La battaglia di Paolo per salvare i pini di Saxa Rubra e non solo

L'ennesima minaccia per i pini di Roma costringe i cittadini a sopperire alle carenze dell'amm.ne, mentre si sono perse le tracce del Regolamento del Verde

Ieri la cronaca romana de La Repubblica ha parlato della battaglia che Paolo Salonia, un cittadino abitante a Saxa Rubra, sta portando avanti da mesi contro la cocciniglia tartaruga, il parassità che ha infestato oltre 500 pini in quella zona e li sta portando alla decimazione.

Il problema in realtà riguarda tutti i pini di Roma, visto che il parassita è stato rilevato in diverse parti della città, e sta ora rappresentando l’ennesima prova di come il verde urbano a Roma sia essenzialmente fuori controllo.

L’esperienza di Paolo sta infatti dimostrando come l’inazione degli amministratori pubblici, lo scarico di responsabilità e il mancato ascolto dei cittadini attivi da parte delle istituzioni rischiano di condannare a morte i pini di Roma per mano di questa cocciniglia.

Per affrontare quella che lui considera un’emergenza ambientale, ma anche paesaggistica e culturale, Paolo propone iniziative su un doppio binario. Da una parte sollecita l’amministrazione capitolina affinché venga finalmente portato in Assemblea Capitolina e approvato il regolamento del verde, passato in Giunta Capitolina all’inizio del 2019 e dato poi per disperso nei cassetti dell’assessore Fiorini; tale regolamento disciplina anche gli eventuali interventi fitosanitari da effettuarsi sugli alberi, mettendo fine alla confusione che regna al momento.

Nell’immediato però, non potendo aspettare i tempi della burocrazia pena la perdita degli oltre 500 pini di Saxa Rubra, Paolo si è fatto promotore di un’iniziativa privata per provvedere alla cura degli alberi. Si tratta dell’ennesima supplenza che i privati devono attuare per sopperire all’assenza dei dovuti interventi pubblici.

 

Riportiamo di seguito il testo che Paolo ha inviato ad un indirizzario ampio di cittadini e associazioni per condividere la sua iniziativa e aggregare ad essa quante più persone possibile. La cocciniglia è stata definita il nuovo nemico dei pini ma Paolo comincia proprio confutando questa affermazione.

 

In verità, la cocciniglia tartaruga – anche se odiosa e criminale – si limita semplicemente ad agire come Madre Natura l’ha programmata, non fa nient’altro che assolvere il suo – pur se assassino – compito biologico.

Il vero nemico, o meglio, i veri nemici sono tutti coloro che non svolgono il compito per il quale sono pagati con i soldi dei cittadini: i Direttori dei Dipartimenti Tutela Ambientale della Regione e del Comune, gli Assessori all’Ambiente della Regione, del Comune, dei Municipi, la Sindaca Raggi, il Presidente Zingaretti, tanto per limitarci a qualche esempio. Potremmo tranquillamente scendere giù per gli organici o salire di livello e pensare in grande, al Ministero dell’Ambiente ma non solo. Costoro potevano – e dovevano – intervenire e invece dove sono?

Si, perchè non è che ci troviamo di fronte alle “dieci piaghe d’Egitto”, l’improvvisa punizione divina contro noi peccatori, bensì ad una invasione proveniente dai Caraibi, presente in Italia dal 2015 e che ha già devastato, indisturbata o quasi, Posillipo, Pompei ed altri luogi ameni in giro per quello che una volta era il Bel Paese.

E invece, a fronte di un disastro ampiamente annunciato, i nostri “amministratori” (sintetizzo con un unico termine per non ripetere l’elenco sempre parziale, unificando politici tecnici nani e ballerine) non agiscono, non parlano, non rispondono ai cittadini. Totalmente assenti, inani, muti, nascosti.

Vi racconto la situazione a Saxa Rubra.

Sono un cittadino qualunque, credo con un tasso di senso civico un po’ superiore alla media e ancora (molto) capace di indignarmi. A fronte di quanto sta accadendo ho cercato di “darmi da fare”, ad oggi ancora inutilmente, ma non desisto.

Abito a Saxa Rubra, quasi dentro il Parco di Veio, praticamente all’interno di una (ex) pineta, in una zona a bassissima densità residenziale. Verso la fine della primavera mi sono accorto che i pini cominciavano a dare evidenti segni di sofferenza e, non esattamente esperto della materia, ho iniziato a studiare arrivando a consolidare l’ipotesi trattarsi di un attacco della cosiddetta “cocciniglia tartaruga”, nome scientifico Toumeyella parvicornis (ipotesi, ahimè, confermata).

