Stazione Pigneto: l’ennesimo nodo mancato

L'arch. Paolo Arsena spiega perché lo scalo del Pigneto rischia di essere un'occasione mancata. Mancati collegamenti con tram e metro C e linea ferroviaria unica i maggiori problemi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo sullo scalo del Pigneto redatto dall’arch. Paolo Arsena, coordinatore gruppo mobilità di Roma Ricerca Roma. 

 

 

Una mezza stazione. Quella che nascerà al Pigneto, con la copertura del vallo che separa i due versanti di Circonvallazione Casilina, rischia di diventare l’ennesima occasione sprecata, per i trasporti di Roma e non solo.

Lo scalo del Pigneto è atteso da anni come una delle grandi novità per la Capitale, di assoluta importanza per la mobilità. Un nodo di scambio strategico per collegare il quartiere, ma anche per dare alla rete del ferro un fondamentale crocevia, connesso alla metropolitana.

Eppure il progetto illustrato a luglio da RFI alle associazioni, ai cittadini e ai comitati di quartiere (presenti anche gli assessori Veloccia e Patané e la presidente di Roma Mobilità Anna Donati), al di là delle scelte progettuali sulla sistemazione superficiale, colpisce per la carenza di connessioni. Un handicap che svilisce le reali potenzialità di quest’infrastruttura, annunciata come risolutiva e relegata alla stregua di una normale fermata ferroviaria.

Anzitutto non c’è più il tram a passare sul Vallo, che caratterizzava il primo progetto. Perché il percorso della linea G (la tranvia che sostituirà il trenino della Roma Giardinetti) è oggi previsto a ricalco del vecchio tracciato, ed è stato quindi sottratto alla Prenestina e al transito su Circonvallazione Casilina, e riposto per intero sulla via Casilina: viene così eliminato quello scambio diretto fra il tram, la Metro C e, appunto, la nuova stazione dei treni, che era un oggettivo valore aggiunto per la nuova rete del ferro. Chi scenderà alla fermata Sant’Elena del nuovo tram, dovrà invece percorrere a piedi quasi 300 metri per raggiungere il nodo di Pigneto.

Questa scelta controversa, poi, ha sottovalutato le conseguenze sulla seconda fase della stazione Pigneto, quando, dopo il Giubileo, sarà estesa sul versante Mandrione per le linee provenienti da Ciampino e da sud. Il tracciato della Roma Giardinetti mantenuto su via Casilina impedirà infatti di realizzare la fermata per una delle due linee ferroviarie esistenti, per mancanza di spazio: per alloggiare i marciapiedi e quindi consentire la sosta a entrambe le linee dirette a Termini, veniva infatti utilizzato proprio il sedime del “trenino giallo”.

 

Ma oltre ai problemi legati al percorso scelto per il tram (che evidenzia una volta di più come negli anni RFI e l’amministrazione capitolina abbiano proceduto a compartimenti stagni, senza coordinarsi e armonizzare le rispettive finalità), è soprattutto la stazione del vallo, di prossima realizzazione, ad aggiungere evidenti criticità.

Incredibile a dirsi, anch’essa è infatti concepita con una sola coppia di banchine, a servizio cioè di un’unica linea, mentre l’altra resterà passante, senza poter effettuare fermate. Condizione che limiterà fortemente l’offerta dei servizi, soprattutto in vista di un adattamento della rete ferroviaria al trasporto urbano. Obiettivo che peraltro il sindaco Gualtieri ha recentemente rilanciato con forza, alla kermesse sulla mobilità tenuta all’Auditorium lo scorso 24 giugno. Vero è che la linea senza banchina è oggi dedicata ai treni merci, ma occorre lungimiranza: il nodo di Roma è in evoluzione, la spinta per realizzare la cosiddetta “gronda merci sud” (che libera Roma dal transito di questi convogli) è tornata a pressare, e non è affatto escluso che un domani anche prossimo, una riorganizzazione del traffico ferroviario renda necessario l’utilizzo di entrambe le linee per il servizio viaggiatori, con relative esigenze di sosta a Pigneto.

Ad esempio, il progetto Metrovia, che ha studiato proprio l’adattamento della rete ferroviaria all’esercizio di nuove metropolitane di superficie in aggiunta ai servizi ferroviari esistenti, si fonda proprio sull’utilizzo a pieno potenziale di stazioni come questa.

Se poi in prima istanza la realizzazione della seconda banchina può apparire superflua agli occhi di RFI, sarebbe opportuno che la nuova stazione ne preveda almeno la predisposizione futura, così da non limitare il campo agli sviluppi possibili della rete.

