Ma perchè la Raggi voleva il bilancio Ama in passivo?

 

Il giudizio politico sull’audio rivelato ieri da l’Espresso non è facile da esprimere. In quelle parole si può vedere un Sindaco che cerca di difendere il Comune da un bilancio sbagliato; ma si può anche scorgere un Sindaco che fa pressioni indebite su un amministratore che vuole tenere i conti dell’azienda in ordine. L’aspetto tecnico si confonde con quello politico e solo un magistrato potrebbe dipanare la matassa e dare ragione all’uno o all’altro.

La Raggi, ieri sera, ha partecipato a Piazza Pulita su La 7 mostrando un piglio inedito. Per chi non conoscesse la vicenda e non avesse visto la trasmissione, proviamo a farne un breve riassunto.

L’Espresso ha pubblicato in esclusiva alcune registrazioni audio che l’ex a. d. di Ama, Lorenzo Bagnacani, ha portato a piazzale Clodio. In questi colloqui tra la Sindaca, Bagnacani e altri dirigenti comunali si sente una prima cittadina furiosa con Ama per le condizioni della città. “Roma è fuori controllo – dice e poi aggiunge – i romani si affacciano dalla finestra e vedono la merda. Quando dico…sì la città è sporca però vi aumento la Tari, mettono la città a ferro e fuoco, altro che gilet gialli“. Dal canto suo Bagnacani replica che Ama ha un credito nei confronti del Campidoglio di 18 milioni per servizi cimiteriali prestati. “E’ un credito certo, liquido ed esigibile – insiste – perché non devo metterlo a bilancio?“. E la Raggi lo incalza, di fatto ordinandogli di eliminare quella posta dal bilancio. “Lo devi cambiare comunque – dice – anche se ti dicessero che la luna è piatta“.

Il resto della vicenda è noto: le registrazioni risalgono ad ottobre e novembre del 2018. A febbraio ’19 Bagnacani viene licenziato.

Torniamo al giudizio politico: la Sindaca sostiene di aver fatto gli interessi della città. Se quel bilancio fosse stato approvato in attivo, i dirigenti Ama avrebbero preso un premio di produzione e questo non è accettabile. Lo scrive, ripetiamo, lo scrive in un post su Facebook. Eccolo qui.

Lo abbiamo cerchiato di rosso perché questa è la motivazione ufficiale che la Sindaca ha dato per iscritto nel pomeriggio di ieri. In serata, le sue affermazioni sono cambiate. Ha insistito molto sulla irregolarità del bilancio. Parlando con Corrado Formigli su la7, ha spiegato che il direttore generale, il segretario generale, il ragioniere generale e l’assessore al Bilancio avevano bocciato quel documento e che dunque lei non avrebbe mai potuto approvarlo.

Allora delle due l’una: o era sbagliato a prescindere, come ha ripetuto in televisione, oppure era corretto ma la Raggi non poteva accettare che i dirigenti Ama prendessero un premio di produzione di fronte ad una città ridotta ad un letamaio.

La differenza sembra sottile ma non lo è. L’obiettivo della Sindaca, infatti, era ottenere un bilancio Ama 2018 in passivo e non in leggero attivo come avrebbe voluto Bagnacani? Oppure i servizi cimiteriali non andavano imputati nelle poste attive per ragioni tecniche?

LA TARI. Cerchiamo di non limitarci a quanto dichiarato dalle parti ma andiamo a leggere i numeri. Il presupposto è che il bilancio Ama 2017 non è stato ancora approvato. Il fatto è di una gravità assoluta, in quanto siamo ormai a due anni di ritardo rispetto a quanto previsto dalla legge. Nella pagina ‘società trasparente‘ (!) del sito Ama, viene candidamente ammesso che l’azienda è ferma con i bilanci al 2016, anno in cui si è insediata la Sindaca Raggi.

Il bilancio 2017 è ancora in purgatorio perché qualcuno (Bagnacani?) aveva chiesto di inserire nelle poste attive ben 94 milioni di incasso derivante dalla morosità della Tari. E invece sono riusciti a riscuoterne solo 8. Si è aperto così un buco di 86 milioni che nessuno sa come colmare. Ma non basta! Già nel 2017 ballavano i 18 milioni per i servizi cimiteriali che il Campidoglio ancora oggi si ostina a non riconoscere. La questione, insomma, è antica e già questo non spiega come mai la Raggi si sia impuntata solo a novembre 2018 per la sua soluzione.

IL BUCO DEL 2018. Che i conti non tornassero era insomma noto a tutti. Ecco che però nel 2018 si apre un’altra voragine. Il contratto di servizio prevedeva una spesa annua di 714 milioni di euro, ma l’azienda ne ha spesi ben 758, aumentando il passivo di 44 milioni che si sommano a quello del 2017.

Bagnacani – che ricordiamolo è stato nominato dalla Raggi e non dai marziani – non ci sta. Sostiene che una serie di crediti maturati nei confronti del Comune possano tappare queste falle e che quindi l’azienda debba chiudere con un minimo di attivo. Sia per lui, sia per Pinuccia Montanari si tratta di una scelta essenziale per la sopravvivenza dell’azienda in mani pubbliche. Ma perché questa insistenza? Davvero il motivo sta nei premi che i dirigenti avrebbero dovuto incassare come sostiene la Raggi?

LA LEGGE MADIA. La verità sembra essere più nascosta. La cosiddetta Legge Madia prevede che se una municipalizzata chiude i bilanci in passivo per tre anni di seguito, l’ente locale debba rimettere a gara il servizio oppure aprire una procedura di fallimento come avvenuto per Atac. Per scongiurare questa ipotesi si sarebbe dovuta aumentare la Tari, ma la giunta 5Stelle non la vede come una ipotesi fattibile. Ecco che la soluzione più probabile potrebbe essere fare piazza pulita di Ama, farla fallire creando una bad company e far confluire la parte sana in una nuova società. Il tutto tramite una gara, forse un po’ farlocca.

Il nostro è un pensiero cattivo, lo sappiamo, ma non così improbabile. La conferma viene indirettamente dalle parole della Raggi nell’audio rivelato ieri. “Roma è praticamente fuori controllo” dice e poi: “I sindacati fanno quel cazzo che vogliono“. Insomma la Sindaca ammette che le cose non sono più gestibili così. E allora perché non azzerare tutto e rimettere il servizio a gara?

 

 

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