La colpa è del vento ma non solo: l’assurda storia dei bandi per le potature

Alberi che cadono come birilli, rami che investono i passanti, cornicioni che si sbriciolano. Una giornata che ricorda molto da vicino la fine di ottobre del 2018 quando Roma fu paralizzata a causa del vento forte e dei tantissimi pini che rovinarono al suolo.

Anche ieri la capitale ha subito disagi gravi per le raffiche di vento che hanno superato i 50 nodi e che in certi momenti sembravano anticipare una tromba d’aria. Il vento così violento non è una caratteristica di Roma per cui è piuttosto prevedibile che la città si ritrovi impreparata. Dunque, sgomberiamo il campo dalle facili polemiche e da chi se la prende con la giunta Raggi per quanto è accaduto ieri e in parte durante la notte. C’è però da dire che la vita di molti alberi si sarebbe potuta salvare se solo l’amministrazione avesse iniziato in tempo il lavoro di potatura e messa in sicurezza che non ha saputo e voluto fare se non con ritardi ingiustificabili.

Prima di ricostruire la vicenda, vi mostriamo alcune foto scattate per le vie di Roma che rendono l’idea di quanto fragile sia il nostro territorio e il nostro patrimonio arboreo.

 

Questo pino gigante si è abbattuto sul muro di recinzione di un edificio in via di Villa Ada. Nella foto qui sopra si può vedere quanto le radici di un pino marittimo siano piccole in proporzione all’altezza del fusto e questo spiega la necessità di una maggiore manutenzione per questa tipologia di albero. A Roma ve ne sono moltissimi, la loro bellezza è parte del paesaggio storico e l’abbattimento come è stato fatto in via Appia Nuova stravolge i panorami e i profili cittadini.

 

Guardate come si è incastrato nel muro, segno di una forza spaventosa. E’ ovvio che se in quel momento fosse transitata un’auto o una persona, ora conteremmo altre vittime come quelle di Guidonia o di Capena.

Non distante da questa zona, anche alberi più piccoli non hanno retto alla furia del vento e ora sono in strada in attesa (chissà per quanto) di essere tagliati e rimossi. Per esempio questo qui sotto in via Panama.

Nella foto che segue invece un cipresso che ora è appoggiato alla recinzione del Parco Rabin, rendendo molto pericoloso il passaggio in quel punto.

A via Garibaldi un altro pino gigante è venuto giù e ora blocca la circolazione. Anche qui (foto Giorgio Carra) per fortuna nessun ferito.

 

E poi Casalotti, Casal del Marmo, Tuscolana, Monteverde. Insomma ogni zona della città deve fare i conti con la tempesta di ieri. Evitabile? Probabilmente no, ma sicuramente una corretta manutenzione avrebbe ridotto di molto i danni.
Coma mai siamo arrivati a questo punto? Il problema risiede sempre nella incapacità dell’amministrazione 5Stelle a fare i bandi. Roma ha ben 312.500 alberi che la rendono unica. Il Piano Regolatore di Teulada di Sanjust del 1909 aveva voluto le strade adornate di lecci, platani, tigli e soprattutto pini. Tradizione che fu proseguita durante il fascismo con la Cristoforo Colombo o la via del Mare. La città si è trovata nella prima decade degli anni 2000 con un patrimonio che stava arrivando a fine vita. Anche le piante, infatti, hanno il loro ciclo vitale e non resistono in eterno. Alcuni alberi erano da sostituire, altri solo da manutenere. Serviva dunque un censimento, una raccolta di dati che avrebbe chiarito quali erano ormai giunti allo stadio terminale e quali avrebbero proseguito la loro vita. Quel censimento iniziò durante l’amministrazione Marino e mostrò una situazione piuttosto seria. Dopo 85 mila monitoraggi, gli alberi pericolanti risultarono molti ma per tanti altri sarebbe bastata una potatura ad opera di tecnici specializzati.

Occorreva dunque dare il via ad una gara d’appalto ma prima l’assessore Muraro e poi l’assessore Montanari non furono in grado di trovare dei funzionari comunali che ne scrivessero una fatta bene. La prima versione del bando, pubblicata a fine 2017, fu ritirata perché non conforme al codice degli appalti (!)

Un anno dopo, il 16 novembre del 2018, la Sindaca Raggi tornò a parlare di questa gara assicurando che era in dirittura d’arrivo. I soldi sono ancora nel cassetto, più di 8 milioni di euro, ma della gara nessuna traccia. Nel frattempo l’assessore Montanari se ne è andata lasciando nelle mani del suo successore una patata bollente che difficilmente potrà risolvere in pochi giorni.

Ma non basta: il bando per la manutenzione del verde orizzontale (giardini, aiuole, etc) sembrava dare i primi frutti. Dallo scorso 19 novembre, infatti, le 5 ditte vincitrici hanno cominciato a lavorare sebbene il loro contratto non sia stato ancora firmato. Sembrava si trattasse di un ritardo di pochi giorni per cui il Campidoglio ha comunque dato il via alle 5 ditte, data la situazione di devastazione di ville e giardini. Ebbene sono passati 3 mesi e da allora i contratti non sono stati firmati e – giustamente (!) – le imprese vogliono essere pagate. Ma la tesoreria non può pagare in assenza di un contratto regolarmente firmato e così tra pochi giorni è probabile che anche queste imprese incroceranno le braccia. Un vero capolavoro di cattiva amministrazione.

 

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