Nuova schermaglia tra il gatto Cafarotti e la volpe Alfonsi

Continua la guerra a distanza tra l’assessore al commercio Cafarotti e la presidente del Municipio I Alfonsi sulla ricollocazione delle postanzioni ambulanti del centro storico.

Dopo lo scambio di accuse di metà novembre, quando cominciò l’assessore ad accusare il Municipio di fare melina e gli rispose per le rime la presidente, nei giorni scorsi le parti si sono invertite, con la presidente Alfonsi che dalle pagine del Corriere ha provato ad ergersi a paladina degli spostamenti di bancarelle e l’assessore l’ha rimessa in riga dalla sua pagina facebook.

 

Liberiamo 256 luoghi di pregio del centro di Roma, dalla Fontana di Trevi al Pantheon, fino a piazza Navona. Si tratta di postazioni con bancarelle, camion bar e urtisti, incompatibili con l’ambiente in cui sono attualmente posizionate … Il piano è pronto, man mano ora si dovrà procedere alle delibere municipali di spostamento, augurandoci che il Comune ci segua velocemente con le necessarie determine“, ha dichiarato al Corriere la presidente Alfonsi.

Finalmente, verrebbe da risponderle, visto che sono oltre tre anni e mezzo che lei è in carica per il secondo mandato e tutta questa incompatibilità non l’aveva mai data a vedere.

 

Molto piccata la risposta di Cafarotti che tra l’altro scrive:

Ricordo alla Alfonsi che a causa dei suoi ritardi il cuore di Roma non potrà essere ripulito entro fine anno dalle attività non consone, ma soprattutto la prego di mettersi seriamente al lavoro per completare gli atti dovuti alla città, così come invece stanno facendo gli altri due municipi interessati dal riordino.
Aggiungo infine che a seguire ci sarà altro ancora da fare per il Municipio: parlo delle ricollocazioni e delle revoche per i posteggi di sua competenza. Quindi, Presidente, si metta al lavoro di buona lena, perché i risultati si ottengono con i fatti e non con le parole.

Anche qui ci sarebbe da dire un bel “finalmente” all’assessore, che addirittura afferma che a causa dei ritardi del Municipio “… il cuore di Roma non potrà essere ripulito …“, come se invece che spostare postazioni ambulanti ci fosse da rimuovere dell’immondizia. Si direbbe non sia lo stesso assessore che a maggio di quest’anno fu costretto ad un imbarazzantissimo e vergognoso dietrofront di fronte alle proteste degli ambulanti.

 

Ci vorrebbe qualcuno che ricordasse alla Alfonsi e a Cafarotti che benché su fronti partitici diversi, che poi sono insieme nel governo nazionale, entrambi fanno parte della stessa amministrazione Capitolina e sarebbero tenuti a collaborare fattivamente e lealmente nell’interesse dei cittadini romani. Se entrambi avessero un minimo di senso delle istituzioni riserverebbero discussioni anche accese agli incontri riservati per poi mostrare una certa concordia nelle comunicazioni pubbliche. Ma evidentemente il livello è quello che è …

Sembra siano passati secoli eppure era solo il 2014 quando, grazie all’iniziativa del Sindaco Marino, il Comune e il Municipio cooperarono per portare a termine il primo storico spostamento di bancarelle dai luoghi tutelati del centro storico.

Al tempo il Municipio era sempre retto dalla presidente Alfonsi ma evidentemente la presenza in Campidoglio del Sindaco Marino e dell’assessore Leonori, invece degli attuali Raggi e Cafarotti, devono aver fatto la differenza.

 

 

Ma al di là delle scaramucce verbali, se volessimo andare a vedere il merito della questione, ci troveremmo di fronte a due torti, nel senso che nessuno tra Municipio e Comune può dirsi indenne da critiche.

 

Come fa infatti il Municipio a dire che non ci sono più spazi disponibili nel suo territorio dove ricollocare le postazioni ambulanti se al tempo dei primi spostamenti alcune bancarelle furono posizionate in luoghi come viale Carlo Felice e lungotevere Oberdan? È credibile che in un territorio grande come quello del Municipio I non si riescano a trovare sufficienti spazi dove ricollocare le bancarelle? Inoltre, la possibilità di posizionarle nell’ambito dei mercati rionali, quella che dovrebbe essere la scelta principe, non sembra essere neanche stata presa in considerazione.

 

Ma anche l’assessore ha poco da fare il puntiglioso con il Municipio. Come infatti si può pensare di spostare diverse decine di ambulanti storici, forti di decenni di presenza in certi luoghi e di studi legali di primissimo livello, facendo il pierino con altri pezzi dell’amministrazione e mancando di un piano generale con cui provare a gestire l’ipertrofico ambulantato romano?

Ricordiamo infatti che il mai abbastanza rimpianto predecessore di Cafarotti, Adriano Meloni, aveva cominciato a lavorare con i suoi collaboratori ad un progetto che desse una visione cittadina d’insieme delle postazioni ambulanti, per cercare di governare un fenomeno che, nelle proporzioni raggiunte a Roma, ci vorranno anni per riportare a normalità. D’altronde Cafarotti è stato nominato dal Sindaco Raggi per “normalizzare” l’assessorato al commercio, portandolo agli stessi infimi livelli della commissione commercio di Andrea Coia, ed ecco i risultati di tale normalizzazione: un assessore che anziché governare il commercio cittadino, anche per mancanza di capacità, non sa far di meglio che battibeccare con il Municipio I.

 

In realtà su questo tema le posizioni sono molto simili a quelle che abbiamo visto su OSP e PMO, dove la Alfonsi si è confrontata indirettamente con Coia: sia il Municipio che il Comune hanno da una parte la necessità di far vedere che stanno facendo qualcosa per ridare decoro a Roma, portar via le bancarelle dai luoghi del centro storico in questo caso, ma dall’altra hanno una paura matta di mettersi contro certe lobby che evidentemente sanno essere molto convincenti con alcuni interlocutori politici.

Il trucco è quindi di far vedere che si sta facendo qualcosa ma accusando nel contempo qualcun altro del fatto che la situazione sul campo rimanga inalterata. E se si leggono le dichiarazioni dei soggetti in campo si vede bene come questo sia il gioco che fanno tutti.

 

Ancora una volta per tutelare piccoli interessi di bottega si lascia naufragare un’intera città, con responsabilità paritarie da parte del PD, che guida il Municipio I, e del M5S che governa in Comune.

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