Chi ci segue regolarmente sa che se ce la prendiamo spesso con un governo cittadino a nostro avviso inadeguato, quando non imbarazzante, non lesiniamo le critiche anche ad un’opposizione che più evanescente non si potrebbe.

 

È dai tempi dell’amministrazione Alemanno che abbiamo maturato un’esperienza personale sulle corresponsabilità che un’opposizione non sufficientemente efficace può avere nei disastri cittadini. Va però detto che mai come in questa legislatura si era assistito alla totale sparizione di qualsiasi forma di controllo sull’operato del governo cittadino.

Il contrasto al temerario piano dell’amministrazione per il salvataggio di ATAC viene fatto dai Radicali Italiani, non presenti in Assemblea Capitolina, col referendum e con dichiarazioni varie a confutare le tante imprecisioni, per non dire prese in giro, dell’amministrazione. La storiaccia di Spelacchio (grave non per l’indubbia bruttezza dell’albero quanto per l’opaca procedura seguita per il suo allestimento) è stata creata dai blog, così come è solo sulla rete che si possono cogliere giudizi critici ragionati su una Polizia Locale sparita, sull’assenza di manutenzione cittadina sia delle strade che del verde, sulla perdurante emergenza rifiuti, ecc.

 

Uno dei motivi che possono giustificare un’opposizione tanto distratta risiede nel fatto che quelli che dovevano esserne i leader erano in realtà già impegnati altrove. I consiglieri capitolini Giorgia Meloni, Roberto Giachetti e Stefano Fassina erano infatti deputati della Repubblica nella legislatura appena conclusasi, con Giachetti addirittura vicepresidente della Camera dei Deputati. Come costoro possano aver pensato di coniugare l’impegno da deputati con quello di membri dell’Assemblea Capitolina è cosa che sfugge alla comprensione (saremo noi degli incapaci a non sapere a chi dare i resti dovendo coniugare compiti ben più modesti).

Si dirà che i citati consiglieri si erano presentati come candidati Sindaco ed in caso di vittoria avrebbero senz’altro lasciato lo scranno in Parlamento, mentre non essendo riusciti hanno voluto mantenere entrambe le posizioni per poter eventualmente portare le istanze della capitale direttamente in Parlamento (si vabbè, beato chi ci crede).

 

tre

 

Ora però costoro non sono più parlamentari e si sono tutti candidati per tornare ad esserlo. Al momento sono quindi impegnati in una campagna elettorale che certamente non gli darà modo neanche di pensare alle questioni romane.

Perché allora non cogliere l’occasione, fare chiarezza e presentare le proprie dimissioni in Assemblea Capitolina, lasciando così il posto a qualcun altro che magari proverà ad impegnarsi a fare il lavoro dell’opposizione? Non si tratta di venir meno ad un impegno preso ma di mantenerlo quell’impegno, mettendo qualcuno che possa dedicare tutto il proprio tempo a controllare l’operato del governo cittadino (e il cielo sa quanto bisogno ci sarebbe), supportandolo dall’esterno come possibile.

 

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Un discorso a parte merita invece la capogruppo del PD in Assemblea Capitolina, Michela Di Biase. Costei, non contenta di essere stata tra coloro che sfiduciarono il Sindaco Marino dal notaio, si è ripresentata in lista come niente fosse, ovviamente è stata eletta, addirittura nominata capogruppo, ruolo in cui si è distinta per inconsistenza, assenza ed inefficacia, ed ora che fa? Alza i tacchi e si candida come consigliere alla Regione Lazio!?!

Decenza avrebbe richiesto la presentazione di dimissioni preventive in Assemblea Capitolina, ma abbiamo capito che l’on. Di Biase la decenza non sa dove stia di casa. Visto che sicuramente il prossimo mese l’on. Di Biase sarà interamente presa dalla campagna elettorale e considerando che molto probabilmente finirà con l’essere eletta in Regione Lazio, vorrebbe ella seriamente considerare l’opportunità di rassegnare le proprie dimissioni in Assemblea Capitolina?

O forse no, magari l’onorevole preferisce aspettare di vedere se viene eletta in Consiglio Regionale e poi, una volta assicuratosi lo scranno, forse si deciderà a mollare quello in Assemblea Capitolina (dove sicuramente nessuno la rimpiangerà). Peraltro se non andiamo errati dovrebbe esserci incompatibilità tra il ruolo di consigliere comunale e quello di consigliere regionale.

 

Potranno essere le prossime elezioni nazionali e regionali un’occasione per sperare in un rigurgito di attivismo (e decenza) dei gruppi di opposizione in Assemblea Capitolina? Temiamo di no, ma almeno noi un tentativo per far riflettere certi presunti big della politica (Di Biase a parte) possiamo dire di averlo fatto.

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