Oggi stop dei taxi fino alle 22. “Non vogliamo le multinazionali”

Protesta contro il ddl concorrenza del Governo che potrebbe aprire a Uber. A Roma non si rilasciano nuove licenze da 11 anni, ma Draghi ha lasciato tranquilli ambulanti e balneari

Lo sciopero dei taxi di oggi è un film che i romani conoscono bene. Auto bianche che paralizzano la città, autisti che imprecano contro il sindaco di turno, lunghe file alle stazioni o agli aeroporti. La protesta più drammatica fu quella che culminò, nel 2007, con il blocco di piazza Venezia.

(foto corriere.it)

 

Questa volta i tassisti non ce l’hanno col Campidoglio ma con il governo nazionale che ha inserito nel “disegno di legge concorrenza” la possibilità di una messa a gara del servizio. “Proseguiremo a protestare – hanno detto i sindacati – fin quando l’articolo 8 del ddl non sarà ritirato“. Ma cosa dice l’art. 8 che sta facendo infuriare i tassisti? L’obiettivo è disciplinare in maniera completa il trasporto pubblico non di linea.

Tra i vari punti contestati c’è la lettera b che parla di “adeguamento dell’offerta alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”.

Se guardate il testo qui sotto, noterete che qualcuno nel Governo ha cancellato l’aggettivo “nuove” vicino a forme di mobilità perché di nuovo ormai non c’è nulla. Parliamo di Uber e di applicazioni simili che in alcuni paesi del mondo sono funzionanti dal 2000.

 

Il governo, insomma, ritiene che sia giunto il momento che anche in Italia Uber e altre compagnie (Lyft o Arro per fare degli esempi) possano svolgere le loro funzioni senza troppi vincoli. Questo, nelle intenzioni di Draghi, porterebbe ad un servizio migliore per i cittadini, un calo delle tariffe e nuovi posti di lavoro.

Di parere opposto ovviamente i sindacati dei taxi che parlano di 40.000 famiglie a rischio. In un volantino che hanno diffuso nei giorni scorsi si legge: “Sciopero perché voglio continuare a garantire una tariffa certa, visibile, amministrata. Sciopero perché come te sono stufo di pagare le tasse che evadono le multinazionali; sciopero perché voglio regole certe per tutti e non una giungla in cui vince il più furbo”.

Che la giungla sia evitata dall’attuale legislazione è tutto da dimostrare dato che alcuni tassisti, soprattutto a Roma si comportano come bestie selvagge e troppe volte turisti sprovveduti sono preda di abusivi che li spennano. Ma i sindacati pongono anche questioni serie, come le tasse che Uber e compagni pagano in paradisi fiscali, lasciando a bocca asciutta lo Stato italiano.

Come spesso avviene in queste diatribe, le ragioni sono da entrambe le parti ma fermare l’avanzata di queste piattaforme è come arrestare un’onda con le mani. Oggi Uber opera in 77 nazioni del mondo ed è presente in quasi 700 città. In un primo tempo aveva introdotto la versione denominata “UberPop” secondo la quale, chiunque, con una propria auto poteva diventare autista. Molti paesi vietarono questa formula a partire dal 2014. La prima fu la Francia, seguì la Germania nel 2015 e poi via via in altri stati.

Nella gran parte d’Europa, oggi Uber opera nella versione “black“, cioè quella con autista dotato di licenza e automobile che deve garantire determinati requisiti di sicurezza. Si tratta in sostanza di un taxi a tutti gli effetti e le tariffe non sono sempre così concorrenziali.

Non è chiaro se il Governo italiano voglia introdurre nel nostro paese questa tipologia di servizio perché nel ddl concorrenza ha attribuito una delega allo stesso esecutivo a legiferare entro sei mesi.

A favore dei tassisti c’è da dire che Draghi sembra fare la voce grossa solo con loro mentre con le famigerate bancarelle e le spiagge ha fatto macchina indietro, rinviando le gare a data da destinarsi e prendendosi una dura critica da parte dell’Unione Europea.

Il Governo si fa forte di una interpretazione piuttosto sconclusionata che alcuni giuristi fanno sull’applicazione della direttiva Bolkestein nel nostro Paese. Tra questi, Paolo Maddalena, già vice presidente della Corte Costituzionale, ha scritto un lungo testo con quale cerca di spiegare perché bancarelle, balneari e anche tassisti non vadano messi a gara. Secondo il giurista sarebbe illegittimo dal punto di vista costituzionale in quanto si tratta di “servizi pubblici essenziali”. Poiché alcuni dei servizi pubblici essenziali per loro natura non producono ricchezza ma utilità collettive, essi non possono essere messi a gara.

Per la verità vi sono fior di giuristi che la pensano in maniera opposta da Maddalena e d’altronde basta guardare alla realtà per comprendere quanto l’ex magistrato sia fuori strada. I balneari, ad esempio, sono delle vere e proprie macchine per soldi come abbiamo scritto in altre occasioni ed essi pagano allo Stato, cioè alla collettività, un’inezia per godere di uno spazio che è demaniale e che per sua natura è limitato. Stesso discorso si può fare per gli ambulanti che versano ai Comuni importi risibili per usare il suolo pubblico, limitato e non disponibile a tutti.

Non si comprende, dunque, da dove origini la teoria di Maddalena. Riguardo i tassisti, nel caso specifico, non sembra che il governo voglia mettere a gara le licenze, ma solo consentire alle piattaforme tecnologiche di entrare a pieno titolo nel mercato.

Vedremo se la protesta di oggi e le altre che seguiranno faranno retrocedere Palazzo Chigi anche sui taxi.

Nella nostra città, sono 11 anni che non si rilasciano nuove licenze. Fu Veltroni a provarci mettendone a bando 1.500 e ci riuscì dopo una lunghissima serie di proteste. Durante la giunta Raggi si provò a concedere 100 licenze, ma erano per lo più autorizzazioni già esistenti e non utilizzate.

Le auto bianche hanno provato a mettersi al passo con le tecnologie, creando delle app (tra le prime MyTaxy e ItTaxi), ma stentano ancora ad accettare i pagamenti elettronici nonostante nel 2020 il Campidoglio abbia inserito l’obbligo del Pos a bordo.

Insomma gli storici “tassinari” hanno ancora molta strada da compiere per offrire un servizio all’altezza delle altre capitali. Potrà lo stimolo della concorrenza di Uber accelerare questo processo o renderà anche questi operatori schiavi di multinazionali con poco cuore e tanto denaro?

 

 

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