Città in rovina – L’ex centro di accoglienza il Ponte

 

Centro Il Ponte Castrense

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E’ il fuoco il protagonista di questa storia. Fiamme che tornano per ben tre volte in pochi mesi, che distruggono e soprattutto cancellano. Ci sono carte, documenti e prove custodite all’interno dell’ex centro di accoglienza di viale Castrense. Gli uomini di Mafia Capitale non possono permettere che i magistrati ci mettano le mani e il fuoco, si sa, è l’alleato perfetto di chi vuole far sparire prove.

E così ignoti (come si dice nel gergo burocratico) si accaniscono contro questa graziosa struttura e le danno fuoco il 18 giugno del 2015, poi di nuovo il 27 giugno e ancora il 13 settembre del 2015. Quest’ultimo incendio è il più devastante. Crolla il tetto, le pareti si accartocciano, i vetri esplodono. Resta in piedi solo la facciata in stile primo-novecentesco con il tipico archetto di ingresso e intorno solo macerie, fuliggine e mattoni anneriti.

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Da allora è rimasto tutto così e il timore è che questa scenografia diventi parte integrante di viale Castrense perchè nessuno per anni si incaricherà di ristrutturare e dare nuova vita all’ex scuola tessile. La palazzina, infatti, nasce come Istituto di artigianato tessile. Si chiamava Pignalosa ed era parte di un polo formativo piuttosto capillare nella zona di San Giovanni. Tra le due guerre l’area immediatamente fuori le mura, aveva una vocazione industriale ed erano molte le scuole legate alle attività della zona. Poi, dagli anni 50, il Comune di Roma destina l’edificio a scopi diversi. Una parte resta scuola, un’altra parte viene assegnata all’Ama per depositare i propri mezzi.

Dopo l’esplosione dell’emergenza migranti, si decide di trasformare la struttura in centro di accoglienza. La cooperativa “Un Sorriso” la prende in gestione e ci stabilisce il rifugio per migranti “Il Ponte“. La stessa cooperativa gestisce i centri di accoglienza di Tor Sapienza, quelli contro i quali si scatenò la rivolta dei cittadini che per mesi attirarono l’attenzione dei media. Nella galassia delle società che fanno capo a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, la coop “Un sorriso” ha un ruolo chiave. E’ probabile che la documentazione custodita in viale Castrense fosse troppo compromettente per il sodalizio e questo spiegherebbe i tre incendi “casuali”.

L’area è adesso recitata alla romana. Vi sono cioè delle transenne facilmente spostabili solo per avvertire del rischio caduta di materiali. E’ difficile che possa essere recuperata in quanto l’intero edificio si è piegato su se stesso. Inoltre occorrono somme importanti solo per asportare i calcinacci. Recuperare fondi per ricostruire l’ex scuola con le casse comunali a secco sembra impossibile. Si può essere facili profeti, insomma, prevedendo che per molti anni ancora questo edificio resterà in rovina, senza alcuna possibilità di recupero.

 


 

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