Lettera dell’Aipe: la replica dell’associazione VAS

Relativamente alla rettifica richiesta da Aipe e pubblicata stamane su questo stesso sito, pubblichiamo e condividiamo la replica dell’architetto Bosi di Vas citato e chiamato in causa dall’avvocato Ettore Corsale. icona180

 


 

 

La richiesta di rettifica è riferita anche a quanto pubblicato sul sito “VAS (circolo territoriale di Roma)” e chiama in causa direttamente anche “Rodolfo Bosi  in merito alla proposta fatta da AIPE e Clear Channel a Roma Capitale”, a cui però il Dott. Ettore Corsale non ha ritenuto di trasmettere nulla.

 

L’art. 21 della Costituzione dà il pieno diritto di cronaca e di critica a condizione che siano sempre rispettati tre presupposti: la verità del fatto, l’interesse sociale (pertinenza) e la correttezza formale del linguaggio (continenza).

 

Nel caso specifico la verità del fatto è inconfutabilmente dimostrata dal comunicato pubblicato sul sito www.esterniamo.it, espressamente richiamato nell’articolo tanto di Diario Romano del 24 febbraio 2016 quanto del Circolo Territoriale di Roma di VAS del 28 febbraio 2016.

 

Non c’è ugualmente da dimostrare l’indubbio l’interesse sociale che riveste l’accordo siglato tra A.I.P.E. e CLEAR CHANNEL e fatto conoscere il giorno dopo la pubblicazione della sentenza del TAR del Lazio n. 2283 del 22 febbraio 2016, per giunta nel momento in cui si stavano finendo di svolgere gli incontri pubblici sui Piani di Localizzazione a diversi dei quali hanno partecipato a nome dell’A.I.P.E. tanto la Presidente Daniela Aga Rossi quanto il Direttore Dott. Ettore Corsale: ne deriva conseguentemente la piena pertinenza a dedicare due articoli distinti ad un accordo di cui, per stessa ammissione del Dott. Ettore Corsale, è poi avvenuta la presentazione al Commissario Straordinario del “progetto congiunto per fornire il servizio di bike-sharing nella città di Roma”.

 

Per quanto riguarda infine la correttezza formale del linguaggio e la sua conseguente ed obbligatoria continenza va fatto anzitutto presente che né nell’articolo pubblicato sul sito Diario Romano né su quello pubblicato sul sito del Circolo Territoriale di Roma di VAS sono state scritte espressioni come “tranello” o “dittucole nazionali“.

 

Va messo in evidenza in secondo luogo che la correttezza del giudizio relativo al passo  dell’articolo pubblicato sul sito Diario Romano secondo cui “la notizia è ottima se la si legge nella direzione di un nuovo consorzio di imprese che intenda partecipare al bando di gara che verrà indetto alla conclusione del processo di riforma dei cartelloni” è stata riconosciuta dallo stesso Dott. Ettore Corsale nel preciso momento che anche lui ammette che “la proposta di AIPE e Clear Channel non è limitata alla possibilità di offrire il servizio con il presente assetto ma potrebbe anche trasformarsi in ATI un domani che sarà pubblicato il bando”: una tale ammissione tradisce peraltro una contraddizione logica in termini, perché al futuro bando di gara si dovrà partecipare rispettando le condizioni che vi verranno richieste e che non possono essere oggi conosciute, per cui non si capisce per quali ragioni si debba anticipare oggi la trasformazione di una proposta in “Associazione Temporanea di Imprese” (ATI).

 

Si mette ancor più in risalto che l’altro passo dell’articolo pubblicato sul sito Diario Romano secondo cui, nel caso opposto, “se invece si tratta solo di un’offerta avanzata al Comune di Roma nelle more della conclusione della riforma, va respinta come un funzionario integerrimo dovrebbe respingere un regalo che gli venisse consegnato da un proprio appaltatore” ha utilizzato un paragone per far capire meglio come l’Amministrazione Capitolina non possa nella maniera più assoluta accogliere, anche volendo, una proposta di “un servizio … che sarà realizzato sia con biciclette tradizionali e sia con quelle dotate di meccanismo a pedalata assistita, finanziate dagli impianti degli associati AIPE e di Clear Channel”, di cui si vorrebbe quindi una proroga delle concessioni che come sancito dal TAR sono scadute invece dal 31 dicembre 2014, per di più senza alcun bando di gara, “in totale violazione del rispetto della Direttiva 2004/18/CE sulla libera concorrenza e del D. Lgs. n. 163 del 12 aprile 2006 che l’ha recepita e quindi in totale disparità di trattamento” come è stato messo in evidenza nell’articolo pubblicato sul sito del Circolo Territoriale di Roma di VAS.   
Nel suddetto paragone si può e si deve quindi ravvisare la precisa volontà di far capire con un concetto efficace l’assoluta impossibilità da parte dell’Amministrazione Capitolina di accogliere una proposta presentata al di fuori della normativa vigente in materia e non certo l’intenzione diffamatoria che vi si è voluta invece ravvisare di un tentativo di corruzione.