 

Ma non è tutto. A completare il quadro delle delusioni, la novità dell’ultimo momento: il tunnel pedonale di collegamento diretto tra la stazione Pigneto e la metro C, non verrà realizzato per il 2025, anno previsto di consegna dei lavori. Rinviato ad una fase successiva che, viste le tempistiche e le vicissitudini cui ci hanno abituato le grandi opere, potrebbe vedere la luce nel consueto “anno del poi”.

Una stazione che nasce per collegare la metro col treno richiede uno scambio veloce, un passaggio guidato di 80 metri da percorrere senza uscita dai tornelli, con l’ausilio di scale mobili o tapis roulants, come succede in tutto il mondo. Qui sarà invece un safari: risalita in superficie, orientamento all’aperto, attraversamento della strada e del parco e reimmissione in sotterranea dall’altra parte del vallo (le uniche banchine previste sono, guarda caso, sul versante più lontano). Niente di più scomodo e disincentivante, per un nodo di scambio.

 

Ricapitolando, una stazione distante dal tram che verrà, che nel complesso potrà sfruttare solo due delle quattro linee disponibili e che trascura lo scambio diretto con l’attigua linea metropolitana.

 

È mai possibile, nel 2022, fare ancora cilecca in questa maniera? Non sono bastati i clamorosi esempi delle stazioni Libia di Metro B e Pontelungo di Metro A, entrambe a 300 metri dalle stazioni FS senza pensare a un collegamento diretto? Nodi mancati della rete del ferro che scontiamo ancora oggi. Ne stiamo aggiungendo un altro, con potenzialità enormi, ancora una volta sprecate.

 

RFI si difende dicendo di non avere avuto altri input dall’amministrazione. D’altronde non si può chiedere a ferrovie, d’improvviso e spontaneamente, di farsi carico delle esigenze di trasporto urbano. E allora la palla passa alla giunta capitolina. Sulla precedente, che aveva tutto il tempo per pianificare, stendiamo un pietoso velo. Ma a questa chiediamo: per quale motivo, con la fame di trasporto che ha, Roma deve perdere un’occasione così importante e rinunciare a fare le cose per bene?

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6 risposte

  1. Scelte progettuali cosi infelici fanno supporre l’esistenza di problemi di salute mentale dei loro redattori o nella migliore ipotesi quella di una grossa incapacità e ignoranza. Non c’è nulla da inventare ma solo copiare ciò che è stato realizzato in Nazioni più evolute dove i tecnici fanno i tecnici e i politici i politici e i due ruoli non si mischiano o sovrappongono.

    1. Se si esclude la salute mentale, l’incapacità e la ignoranza – perchè cambiano i musicanti ma la musica si consolida – dobbiamo chiederci perchè a Roma scompaiono e/o si sovrappongono i tecnici e i politici. Ipotizziamo la esistenza di qualche “potente”? Esempio. Stazione Libia Metro B1.
      Nel progetto di gara la B1 era realizzata interamente con scavo sotterraneo “a foro cieco” tramite TBM e prevedeva la Stazione Gondar sotto la piazza Gondar, con collegamento pedonale con la vicina Stazione FS Nomentana. Piazza Gondar era (ed è) molto inquinata dall’intenso e continuo traffico veicolare. Nel progetto esecutivo affidato alla impresa vincitrice viene modificata la realizzazione e Gondar veniva sostituita dalla Staz. Libia. Il proseguimento della B1 dopo Conca d’Oro era nel PRG: Staz. Jonio e proseguimento verso via Monte Cervialto. Dopo la Staz. Jonio la B1 cambia direzione. I tempi previsti non vengono rispettati (fin dal progetto esecutivo). E viene promesso e versato un inutile “incentivo” di 22 milioni di euro per ridurre il forte ritardo . Nel Piano di ampliamento metro di Madrid 2003-2007 per km. 134 con decine e decine di cantieri con data di inizio e data di termine: rispettati al 100%, tipo Svizzeri.

  2. Le proposte avanzate dall’Arch. Paolo Arsena mi sembrano sensate, ma andrebbero verificate e studiate assieme ad altri Tecnici. Faccio pertanto un appello al Sindaco di Roma di istituire una Commissione di Tecnici (del Comune, dell’ATAC o anche esterni) per studiare insieme a RFI la soluzione migliore, in modo che sia compatibile con interventi da realizzare eventualmente in più fasi. E’ ovvio che nella Commissione di Tecnici sarebbe opportuno che ne faccia parte anche l’Arch. Paolo Arsena.

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