Automobili in città: una cosa del passato?

Are cars in cities becoming a thing of the past?“. Questo è il titolo di un pezzo che abbiamo letto sul sito internet della CNN.

Il pezzo si apre riportando la notizia che lo scorso mese l’amministrazione di Oslo ha deciso di puntare ad eliminare entro il 2019 tutte le automobili dal suo territorio. Vengono poi citati i casi di Hong Kong, dove il blocco di un mese del traffico per la protesta “Occupy” fece scendere drasticamente i livelli di inquinamento, Masdar City ad Abu Dhabi, che è progettata per avere solo auto elettriche senza autista, Great City in Cina, anch’essa progettata per fare a meno delle automobili private.

Sappiamo che discorsi del genere appaiono lunari in una città come Roma, ma necessariamente prima o poi dovremo farci i conti anche qui. Magari con considerevole ritardo rispetto agli altri, lo stesso ritardo ad esempio che abbiamo accumulato su una cosa semplice come il bilke-sharing, ma alla fine inevitabilmente ci arriveremo.

Ovviamente per fare a meno delle automobili occorre avere valide alternative, a partire da un trasporto pubblico capillare ed affidabile, ovvero esattamente il contrario di quello che oggi offre Roma. Pensare che vi è stato un tempo in cui ci venivano dall’estero a copiare i nostri sistemi di trasporto. Senza arrivare ai tempi degli antichi romani, si racconta di un ingegnere svizzero in visita a Roma qualche anno fa che disse qualcosa tipo: “Negli anni ’50 noi venivamo qui a copiare il vostro sistema trasportistico, ma vedendo come siete messi oggi ci chiediamo cosa vi sia mai capitato!?!”. In effetti vi è stato un tempo in cui Roma aveva una rete tramviara d’eccellenza, com mezzi che raggiungevano luoghi che a vederli oggi sembrano perfino esagerati.

 

TramPantheon
I tram al Pantheon prima della riforma del 1929 che mise fuori dal centro queste vetture (fonte http://www.romasparita.eu/)

 

TramSpagna
Tram a piazza di Spagna nel 1926 (fonte curiosaroma.wordpress.com)

 

Altro requisito indispensabile per pensare di ridurre drasticamente i veicoli privati in città è la disponibilità di un servizio taxi affidabile ed economicamente ragionevole. Ed anche su questo versante a Roma non stiamo messi per nulla bene.

Infine è necessario dare sempre più spazio e garanzie a forme di mobilità “leggera” che possono dare un enorme contributo in termini di riduzione del traffico e dell’inquinamento. Parliamo della mobilità pedonale e di quella ciclabile. Per la prima occorre ristabilire le giuste priorità tra gli utenti della strada, privilegiando i pedoni nelle sedi a loro dedicate, ossia i marciapiedi e le strisce pedonali (questa cosa sembrerà pleonastica ma chi conosce Roma sa bene che i pedoni devono guadagnarseli ogni volta i loro spazi, con innumerevoili veicoli a bloccare i marciapiedi e le strisce pedonali più pericolose del mondo).

Riguardo invece la mobilità in bicicletta, da una parte stiamo ancora aspettando di avere il primo vero bike-sharing cittadino (e se il commissario Tronca volesse portare avanti il lavoro quasi concluso sui cartelloni la cosa si potrebbe forse risolvere velocemente), dall’altra continuiamo ad assistere ad incomprensibili balletti tra piste-ciclabili sì e piste-ciclabili no. Per il Giubileo, ad esempio, ad un certo punto si era capito che si sarebbero realizzate diverse nuove ciclabili, ma poi la cosa pare rientrata e ad oggi non si ha notizia di nessuna nuova opera dedicata alla ciclabilità. Eppure per fare le cosiddette “ciclabili leggere” basterebbero poche risorse, un po’ di progettazione e poca vernice, e rappresenterebbero una buona alternativa sia per i romani che per i turisti. Peraltro si vedono sempre più romani e turisti che decidono di muoversi in città con la bici, nonostante i “sette colli” e gli indubbi pericoli che si corrono. Se solo questa modalità di spostamento venisse minimamente incentivata sarebbe senz’altro scelta da un numero enorme di persone.

Per concludere questo grossolano ragionamento, pensare Roma senza automobili private appare oggi come un’utopia ma esperimenti esteri e segnali che si possono cogliere nella stessa città dimostrano che la cosa un giorno si potrà fare. Se magari qualcuno ci si mettesse a pianificarla come si deve, la cosa si potrebbe ottenere in tempi più stretti e modi meno traumatici. Ma anche questo sarà lavoro, speriamo, del governo cittadino che ci regaleranno le prossime elezioni. E’ bene però che i cittadini comincino a considerare l’idea meno bislacca di quel che sembra.

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