Nel caos ma verso le Olimpiadi? Parliamone!

Cogliamo l’occasione di questo testo per presentare una delle modalità di lavoro che ci siamo dati all’interno di diarioromano. Nessuno di noi è appassionato di qualche “pensiero unico” e per quanto condividiamo appieno un’idea di fondo di come Roma dovrebbe essere, a volte abbiamo opinioni diverse sulle quali siamo ben disposti al confronto costruttivo. Una delle opinioni divergenti all’interno di diarioromano è sul tema di questo post; non certo sull’analisi dei problemi esposti ma sulla tesi conclusiva. Essa quindi è farina del sacco di chi scrive e presto magari qualche altro di noi presenterà la sua visione; così come chiunque altro pensi di averne una sua, degna di essere esposta, è il benvenuto.

 

Lo sciopero del trasporto pubblico locale di ieri, venerdì 17 aprile, ha squadernato per l’ennesima volta la realtà vera della città di Roma.

In una giornata in cui le cose avrebbero dovuto essere ben organizzate per minimizzare i disagi del proclamato sciopero del TPL, la combinazione di pressapochismo, inettitudine, irresponsabilità, unite ad una situazione passeggeri già al limite del collasso quotidiano hanno portato ad episodi da tumulti di piazza, con treni assaltati da cittadini furiosi o abbandonati alle stazioni con conducenti in fuga!?!

Il video dà l’idea di uno dei tanti episodi accaduti ieri.

 

Invitato via twitter ad esprimersi su quanto accaduto, il Sindaco Marino ha scritto: “Il diritto di sciopero deve essere garantito ma anche il diritto dei cittadini a muoversi. Non accettiamo questi comportamenti”. Si direbbe un messaggio di buon senso ma in realtà ad avviso di chi scrive è la dimostrazione evidente di quanto il Sindaco non abbia ancora capito l’entità dei problemi che deve fronteggiare. Nell’ordine:

a. il primo pensiero del Sindaco non deve essere al diritto di sciopero, essendoci organi sovraordinati deputati ad assicurarlo,

b. qui non è in discussione il diritto dei cittadini a muoversi, purtroppo, ma la loro stessa incolumità, avendo i comportamenti irresponsabili dell’ATAC creato situazioni di grave pericolo per un numero enorme di persone,

c. è del tutto ridicolo che il Sindaco di Roma scriva che non accetta questi comportamenti; lui deve fare in modo che tali comportamenti non avvengano.

Un Sindaco che affronta in questo modo i disastri della sua città fa sorgere gravi dubbi sulla sua adeguatezza ad affrontarli e questo nonostante alcuni indubbi aspetti positivi ascrivibili alla sua gestione.

Se però li mettiamo in fila questi disastri e valutiamo la capacità dell’amministrazione di almeno avviarli alla soluzione, non possiamo che rassegnarci allo sconforto. Se infatti oltre a quanto accaduto ieri consideriamo l’assoluta inefficacia nel contrastare fenomeni ormai diffusi come i roghi tossici, l’abusivismo commerciale in tutte le sue salse (bancarelle, venditori e tavolini),  la gestione dell’ordine pubblico in occasione di eventi sportivi e non, la sosta selvaggia divenuta ormai la norma (a pochi giorni dall’incidente mortale di piazza Istria, le auto in sosta vietata sospettate di esserne state concausa sono sempre tutte lì), non possiamo non concludere che non ci siamo proprio, che va fatto ben altro e di ben diverso, cose probabilmente più coraggiose e dirompenti, e temiamo fortemente che ciò non sia nelle corde dell’attuale Sindaco.

Una cosa però è certa: non riuscendo già a governare la quotidianità spicciola, a Roma qualsiasi grande evento diviene una potenziale bomba che può esplodere in ogni momento causando danni immani. La Chiesa Cattolica si è assunta la responsabilità di costringere la città ad affrontare nei prossimi mesi un’invasione che non potrà non comportare i gravi rischi di cui sopra. È questa una facoltà che la Chiesa giustamente ha ed a cui la città dovrà far fronte al meglio, non potendo scamparsela.

Discorso ben diverso però è quello delle Olimpiadi del 2024, evento a cui Roma si è candidata con uno spirito simile a quello che mosse il povero Frantz Reichelt, il sarto che si gettò dalla torre Eiffel con un paracadute di sua invenzione. I giochi olimpici sono stati per alcune città un’occasione di rinascita (il caso Barcellona ha fatto scuola) mentre per altre la concausa della disfatta, come Atene insegna.

Ebbene chiunque osservi la realtà di Roma con onestà non può che rendersi conto che noi finiremmo senza dubbio nella seconda categoria, incapaci come siamo di portare a termine un compitino banale come, ad esempio, far pagare il biglietto sui mezzi pubblici. A Roma invece l’evasione del biglietto è ormai divenuta un diritto, così come il commercio ambulante abusivo o i furti sulla metropolitana. E come non si va alle superiori se non si completa con successo la scuola media, così non ci si candida ad un impegno estremo come le Olimpiadi se non si dimostra di essere una città funzionante e sicura.

Roma oggi non funziona, in nulla, ed è una città pericolosa in periferia come in centro, con la situazione che peggiora di settimana in settimana. In queste condizioni non si fanno gli sboroni irresponsabili, sperando in quello che una volta veniva chiamato li “stellone italico”, ma si prende atto della realtà e ci si acconcia ad affrontarla.

Ad opinione di chi scrive la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024 deve essere ritirata e tutte le risorse, in termini di personale, denaro e impegno, vanno destinate al recupero di condizioni minime di convivenza civile. Già sarà difficile così, aggiungerci il carico delle Olimpiadi vuole dire la catastrofe. Il Sindaco Marino lo rimandasse in Spagna l’esperto catalano già ingaggiato per lavorare alla candidatura, che il suo compenso sarà ben più utile per tapparci qualche buca della strada, che ancora così siamo messi, purtroppo.

 

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