Roma si deve far trovare pronta ad ospitare l’Autorità europea antiriciclaggio

Entro gennaio si saprà se la scelta cadrà sull'Italia e a quel punto ce la dovremo vedere con Torino. L'ipotesi delle Torri delle Finanze, i vantaggi economici e l'indotto per la capitale

 

L’Italia ha maggiori possibilità rispetto ad altri paesi europei di ottenere la sede della nuova autorità antiriciclaggio. Voluta dalla commissione europea, dopo lunghi anni di dibattito, dovrà combattere il riutilizzo del denaro provento di attività illecite e criminali. Il nostro Paese ha una lunga esperienza nella lotta alle mafie e dispone di una legislazione molto avanzata. Ecco perché l’Amla – questo il nome dell’Autorità che sta per Anti Money Laundering Authority – potrebbe trovare casa da noi.

La guerra con i partner europei non è ancora vinta ma la Francia già ospita Eba ed Esma, che vigilano sui mercati. In Germania c’è la Banca Centrale per cui l’Italia è uno dei pochi grandi contribuenti dell’Unione a non avere sul proprio territorio una importante attività comunitaria.

Nel momento in cui la sede venisse assegnata all’Italia, non è affatto detto che Roma riesca a spuntarla. In lizza, infatti, ci sono Torino che ha ottime possibilità e Bari, meno forte sul piano internazionale.

Secondo Francesco Greco, ex pm di Mani Pulite che ora collabora al progetto con il sindaco Gualtieri, la capitale è il luogo ideale per l’Amla. Un ufficio così prestigioso porta lavoro, indotto, sviluppo e turismo d’affari per cui ogni città vorrebbe ospitarne uno.

Roma si deve far trovare pronta nel caso in cui la scelta cadesse sull’Italia e deve dunque predisporre progetti per almeno un paio di edifici. I requisiti sono: discreta vicinanza agli aeroporti, collegamenti su ferro con il centro della città, diecimila metri quadri di spazi interni e ampi parcheggi. Ecco perché la scelta sembra sempre più cadere sulle ex Torri delle Finanze dell’Eur, anche note come Torri di Ligini delle quali più volte abbiamo parlato per via del loro aspetto e del loro abbandono.

Qui avrebbe dovuto impiantare la propria sede Tim ma il progetto naufragò e ora si fa forte l’ipotesi Amla.

Secondo le proiezioni, il giro d’affari per l’Eur e Roma sarebbe imponente. Solo i consulenti esterni – professionisti del settore legale o commerciale – potrebbero fatturare fino a 150 milioni l’anno. Nella sede lavorerebbero almeno 450 persone, ciascuna con famiglia al seguito e un potere di spesa piuttosto alto. Per cui ristoranti, alberghi, appartamenti, mezzi di trasporto avrebbero grandi vantaggi incrementando il proprio giro di affari.

Secondo alcune stime, l’indotto per la città supererebbe i 300 milioni l’anno, oltre a conferire all’Eur un grande prestigio e una ottima visibilità internazionale. E’ un po’ quello che accade in alcuni quartieri di Bruxelles o ancor di più a Strasburgo che, da anonima cittadina, si è trasformata in centro della politica europea.

L’Eur sarebbe protagonista di congressi, eventi (con la Nuvola proprio a un passo), di conferenze stampa e summit. Oltre al fatto che Roma potrebbe specializzarsi ulteriormente nella lotta al crimine organizzato più di quanto ora già non faccia con l’UIF, l’Unità di Informazione Finanziaria di Bankitalia o con la sede specializzata dalla Guardia di Finanza.

Chiaramente sarebbe opportuno terminare il progetto dell’Acquario che si trova proprio di fronte le Torri e che costituisce una ferita aperta e nello stesso tempo andrebbe riqualificata l’area limitrofa alla fermata della metro B che oggi ospita bancarelle e venditori abusivi. Gli svantaggi potrebbero essere un aumento del traffico veicolare nella zona e maggiori carichi di pendolari sul trasporto pubblico, ma i vantaggi sono talmente tanti che la bilancia pende del tutto a favore dell’Autorità.

Il verdetto arriverà a gennaio e per allora Roma deve farsi trovare pronta, con un bel progetto appetibile e concreto. Altrimenti il rischio che la sede vada a Torino sarà molto alto.

 

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