 

La stessa assoluta impossibilità motiva la seguente conclusione che il Dott. Arch. Rodolfo Bosi ha voluto dare all’articolo pubblicato sul sito del Circolo Territoriale di Roma di VAS: “L’Associazione di categoria A.I.P.E. e la ditta CLEAR CHANNEL dovrebbero una volta per tutte capire che le “regole” non possono dettarle loro con “offerte” improponibili, per non dire offensive della legalità, e che questo “accordo” siglato fra di loro potrà tutt’al più essere utile per partecipare al futuro ed inevitabile bando di gara per l’assegnazione delle concessioni per nuovi impianti di Bike Sharing e non certo per la proroga sine die di concessioni degli impianti del riordino ormai definitivamente scadute, accettando tutta la disciplina di una concorrenza leale e senza colpi bassi.

 

Non si ritiene in conclusione che, oltre alle suddette precisazioni, si debba “immediatamente rettificare i commenti ivi articolati poiché gravemente lesivi dell’onorabilità delle persone, delle associazioni e delle aziende ivi citate”, anche perché i nomi e cognomi citati sono solo quelli riportati soltanto nell’articolo pubblicato sul sito del Circolo Territoriale di Roma di VAS, che sono riferiti a chi ha partecipato oggettivamente a più di un incontro pubblico sui Piani di Localizzazione, nonché all’Avv. Ettore Corsale che altrettanto oggettivamente ha rappresentato l’associazione di categoria e le ditte che hanno fatto ricorso al TAR.

 

Nel presupposto del rispetto sempre della verità del fatto non si può ritenere corretta l’accusa che è stata scopertamente portata affermando che “il cerchio si è ormai chiuso” come risposta data alla domanda sul perché  “anche Clear Channel è ormai entrata nel mirino dei vari commentatori” e ci sia ad ogni modo “una sete di vendetta che riteniamo indirizzata nella direzione sbagliata”.

 

Riteniamo non rispondente al vero e del tutto strumentale, se non addirittura diffamatoria, l’affermazione secondo cui ”rimane fuori una sola azienda che, peraltro, è l’unica concessionaria a non aver fatto ricorso contro il regolamento, a non aver partecipato a nessuno (tranne uno) degli incontri presso i municipi, a non aver mai partecipato alle riunioni preparatorie del PRIP presso la Commissione Commercio allora presieduta da Corsetti.”

 

Senza dovere prendere le difese di nessuno, si può comunque affermare con assoluta oggettività che a fare ricorso contro il nuovo Regolamento di Pubblicità (ed anche contro il PRIP) non sono state tutte le aziende operanti a Roma né tutte le associazioni di categoria, come ad esempio l’A.A.P.I., e si può sostenere con altrettanta oggettività che “l’unica concessionaria a non aver fatto ricorso contro il regolamento” ha fatto comunque bene, visto che la Seconda Sezione del TAR del Lazio con la sentenza n. 2283/2016 ha rigettato proprio tutte le censure portate contro il nuovo Regolamento di Ppubblicità in generale ed in particolare contro la scadenza del 31 dicembre 2014.

 

Non risponde al vero l’accusa che questa sola azienda sia stata l’unica a non aver partecipato “a nessuno (tranne uno) degli incontri presso i municipi”, dal momento che a tutti i 13 incontri pubblici fin qui svolti non hanno mai partecipato né le associazioni di categoria A.A.P.I. ed I.R.P.A. né la totalità delle ditte da loro rappresentate, ad eccezione proprio di CLEAR CHANNEL.

 

Non risponde al vero nemmeno l’accusa portata ossessivamente a quest’unica azienda di “non aver mai partecipato alle riunioni preparatorie del PRIP presso la Commissione Commercio allora presieduta da Corsetti”, dal momento che era presente alla riunione congiunta tra Commissione Commercio e Commissione Bilancio che si è tenuta il 1 luglio del 2014.

 

Siamo in conclusione anche noi disponibili ad un “tavolo tecnico di confronto”, che abbiamo peraltro già avuto modo di tenere per ben due volte (il 28 maggio 2013 ed il 12 novembre 2013), ma alla imprescindibile condizione di cercare di concordare congiuntamente tutte le possibili modifiche ed integrazioni utili a migliorare i Piani di Localizzazione in modo da consentire una convenienza economica ed una conseguente appetibilità a tutti i futuri bandi di gara.

 

Dichiariamo fin d’ora tutta la nostra indisponibilità invece ad un confronto che non solo sia mirato a far rifare ex novo i Piani di Localizzazione, ma che parta anche e soprattutto dalla dichiarata convinzione che sia del tutto inutile sperticarsi “a tirare per la giacchetta il Commissario per fargli mettere una toppa destinata a durare molto poco”.

 

La “toppa” di cui si parla è la richiesta fatta a Tronca dalle associazioni VAS, Bastacartelloni e Cittadinanzattiva di voler ottemperare alla sentenza del TAR con una deliberazione assunta nelle veci dell’Assemblea Capitolina che non è di certo “destinata a durare molto poco” (quand’anche impugnata al TAR): non può quindi assumere nella maniera più assoluta il significato di voler “tirare per la giacchetta il Commissario”, specie in un momento in cui è stata caso mai propria la CLEAR CHANNEL a chiedere un incontro con  lui.

 

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

 

 

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