Dall’incontro tra la Raggi e i vandali delle bici non è uscito il messaggio necessario

L’incontro tra Virginia Raggi e i due ragazzi che hanno gettato nel Tevere le biciclette gialle di Obike ci aveva lasciato perplessi. Per la forma e i contenuti.

E mentre stavamo preparando l’articolo sul vandalismo di cui è vittima il bike sharing romano, un collega della redazione ci ha fatto notare una contraddizione stridente, una di quelle che danno fastidio. Anzi che fanno incazzare! La Sindaca ha trovato il tempo per incontrare i due cretini delle biciclette ma non ha speso una parola per la tristissima vicenda della disabile Paola, vittima dei disservizi di Atac, che ha impiegato 4 ore per poche fermate di metro a causa dei guasti a tutti gli ascensori di Subaugusta e alla mancata risposta degli addetti a Furio Camillo. La storia di Paola è quella di tanti disabili romani, sequestrati in casa da una città indifferente, da istituzioni improduttive e da una classe politica latitante. Ci torneremo in queste ore e vi racconteremo tutti i dettagli. Sentiremo, se vorrà parlare con noi, la stessa Paola e la mamma che da sola la accompagna in questa guerra quotidiana.

Nel frattempo, abbiamo sollecitato ad intervenire il delegato alla disabilità del comune, Andrea Venuto, sempre molto disponibile. E – a nostro modesto parere – la Sindaca farebbe bene a ricevere Paola, magari senza telecamere e fotografi, per chiederle scusa a nome di tutta la città.

In effetti abbiamo trovato piuttosto sciocco incontrare in Campidoglio due personaggi che sono la punta dell’iceberg di un vandalismo diffuso e capillare come non avviene da nessun’altra parte. Facciamo un breve passo indietro per chi non conoscesse la storia. I primi di luglio due giovani che hanno noleggiato una bici gialla di Obike, delusi dal suo funzionamento, decidono di gettarla nel Tevere. Filmano la scena e la postano sui social. La Sindaca giustamente si indigna e riprende il video anche sul suo profilo, usando parole dure nei loro confronti.

Pochi giorni fa, i due vengono ricevuti in Campidoglio dalla Raggi in persona. La Sindaca scrive che “hanno chiesto scusa e che ora dovranno aiutare l’azienda nelle campagne di sensibilizzazione per la cura delle bici e della città“.

Il tutto è circondato da un equivoco in stile cinepanettone.

 

Questa la foto, pubblicata sui profili della Sindaca, che lascia immaginare che i due uomini alla sua destra e sinistra siano i vandali “pentiti”. Ma anche in questo caso lo staff di comunicazione del Campidoglio non si smentisce. L’uomo alla destra della Raggi è il responsabile per l’Italia di Obike, tanto che poche ore dopo arriva una precisazione: “In foto sulla sinistra c’è anche il manager di Obike che condivide l’iniziativa”. Un’iniziativa dal sapore pubblicitario, organizzata in tutta fretta e raffazzonata che non ha toccato il vero nocciolo della questione.

Non si tratta, infatti, solo di due giovani che hanno commesso una sciocchezza e vanno puniti. Si tratta di un atteggiamento diffuso, di una serie di gesti quotidiani di centinaia di persone che sono abituate a vandalizzare tutto ciò che li circonda. Che vivono circondati da scritte su ogni superficie, da auto parcheggiate in modo selvaggio, da bancarelle invasive, da un senso di impunità generale e che dunque non si fanno problemi a distruggere biciclette che dovrebbero essere utili a loro per primi.  E ‘ su questo che la Sindaca dovrebbe intervenire, sul modo di vivere dei suoi amministrati, ormai ridotti ad uno stato primitivo.

Qualche esempio che avremmo voluto vedere nel post della Raggi e che avrebbe dato un senso maggiore all’incontro con i due tizi.

Ecco una bici che qualcuno ha dipinto di rosa, strappandole il sellino e ovalizzando i cerchi.

 

(foto il Messaggero)

Ed ecco altre biciclette gettate nel fiume come se fosse la cosa più normale del mondo.

 

(foto Corriere della Sera)
(foto Romafaschifo)

 

(foto Corriere della Sera)

Qui sotto, altre bici devastate dalla furia distruttrice di qualche idiota e poi gettate in terra all’Arco di Travertino.

 

Arco di Travertino (foto Romafaschifo)

 

E poi tanti casi di persone che si appropriano del mezzo, legandolo con una catena, impedendo ad altri di usarlo.

 

 

Insomma la pars destruens dei romani ormai non si ferma davanti a nulla. Come scrivevamo ieri, analizzando le sensazioni dei turisti dopo un soggiorno a Roma, si tratta di un modo di essere delle persone. Una sorta di “inselvaggimento” che non consente di mantenere intatto nulla che sia di uso pubblico. Un fenomeno gravissimo che va peggiorando anno dopo anno e non si dica che è sempre stato così perché non è vero. Di fronte ad un crisi delle regole di convivenza civile, crediamo sia necessario un risveglio dell’amministrazione. Incontrare i due personaggi ha senso se si ammette che loro sono lo specchio di qualcosa che sta devastando le menti di tutti. Altrimenti resta una foto opportunity pure raccontata in modo sciatto.

 

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