Ex Ittiogenico: l’edificio dal nome misterioso in una posizione strategica

Proprio nel cuore del piazzale stazione Tiburtina un complesso da 5 mila metri con parco, giace abbandonato dal 2007. Eppure sarebbe indispensabile per la zona

 

Passeggiando davanti la Stazione Tiburtina, provate a chiedere dove sia l’ex Ittiogenico. Vi guarderanno con occhi sgranati, senza capire di cosa si stia parlando. Perché non solo lo storico edificio è nascosto da una fitta rete di alberi e verde ma il suo stesso nome ha un alone di mistero.

Ittiogenico significa che “provvede all’allevamento dei pesci e alla loro fecondazione”. Dunque qui ci si occupava di pesca e di vita nelle acque italiane. In sostanza era la sede di un organismo dello Stato che dava consulenze in materia di biologia della pesca. Disponeva pure di attrezzature per lo studio dei pesci. Il suo nome risale al 1921 ma l’Istituto era attivo già nel 1895 con lo scopo di analizzare i problemi della pesca e salvaguardare l’ambiente lacustre. Fino al 1978 faceva capo al Ministero dell’Agricoltura, poi passò alla Regione Lazio e da lì è iniziato un lento declino.

La Regione affidò l’Istituto alle cure (la parola “cure” è volutamente ironica) dell’Arsial, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo Agricolo che lo portò alla chiusura definitiva nel 2007.

Tanto era l’interesse che la Regione e l’Arsial avevano per questo piccolo gioiello di archeologia industriale che non si preoccuparono neanche di chiamare una ditta di traslochi che portasse via le preziose attrezzature per l’itticoltura, gli oltre 800 volumi specialistici e alcuni pezzi da museo risalenti ai secoli scorsi. Tutto questo ben di Dio venne lasciato alla mercé di sbandati e senzatetto che saccheggiarono l’edificio e poi si insediarono al suo interno, occupandolo abusivamente. Per fortuna alcune apparecchiature scientifiche furono salvate perché nascoste in una stanza blindata e portate al sicuro quando ormai tutto il resto era sparito.

Questa storia drammatica viene raccontata in una breve pubblicazione da Enrico Gelosi, l’ultimo direttore dello stabilimento che si batté per la sua sopravvivenza. A chi gli chiede a quanto ammonti il danno dovuto all’incuria e all’ignoranza, Gelosi risponde che “non è valutabile. Si può forse valutare l’abbandono di un Bacino Culturale, un Museo vivente, un secolo di storia della biologia della pesca?“.

Eppure il valore storico dell’edificio e dei laboratori interni era noto fin dal primo dopoguerra. Guardate in questo filmato del 1937, tratto dall’archivio dell’Istituto Luce, quanto già era all’avanguardia per l’epoca, usando particolari tecnologie per la tutela delle uova di un certo pesce d’acqua dolce.

 

 

Veniamo ai giorni nostri perché la sfortuna di questo edificio non finisce qui. La Regione Lazio, sempre nell’ambito del suo enorme “interesse” per questo bene pubblico, dopo 11 anni di abbandono decide di venderlo e lo cede ad un fondo immobiliare che lo mette sul mercato per 3 milioni e 450 mila euro. L’ex Ittiogenico, però, resta invenduto e nessuna offerta è stata formalizzata per quel prezzo.

 

Ancora oggi, la scheda dell’immobile è disponibile sul sito dell’Invimit che lo descrive per circa 1.200 metri quadri coperti e circa 4.000 scoperti.

Comitati cittadini, forze politiche, candidati sindaco si sgolarono per riportare il bene nella disponibilità pubblica, ma finora nessun passo è stato compiuto. Eppure la posizione è incredibile, proprio di fronte alla stazione, con un’area verde dalle grandi potenzialità. Per meglio capire dove si trova, abbiamo evidenziato col il colore rosso l’intero compendio immobiliare.

 

Come si può vedere siamo proprio a ridosso della stazione ferroviaria e dell’autostazione, pertanto lo spazio sarebbe utilissimo per i servizi legati ai viaggiatori. Inoltre i residenti del quartiere che lamentano il taglio di decine di alberi voluto dalla giunta Raggi per la realizzazione del progetto “cementizio” del nuovo piazzale, potrebbero trovare in questo piccolo parco un’oasi verde. Ci sono poi le associazioni che accolgono gli immigrati che ne rivendicano l’uso, per dare assistenza alle decine di senza tetto che gravitano intorno a Tiburtina.

Insomma il futuro di questo gioiello storico potrebbe avere diverse alternative, ma al momento sembra non interessare le istituzioni. Recentemente, il II Municipio ha espresso la volontà di riacquistarlo ma reperire i fondi non è facile e soprattutto l’operazione grida vendetta: un bene che era pubblico va pagato di nuovo per farlo tornare pubblico!

Come più volte abbiamo cercato di dimostrare con questa rubrica, il rilancio della città passa anche dalla rinascita dei suoi tanti immobili abbandonati. Per ogni edificio che torna a vivere ci sono posti di lavoro. Dietro ogni edifico lasciato in rovina, c’è solo degrado ed emarginazione.

 


Per le precedenti puntate di Città in rovina, clicca qui

 

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