Pian piano si stanno accorgendo tutti del far west sui dehor creato dalla Raggi

Il caso del Caffè Greco che ha invaso via Condotti di pedane sta mostrando l'assurdità di una normativa mal fatta e inapplicabile, che l'amm.ne vuole anche peggiorare

Chi ci legge sa quanto abbiamo seguito fin dall’inizio la risposta dell’amministrazione capitolina alle misure di contenimento della pandemia in ambito economico.

In buona sostanza in oltre un anno dall’inizio della crisi non si è stati in grado di pianificare o realizzare nulla se non farsi guidare la mano nello scrivere qualche provvedimento mal fatto e impossibile da applicare.

L’attenzione dell’amministrazione Raggi si è concentrata unicamente sulle imprese di somministrazione, bar e ristoranti, a cui sono state dedicate tutte le risorse disponibili, con la cancellazione dei canoni per le OSP e la concessione di ulteriori spazi esterni, dimenticandosi completamente di tutto il resto del commercio. Ad aprile dello scorso anno davamo infatti conto dell’iniziativa #RomaRiapre:

Nasce #RomaRiapre, l’iniziativa con cui Roma Capitale avvia una raccolta fondi destinata ad aiutare piccole imprese, negozi della città e giovani imprenditori”.

 

Nessuno ha saputo più nulla di questa raccolta fondi e siamo pronti a scommettere che essa si sarà rivelata un totale buco nell’acqua, con tanti saluti a “… piccole imprese, negozi della città e giovani imprenditori”.

 

Ma se tutte le risorse sono state dedicate agli esercizi di somministrazione, non è che anche con questi si sia fatto un buon lavoro. Con la conclamata incapacità dell’amministrazione di predisporre una serie di misure per consentire a tutti di ripartire in qualche modo, si è solo dato ascolto alle richieste degli esercenti che non potevano che puntare ad espandere all’esterno le loro attività cercando di eliminare quante più limitazioni possibili.

Considerato che in moltissimi luoghi di Roma vi è l’impossibilità fisica per alcuni locali di espandersi all’esterno e che vi sono tutta una serie di normative che non sono superabili, pena la messa a rischio dell’incolumità dei cittadini, un’amministrazione responsabile avrebbe assunto la regia delle operazioni per assicurare dove possibile gli spazi esterni ai locali, valutando preventivamente il rispetto di tutte le normative di sicurezza a partire dal Codice della Strada, e dove non possibile immaginando soluzioni alternative. Per i locali dove è materialmente impossibile trovare uno spazio esterno attiguo si potevano, ad esempio, proporre concessioni temporanee in luoghi dove poter operare anche se con modalità diverse, ad esempio negli spazi dell’ex-mattatoio di Testaccio o sulle banchine del Tevere o all’ex-dogana di San Lorenzo. C’è stato tutto il tempo per valutare soluzioni alternative ed eventualmente per allestire tali luoghi in maniera tale da permettere ai locali di operarvi seppur in maniera ridotta.

 

Ma dall’amministrazione Raggi e dal suo plenipotenziario per il commercio nonché oggi assessore, Andrea Coia, non si è visto nulla di tutto ciò, bensì ci si è accontentati di lasciare carta bianca agli esercenti, consentendo ai più di operare in maniera spregiudicata, spesso ben oltre il limite del consentito, e lasciando qualcun altro senza alcuna possibilità.

In pratica la normativa emergenziale approvata nel luglio 2020 ha previsto che fossero gli esercenti a decidere dove e come allestire i propri spazi esterni, salvo poter subire verifiche da parte degli uffici commercio dei municipi. Ovviamente con la prevedibile esplosione di nuove OSP, specialmente nei municipi I e II, né gli uffici né la Polizia Locale hanno potuto controllare alcunché e quand’anche ciò sia stato fatto, le procedure hanno impiegato molti mesi per portare a qualche risultato.

Che si fosse così realizzato un vero e proprio far west noi lo abbiamo scritto a più riprese, pur nell’indifferenza generale. Già a maggio 2020 era tutto molto evidente e difatti così scrivevamo:

… questi provvedimenti da perfetti apprendisti stregoni, oltre a generare il far west nell’immediato, favoriranno il sorgere di infiniti contenziosi tra esercenti e amministrazione che complicheranno ulteriormente la situazione nei prossimi anni e decenni.

 

Emblematico risulta essere il caso delle OSP allestite in piazza di Spagna da due locali, laddove la stessa normativa emergenziale vieta espressamente tale possibilità. Ebbene i due locali hanno allestito comunque gli arredi esterni, mantenendoli per mesi fino alla sentenza del TAR che li ha visti soccombere, ma ottenendo successivamente un provvedimento di sospensiva dal Consiglio di Stato che gli ha consentito di rimettere i tavoli a pochi metri dalla scalinata di Trinità dei Monti.

 

Di tutte queste cose noi scriviamo da mesi, ma pare che ora più d’uno si stia rendendo conto della gravità della situazione. Il motivo è da far discendere dalla decisione del governo Draghi di consentire ai locali di riaprire dal 26 aprile ma con la sola possibilità di operare all’esterno. Questo ha convinto i tanti esercenti che finora avevano evitato di allestire arredi esterni ad espandersi e a coloro che già l’avevano fatto di allargarsi al massimo.

