L’assessore Coia “s’è svejatooo!”

Dopo 5 anni alla guida del commercio capitolino, l'assessore si ricorda che le OSP devono sbaraccare alla sera e mostra un caso risolto. Peccato che ve ne siano innumerevoli

Avete presente Ricciotto, il fido servitore del Marchese del Grillo che annuncia a tutto il palazzo il risveglio del Marchese?

 

 

Questa è l’immagine che ci è venuta in mente quando abbiamo letto uno degli utlimi post dell’assessore Coia sulla sua pagina facebook.

Il 20 luglio infatti Coia pubblica il seguente post (ma il video è del 16 luglio):

 

 

Passati i tre giorni concessi all’esercente per rimuovere la bancarella alla chiusura, l’assessore va a verificare che la cosa sia stata fatta e pubblica il seguente post:

 

 

Non male eh?

Chi non sapesse nulla di Roma potrebbe pensare che abbiamo un assessore con quasi i superpoteri, capace con la sola forza della parola di ottenere un risultato atteso da parecchi anni.

Eh sì, parecchi anni, e non i “mesi e mesi” di cui parla nel video l’assessore.

Quella bancarella infatti era lì, ininterrottamente giorno e notte, almeno dal 2012, come dimostrato dalle immagini dello Streetview di Google:

 

 

Anche il Coia è responsabile del commercio cittadino da molti anni, cinque per l’esattezza, dal 2016; prima come presidente della commissione commercio e poi direttamente come assessore al commercio. In realtà sul commercio a Roma è sempre stato lui a tenere le fila, tanto da costringere alle dimissioni Adriano Meloni, il primo assessore al commercio nominato dalla Raggi.

Ebbene in cinque anni il Coia si è sempre distinto come strenuo difensore degli ambulanti, a tal punto da far approvare nel 2017 una delibera, scritta di suo pugno e imposta all’Assemblea Capitolina, che ha praticamente cristallizzato il pur problematico commercio ambulante a Roma.

Non stupisce quindi che l’assessore non si sia mai accorto di quella bancarella che per moltissimi anni ha sequestrato lo spazio pubblico, così come delle tantissime altre che hanno fatto, e continuano a fare, lo stesso.

 

Deve trattarsi della versione 2.0 di Andrea Coia, quella che ha visto luce in occasione dell’incredibile conversione dell’assessore da convinto “No-Bolkestein” a “Sì-Bolkestein-tutta-la-vita“!

 

 

 

Meglio tardi che mai? Ma neanche per idea!?!

In questi cinque anni l’azione di Coia ha condannato Roma a tenersi situazioni di degrado che qualcuno aveva cominciato ad affrontare, addirittura perdendo l’occasione della Bolkestein per ristrutturare tutto il commercio ambulante, cosa a cui aveva cominciato a lavorare l’assessore Meloni.

 

Queste scenette ridicole del Coia dimostrano solo la pochezza della persona e il suo ennesimo tentativo di abbindolare qualche credulone, tentativo che sicuramente riuscirà con gli ancora tanti adepti del movimento (soprattutto quelli non di Roma).

 

L’unica cosa buona di questa altrimenti strampalata iniziativa dell’assessore è che finalmente anche lui porta alla luce un aspetto da sempre dimenticato delle occupazioni di suolo pubblico a Roma, ossia la previsione normativa di liberare i luoghi alla chiusura delle attività.

Questo vale per le bancarelle ma anche per tavolini, vasi  e arredi vari che invece vengono da tantissimi locali lasciati per le strade come se fossero dei magazzini.

 

All’assessore che pare appassionatosi alle bancarelle stanziali ci permettiamo di segnalare le due in cima a Trinità dei Monti, due indegni catafalchi che occupano in maniera permanente il suolo pubblico.

 

 

Inoltre ci aspettiamo un impegno simile dell’assessore nei confronti degli arredi dei locali lasciati in strada, a partire dai luoghi più significativi della città, come piazza Navona oppure piazza del Popolo, dove un noto locale ha requisito da anni lo spazio antistante con una fila continua di vasi.

 

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