Troppi b&b in centro. La politica non trova l’accordo su come regolamentarli

I centri storici si stanno spopolando a vantaggio di alloggi turistici. Mille proposte per mettere ordine ma nessuna viene approvata. Possibile stop alle licenze

La notizia riguarda Venezia ma si può applicare a tutte le città turistiche, Roma in testa. Secondo un emendamento al Decreto Legge “Aiuti” in discussione alla Camera dei Deputati, il Comune di Venezia potrà mettere un limite al numero dei b&b. Stessa cosa dovrebbe accadere nel resto d’Italia se venisse approvata definitivamente la proposta di iniziativa popolare che ha come primo firmatario il Sindaco di Firenze Nardella.

Il tema non è affatto nuovo e negli ultimi 10 anni si sono susseguiti conferenze stampa e annunci di regolamentazioni più o meno severe per gli affittacamere che però non sono mai andati in porto. L’obiettivo è nobile e riguarda lo spopolamento dei centri storici: i residenti scappano e al loro posto nascono solo b&b a volte legali, altre meno. Ne avevamo parlato in diverse occasioni (i link ai precedenti articoli li trovate in fondo) ma una soluzione convincente per tutti gli attori non si è mai trovata.

A febbraio 2020 il deputato Pd Nicola Pellicani aveva presentato nel decreto Milleproroghe un articolato testo che di fatto costituiva una stretta sugli affitti brevi. La maggioranza del Governo Conte, però, si spaccò e Pellicani ritirò la sua proposta.

Poco dopo fu la volta di Franceschini che nel decreto turismo collegato alla Finanziaria 2020 aveva previsto agevolazioni fiscali per gli appartamenti da destinare ai turisti solo se fossero rientrati in un tetto massimo stabilito dal Governo. Anche il Ministro, però, qualche settimana dopo fece macchina indietro.

Ancora: nel novembre del 2021, all’interno della manovra economica per il 2022 fu inserito un emendamento “di contrasto all’evasione fiscale e contributiva” che permetteva ai comuni di accedere alla banca dati che avrebbe dovuto censire tutti gli immobili destinati a b&b. E sulla banca dati occorre aprire una parentesi: l’idea, infatti, risale al 2019 quando si decise di mappare tutte le strutture ricettive e a ciascuna di esse sarebbe dovuto essere assegnato un codice alfanumerico.  Questo codice dovrebbe comparire accanto agli annunci sulle varie piattaforme. Diarioromano ha cercato su Airbnb, Booking e altri portali del settore, non trovando alcun codice. La banca dati è rimasta nel libro dei sogni.

Insomma tanti tentativi di mettere ordine andati a vuoto fino a mercoledì scorso quando il tenace deputato Pd Nicola Pellicani ci ha riprovato e ha fatto inserire nel decreto “Aiuti” la norma dedicata a Venezia e nello stesso tempo il Sindaco di Firenze Nardella è tornato alla carica. Sarà la volta buona per regolamentare il settore? Sembra molto difficile anche perché le forze politiche non sono affatto concordi sul da farsi.

Sul campo ci sono diverse possibilità: una che potremmo definire “alla francese”, prevede un tetto alla durata massima degli affitti in un anno. A Parigi avviene proprio così: gli appartamenti privati possono essere destinati ad ospitare turisti solo per un certo numero di mesi, superato il quale diventano dei veri e propri alberghi rientrando in una tassazione differente e una normativa più stringente.

L’altra possibilità, quella che era caldeggiata da Franceschini, è fissare un tetto massimo al numero di letti o appartamenti che si possono affittare ai turisti. Chi supera tale tetto non rientra più nella categoria di b&b ma diventa un vero imprenditore senza alcuna agevolazione fiscale. A nostro parere questa proposta è risibile perché facilmente aggirabile grazie all’intestazione a prestanome di appartamenti e affittacamere (il mondo delle bancarelle romane insegna).

Terza opzione prevede un regime fiscale agevolato (cioè la cosiddetta cedolare secca), solo a coloro che affittano stanze all’interno della propria abitazione. Di fatto il gestore deve vivere nell’appartamento e averci la residenza.

Infine la proposta del deputato Pellicani e del Sindaco Nardella demanda ai Comuni la possibilità di mettere dei limiti massimi al numero di appartamenti da destinare a locazione breve. Qualcuno parla anche di “reddito di residenza”, vale a dire un contributo economico a quelle famiglie che decidono di tornare a vivere nei centri storici.

Sul tema il Messaggero ha intervistato l’assessore al Turismo di Roma Capitale, Alessandro Onorato. “Limitare i giorni delle locazioni extralberghiere renderebbe meno conveniente le locazioni turistiche, tornando a stimolare gli affitti classici a famiglie e lavoratori“, ha detto Onorato che ha chiesto ai portali di inserire nei loro annunci un numero di autorizzazione comunale (alquanto improbabile a nostro avviso).

A Roma il fenomeno è in fortissima crescita, perfino dopo il Covid. In tutta Italia, la piattaforma Airbnb conta 459 mila appartamenti e la capitale è al primo posto per numero di arrivi e di turisti che soggiornano in questo tipo di strutture. Solo tra il 2017 e il 2020, nella nostra città il numero di affittacamere era cresciuto del 65,8%. Poi arrivò lo stop dettato dal virus e ora la ripresa è netta. Nella zona di Termini, Esquilino e Castro Pretorio vi sono interi stabili in cui non c’è più un residente. Forse è arrivata l’ora di mettere un freno.

 


Sullo spopolamento dei centri storici

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Una risposta

  1. I residenti scappano ed anch’ io dopo decenni ci sto pensando. Siamo al FarWest : come si fa a vivere in centro quando l’ auto a volte devi parcheggiarla a piu’ di un km di distanza , come in questi giorni, per che ‘ tutti i soggetti economici vengono privilegiati a discapito di chi in centro si vive. Molti diranno: ma che pretendi vuoi vivere a Piazza di Spagna come si vive al Tufello? Impedire si residenti di viverci ha delle conseguenze comunque: i cumuli di immondizia in tutto centro storico sono una delle conseguenze di questo fenomeno in quanto chi deposita di tutto di fuori sono proprio i dipendenti che lavorano in nero o in grigio proprio nelle migliaia di b&b che non rispettano un……beato…e quando passa il porta a porta non sono in servizio, senza parlare di un tessuto urbano che necessariamente viene alterato. Ec’ e’ un: Amministrazione progresdista. Si? Buonanotte. Buona fortuna a tutti.

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