Referendum Atac dell’11 novembre: le ragioni del No

 

In attesa di conoscere le cause del gravissimo incidente alla scala mobile della fermata Repubblica di ieri sera e quindi di poter fare un ragionamento più informato e corretto, oggi ci concentriamo sul Referendum Atac.

La democrazia diretta è una delle principali conquiste della civiltà moderna. I referendum hanno cambiato la vita di ciascuno di noi, hanno permesso la conquista di importanti diritti: pensiamo solo all’aborto e al divorzio, ma non dimentichiamo la stagione referendaria del 1991 che portò di fatto al sistema maggioritario (il cosiddetto Referendum Segni sulla preferenza unica). L’Italia fece scelte importanti anche sul nucleare, sul finanziamento pubblico ai partiti, sull’acqua pubblica e molti altri se ne potrebbero citare. Insomma si tratta di uno strumento che – se usato bene – può fare la differenza.
Roma, a livello locale, oggi ha una possibilità di scelta davvero fondamentale: può decidere il futuro del proprio trasporto pubblico. Ha la stessa importanza del sistema circolatorio in un corpo umano. Se non funziona bene, il corpo deperisce e alla fine muore. La nostra città sta morendo per il traffico e  per la carenza di trasporto pubblico. Le due cose sono così collegate tra loro che l’una è la causa dell’altra: se i mezzi circolano male le persone saranno spinte ad usare l’automobile. Se ci sono troppe automobili, i mezzi circoleranno male.

Il voto dell’11 novembre chiede due cose ai cittadini romani:

  1. “Volete voi che Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e su rotaia mediante gare pubbliche, anche a una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e la ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?”
  2. “Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?”

Col primo quesito, di fatto, si chiede se il servizio debba restare ad Atac (come è stato fatto con un blitz dall’amministrazione Raggi che ha prorogato il contratto fino al 2021) o se debba essere messo a gara e affidato ad uno o più operatori (pubblici o privati) sotto il controllo del Comune.

Col secondo quesito si chiede di promuovere servizi di trasporto non di linea, ad esempio Uber o autobus a chiamata, anch’essi affidati a soggetti pubblici o privati.

La scelta che faremo nell’urna potrà fare la differenza eppure fino ad oggi si parla pochissimo di questo appuntamento. A prescindere da come la si pensi, l’informazione è indispensabile ed è il vero valore della democrazia.
Di seguito cerchiamo di spiegare le ragioni del No, mentre in un prossimo articolo parleremo delle ragioni del Si

 

 

PERCHE’ VOTARE NO

 

I sostenitori del No si sono divisi in due diversi comitati: Mejo de No e ABC che sta per Atac Bene Comune. Si definiscono la risposta all’ossessione in voga negli ultimi trent’anni di liberalizzare e privatizzare i servizi pubblici. In questi ultimi giorni, anche Cigil, Cisl e Uil trasporti hanno affiancato i comitati del No.

Tra i partiti, per il No ci sono Movimento 5STelle, Fratelli d’Italia e una parte del Partito Democratico (un’altra parte è invece a favore del Sì). Il Pd, per sciogliere il dilemma e prendere una posizione ufficiale farà una consultazione tra i propri iscritti, una specie di pre-referendum entro il 28 ottobre.

Alla base di chi invita a votare No, resta il rifiuto dell’ideologia secondo la quale il privato è efficiente e il pubblico lo è sempre meno. “Bisogna rendere Atac simile alle aziende private, ma privatizzarla sarebbe un errore clamoroso“, spiegano alcuni esponenti dei comitati.

Il loro timore è che in caso di liberalizzazione, i privati si tengano il profitto e le perdite vengano scaricate sul pubblico. A riprova, portano il caso della Roma Tpl – società che copre circa il 20% del servizio di trasporto romano – che non brilla per efficienza. “E’ un gruppo privato eppure soffrono disagi sia i lavoratori sia i cittadini, oltre ad aver caricato sulla collettività i costi di lunghi contenziosi legali“, è il ragionamento di Daniele Fuligni, segretario regionale Filt Cgil.

Altro esempio portato da chi invita a votare No è quello di Londra, dove si è scelto di fare un passo indietro rispetto alla privatizzazione perché il servizio non era adeguato. Vi sono poi capitali come Berlino o Madrid dove a gestire i trasporti sono aziende pubbliche e i servizi  sono efficienti e dunque non si capisce perché questo non possa accadere con Atac.

Per quanto riguarda l’anzianità dei mezzi, i comitati per il No sostengono che abbia poco a che fare con il gestore, poiché l’acquirente di autobus è il Comune e resta il Comune anche nelle città dove il servizio è liberalizzato.

Per migliorare l’offerta a Roma non serve privatizzare ma occorre costruire nuove metro e tram con investimenti pubblici. Infatti – spiegano – se il servizio resterà incentrato sulla gomma, le cose non potranno che peggiorare a prescindere da chi lo gestisce, sia pubblico o privato.
Inoltre non è vero che il Comune sarebbe facilitato nel controllo delle aziende in concorrenza tra loro. I contenziosi sorti tra il Campidoglio e Roma Tpl che gestisce le linee periferiche hanno aggravato le difficoltà di cassa del Comune . Se, dunque, l’amministrazione ha difficoltà nel controllare un solo gestore, sarebbe messa sotto scacco con più gestori di proprietà di gruppi internazionali.

Tra i principali sostenitori del No ricordiamo Stefano Fassina (Leu), Paolo Berdini, Vezio De Lucia, Eugenio Patanè.

 

SI VOTA DOMENICA 11 NOVEMBRE TRA LE 8.00 E LE 20.00 NEI CONSUETI SEGGI ELETTORALI. 

Perché la consultazione sia valida è necessario che si rechino alle urne almeno il 33% degli aventi diritto al voto

 

Link al Comitato Mejo de No

Link al Comitato ABC Atac Bene Comune

 

 

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Una risposta

  1. Le ragioni del NO spiegano che ATAC non deve essere privatizzata. Ma il referendum non intende portare a questo… non si vuole privatizzare l’azienda, si vuole privatizzare il servizio che l’azienda offre. Si intende affidare “per gara” il solo servizio che, se non sarà adeguato a degli standard minimi di efficienza, potrà essere revocato.

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