Rfi promette (di nuovo) di abbattere le barriere architettoniche nelle stazioni. 822 milioni in tre anni

Ma il problema resta la manutenzione scarsa degli impianti esistenti, come a Serenissima. Il caso di Settebagni e Santa Palomba: treni per disabili e stazioni inaccessibili

La notizia sembra buona e soprattutto sembra nuova ma è solo buona: Rete Ferroviaria Italiana ha annunciato lo stanziamento di 1,5 miliardi per l’ammodernamento delle sue infrastrutture nei prossimi tre anni. Di questi 1,5 miliardi, 822 milioni sono destinati ad abbattere le barriere architettoniche ancora presenti in tantissime stazioni del Paese. La data scelta per l’annuncio è stata il 3 dicembre quando si tiene la “giornata internazionale per le persone con disabilità” della quale abbiamo parlato anche noi relativamente alle carenze del Comune di Roma.

Sta accadendo sempre più spesso che le aziende si mostrino sensibili al tema della disabilità e questo è certamente un ottimo presupposto ma occorre capire se si tratti di vera volontà di cambiamento oppure solo un lavoro di immagine e facciata. Avviene nel campo ambientale dove compagnie molto inquinanti sponsorizzano aree verdi, boschi ed energia alternativa con quello che viene comunemente chiamato “green washing“, come a dire ci diamo una facciata verde ma nella realtà lo siamo molto meno.

Vogliamo sperare che la stessa cosa non stia accadendo con le barriere architettoniche sebbene l’annuncio di ingenti stanziamenti da parte di Rfi, riportato in queste ore dai giornali, sia molto simile a quello già dato nel 2018 e prima ancora nel 2017. Si tratta degli stessi soldi che vengono stanziati e spesi solo parzialmente? A ben guardare è così, anche perché i passaggi per rendere l’Italia un paese meno ostile nei confronti della disabilità sono ancora tanti.

Nel 2017, in occasione della Giornata per l’abbattimento delle barriere architettoniche, Rfi parlava di 620 stazioni da rimodernare e un impegno di 2.5 miliardi. 

Nel 2019, si faceva riferimento ai lavori già avviati in 100 stazioni, dunque si suppone fosse parte del piano annunciato in precedenza. E poi, nel comunicato di sabato scorso, si legge che restano ancora da abbattere le barriere in 484 scali (di cui 160 nel biennio 2023-2024). Dunque non stiamo parlando di un nuovo stanziamento come erroneamente scritto dalla stampa mainstream ma della prosecuzione dei precedenti investimenti.

Chiarito questo punto, non da poco, occorre approfondire un altro aspetto ed è quello della manutenzione dell’esistente. La stazione Serenissima, che vi abbiamo mostrato un anno fa, è recentissima. Costruita nel 2007, è dislocata su tre livelli che sono collegati da tante scale. Ascensori e scale mobili sono in “temporanea manutenzione” da 10 anni. Inutile allora investire centinaia di milioni su nuove opere se poi non si riesce a far funzionare quelle esistenti. E come questa ci sono altre decine di fermate nel Lazio, tutte lasciate nel più completo abbandono.

 

Altra questione riguarda i treni che sono stati acquistati negli ultimi tempi, belli, funzionali e soprattutto adatti a chi ha difficoltà motorie. Peccato che fermino in stazioni totalmente inaccessibili, come il caso raccontato dai residenti di Settebagni che si battono da anni per l’ammodernamento del loro scalo. Silvia De Rosa, del Comitato di Quartiere e con un marito disabile, ha raccontato la vicenda a Romah24 che ha realizzato questo lungo articolo.

 

Non va meglio a Santa Palomba, importante nodo tra Pomezia e la capitale, dove i cittadini hanno scritto alla Regione per chiedere un aiuto. I binari 1 e 2 sono del tutto inaccessibili.

Insomma resta tanto da fare e soprattutto occorre intervenire contestualmente sulle nuove opere e anche sul ripristino di quelle esistenti ma ferme. Oltre le 484 stazioni ancora da ammodernare di cui parla Rfi, quante sono quelle dotate di ascensori e scivoli che non funzionano? La battaglia per una mobilità aperta a tutti, va combattuta ogni giorno.

 

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