasi senza modifiche. Le sue creazioni originali sono il contorno, cioè la stazione ferroviaria e la montagna all’interno della quale corrono le rotaie. Ovviamente la montagna è ispezionabile e ha la sommità facilmente rimovibile per recuperare più facilmente eventuali treni che dovessero fermarsi al suo interno.


 

 

Parallelamente al tavolo dei treni Lego era presente lo stand di Valentino Leone il quale espone alcune rarità ferroviarie salvate dall’oblio dall’opera costante del papà macchinista: targhe di circolazione di locomotive (La “895.113” appartenente ad una locomotiva a vapore e la “245.6122” appartenente ad un locomotore diesel di manovra). Il pezzo forte della collezione, tuttavia, ci sembra il manuale tecnico della locomotiva elettrica E626 in ottimo stato completo di disegni tecnici, sia del veicolo che dei vari impianti di bordo.


 

 

Un tranviere in pensione con la passione per la catalogazione di eventi legati all’ATAC e al trasporto pubblico locale: questi è Mario Rota. Ritagli di giornale, raccolte di poesie in romanesco, la bella storia del “Bigliettaio che voleva uccidere il Papa”. Decine e decine di pagine di articoli di giornale, appunti, locandine di eventi dell’ATAC e del suo dopolavoro raccolte in numerosi quaderni. Uno di essi inizia con la sinossi tra la successione delle aziende di trasporto pubblico locale di Roma nella pagina di sinistra e, in quella di destra, con la successione dei Papi.
Completano la raccolta un’imponente collezione di biglietti dell’ATAC che fanno bella mostra di sé in un grande raccoglitore di molte pagine. A cornice del materiale di Mario Rota troviamo due obliteratrici restaurate da Daniele Monni e la sua riproduzione fedele della tabella che indicava il numero di linea sulla sommità dei vecchi tram MRS.


 

 

Ritroviamo sempre con piacere anche la raccolta fotografica di Mario Guidi stavolta esposta in ben quattro album proprio davanti alla grata che separa la sua esposizione dal plastico pensato per i bambini dove, a seguito di un breve corso, ottengono un diploma da macchinisti.

 

L’importanza e la ricchezza della mostra sono tali che è davvero un peccato potere ammirare tante meraviglie solo una volta l’anno. Oltre al fatto che ci sono dei progetti da completare oppure da implementare.  Sarebbe un bel regalo per gli appassionati, se Atac e Roma Capitale rendessero Trenini in Parrocchia un appuntamento permanente, magari all’interno di una stazione della metropolitana che potrebbe essere cambiata ogni 12 mesi.


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9 risposte

  1. Complimenti per l’articolo che ha illustrato in maniera chiara ed esaustiva la splendida manifestazione che si è tenuta a Torremaura. Mi auguro che manifestazioni del genere si possano ripetere con maggiore frequenza.

  2. Ringrazio tutti coloro che ci hanno visita in questo magnifico evento ,inoltre esterno un ringraziamento particolare al nostro organizzatore di TRENINI IN PARROCCHIA mi riferisco a DANIELE M. e un altro ringraziamento va al giornalista che ha scritto questo magnifico articolo sul nostro gruppo e aggiungo grazie a tutti miei amici di qualsiasi gruppo siete meravigliosi, ci vediamo al prossimo evento

  3. Bell’articolo. Grazie a Marco Valerio che ha scritto l’articolo e a Daniele Monno che ci ha coinvolti nell’evento. E’ sempre un piacere ed un divertimento collaborare con Vivitreno. Grazie a nome di tutta l’ASN – Amici scala N

  4. Bell’articolo, peccato che non ci sia UNA SOLA informazione – oltre la speranza di vederla permanente – sugli orari di visita o la durata della mostra… infrasettimanale, una volta tanto, dal-al… mattina pomeriggio sera?
    Speriamo di poterla visitare. Chiamo la parrocchia 😜

  5. Un grande ringraziamento per l’organizzazione dell’evento a Daniele Monni, complimenti a Marco Valerio, per il bel articolo preciso e ben strutturato, molto bella ed emozionante la parte che descrive la mia passione per la catalogazione e il trasporto pubblico che curo da anni. Grazie a tutti per la collaborazione e partecipazione, e complimenti a tutti gli espositori. Alla prossima.

  6. Grazie a Marco Valerio per l’articolo, grazie a Daniele per il coinvolgimento e grazie a tutti gli altri che hanno contribuito all’evento, siamo tutti praticamente una grande famiglia con lo stesso amore per la mobilità sia modellistica che reale. È stato veramente bello, come negli altri eventi, vedere bambini che volevano giocare con i treni e adulti che ricordavano nelle rappresentazioni dei moduli esposti momenti di vita quotidiana e di gioia… Mi auguro che qualche istituzione raccolga questi frutti e guadagni punti verso i cittadini.

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