Si sta assistendo quindi in questi giorni ad un’ennesima esplosione di pedane e OSP un po’ ovunque senza che ciò sia stato preventivamente valutato da nessun ufficio, lasciando mano libera agli esercenti e ben sapendo che nella stragrande maggioranza dei casi tali allestimenti non verranno mai controllati.

 

Vi è poi il caso del Caffè Greco a via Condotti che, dopo aver allestito lo scorso anno una pedana davanti il suo fronte, nei giorni scorsi ne ha installate altre quattro davanti ad altri negozi, che si sono lamentati per una tale invasione.

Trattandosi di via Condotti ed essendo gli altri negozi nomi del calibro di Prada, Damiani e Cartier, si è aperto un contenzioso tra i privati e il Comune e la cosa sta facendo notizia. Da una parte infatti la norma emergenziale prevede la possibilità per i locali di allestire OSP fino a 25 metri dal fronte dell’esercizio, dall’altra tale norma prevedere che gli altri esercenti diano il loro assenso scritto alla cosa.

Ma il diavolo come sempre sta nei dettagli e la norma approvata nel luglio 2020 prevede che l’assenso debbano darlo solo gli “esercizi commerciali aventi diritto” all’estensione, ossia solo quelli di somministrazione. Questo il testo della norma emergenziale:

… è comunque data facoltà di richiedere occupazione di suolo nelle immediate vicinanze con una distanza massima pari a metri 25 dal fronte dell’esercizio, a condizione che siano rispettate le norme igienico sanitarie relative al trasporto di generi alimentari, previo assenso scritto di tutti gli esercizi commerciali aventi diritto nel raggio di 25 metri.

 

Il Caffè Greco si ritiene quindi nel giusto perché a suo avviso non deve richiedere alcun assenso, mentre gli altri grandi marchi si aspettano che il Comune faccia rispettare la normativa rendendo obbligatorio tale assenso ed essendo pronti a fare una richiesta di risarcimento danni allo stesso Comune nel caso in cui la situazione non tornasse come prima.

Noi scommettiamo che il Caffè Greco non rimuoverà alcuna pedana e nel caso ricevesse qualche provvedimento del Comune volto alla rimozione avrà buon gioco ad impugnarlo sia al TAR che al Consiglio di Stato, con ottime probabilità di vedersi riconosciuta la ragione.

 

Ancora una dimostrazione quindi di come la normativa predisposta da Andrea Coia faccia acqua da tutte le parti e non consenta neanche agli stessi esercenti di operare in un quadro di certezze.

 

Piccolo inciso: quando la norma recita “a condizione che siano rispettate le norme igienico sanitarie relative al trasporto di generi alimentari“, vuol dire che qualsiasi piatto i camerieri portino dalla cucina ai tavoli esterni dovrebbe essere coperto da un coprivivande o cloche. Ovviamente mai nessuno farà ciò e si tratta dell’ennesima palese violazione di una norma posta a sicurezza degli utenti.

 

Circa un mese fa la sindaca Raggi si vantava di un presunto “modello Roma” per consentire a bar e ristoranti di poter operare a pandemia in corso. In realtà quel modello non è che una totale deregolamentazione dove ognuno fa quel che vuole senza che sia assicurato neanche il rispetto delle norme di sicurezza e la corretta concorrenza tra gli esercenti.

 

Per la prevista riapertura dei locali l’amministrazione starebbe lavorando ad altre misure per consentire ulteriori allargamenti dei locali all’esterno, arrivando ad ipotizzare la pedonalizzazione di interi tratti di strada.

Noi continuiamo a chiederci perché l’amministrazione non abbia pensato a queste ed altre soluzioni nei mesi passati, riducendosi solo oggi ad improvvisare qualcosa che non potrà che portare ulteriori problemi.

Oltre a consentire ai locali di poter riaprire, ci sarebbe infatti anche da evitare gli affollamenti delle persone per non creare pericolose situazioni di diffusione dei contagi. Peccato che questo aspetto non sia minimamente tenuto in considerazione dall’amministrazione e se già oggi le forze dell’ordine hanno problemi ad intervenire, figuriamoci quando la prossima settimana riapriranno tutti i locali.

 

 

Ha voglia la sindaca a fare tweet di esecrazione quando per oltre un anno la sua amministrazione si è limitata a farsi dettare normative strampalate da alcune organizzazioni del commercio.

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3 risposte

  1. Nel quartiere Prati – Trionfale – della Vittoria, in alcune strade sembra di stare su scherzi a parte, perché sono praticamente spariti i posti auto e i residenti non sanno più dove poter parcheggiare, sono disperati e continuano a spuntare pedane da tutte le parti tutti i giorni. È ovvio che questa situazione non può reggere. Quando riaprirà davvero tutto, credo che sarà molto difficile per tutti percorrere, parcheggiare, raggiungere e vivere in questa ampia zona che a mio parere non è assolutamente adatta a questo tipo di impostazione.

  2. Se il Comune non riesce a capire il guaio che ha creato con il “far west” ci sarebbe una forma di protesta per farci sentire: bloccare i quartieri dove hanno praticamente dimezzato i parcheggi, rendendo a noi residenti la vita veramente difficile, senza pensare che forse ci potrebbe essere un deprezzamento del valore delle nostre abitazioni, basterebbe decidere mettendoci d’accordo sui social di uscire con le macchine tt alla stessa ora tipo alle 17 limitandoci di fare i giri dei palazzi. Sicuramente daremmo molto fastidio anche a persone innocenti che lavorano e che non hanno nessuna colpa per questa gestione dissennata

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