Immediatamente ho ritenuto di farmi parte diligente e, dagli inizi di luglio ho preso ad investire del problema diversi soggetti che, a mio avviso, ricoprono evidenti responsabilità e ruoli affinchè affrontassero la situazione con interventi (sperabilmente) risolutivi: dal Parco di Veio ai Dipartimenti Tutela Ambientale del Comune e della Regione Lazio, dall’ARPA all’Assessore all’Ambiente del Municipio XV e molti altri ancora. Ho anche avuto un lungo scambio telefonico con il Presidente del Parco di Veio che si è detto non responsabile per questa tipologia di problemi, così come alcuni scambi epistolari con l’Assessore all’Ambiente del Municipio di appartenenza, il XV (totalmente improduttivi dal punto di vista di azioni sul terreno. L’Assessore, al solito, si dice non responsabile. Viceversa, leggendo lo Statuto del Comune di Roma, molto chiare e nette sono le responsabilità degli Assessori Municipali. Così come il neo-Presidente del Parco di Veio mi telefona per dirmi che “no, lui non ha alcuna responsabilità sulla manutenzione dei pini del Parco”….e intanto anche questi si stanno decimando!!!).

Nessuna risposta, mai, neanche alle email successive con le quali ho reiterato insistentemente la richiesta di interventi tempestivi prima che il danno diventasse irreversibile. Niente, al di fuori di un ostinato silenzio, o di qualche inutile ragionamento dell’Assessore Municipale sulle “proprietà e responsabilità” (particelle catastali et similia, come noto estremamente cogente a fronte di fenomeni di natura ecologica primum define limes). Unica ed esemplare eccezione il Dott. Lancia, Dirigente del Servizio Fitosanitario della Regione Lazio che si è preoccupato di rispondere alle mia sollecitazioni, per altro confermando la mia infausta diagnosi. Ma gli interventi non dipendono dal Servizio, a quanto ho potuto capire.

Per non farmi sopraffare da tanto pubblico attivismo, ho ritenuto di mettere in campo una serie di azioni tra loro coordinate, progetto complessivo anch’esso chiaramente esplicitato ai “decisori” destinatari delle mie email.

Inviando sempre tutto ad una mailing-list molto ampia perchè comprendente (quasi) tutti i residenti della zona, con la mia manifesta intenzione di coinvolgerli in una azione comune.

Ho dapprima proposto di concertare un’azione congiunta pubblico/privato, dando vita ad una sorta di task-force composta dalla stessa Amministrazione, e da quanti di noi privati avessero ritenuto di imbarcarsi nel sacrosanto salvataggio dei pini.

Ipotizzavo la stesura di un apposito Contratto tra la parte pubblica e le parti private nel quale stabilire con chiarezza il chi-fa-cosa e le relative ripartizioni di spesa (del tipo, come esempio probabilmente improprio, le ATS – Associazioni Temporanee di Scopo). Tra l’altro, scoprendo solo successivamente di avere proposto niente di diverso da quanto era stato previsto nel “Regolamento Capitolino del Verde pubblico e privato e del Paesaggio Urbano di Roma Capitale”, approvato il 16 gennaio 2019 su proposta del Direttore del Dipartimento Tutela Ambientale del Comune di Roma.

Tale Regolamento, considerata la rarità del documento, è stato fatto poi sparire dai radar, anzi definitivamente “TOMBATO” dall’Assessora comunale Laura Fiorini, insieme alla Sindaca Raggi, che lo hanno mitragliato con centinaia di raccapriccianti emendamenti.

Contemporaneamente ho preso contatti con il responsabile di una Ditta abilitata ad eseguire interventi di vario tipo per la manutenzione ordinaria e straordinaria del verde, orizzontale e verticale, pubblico e privato. Nello specifico del quale stiamo trattando, questa Ditta, avendone le riconosciute competenze, ha eseguito numerosi interventi di endoterapia sui pini domestici afflitti dalla stessa cocciniglia tartaruga in zone a sud di Roma, conducendo una serie di sperimentazioni insieme a ricercatori e tecnici dell’Università Federico II di Napoli.

Non riesco a comprendere (nè ad accettare) come ci si possa attardare su questioni burocratiche, catastali e relative alle proprietà, o trincerarsi dietro irresponsabili silenzi, quando la natura e la sue dinamiche biologiche ci dovrebbero imporre tempistiche e approcci ecosistemici.

Considerando l’attuale vergognosa assenza di riscontri da parte del Comune, del Municipio e della stessa Regione (solamente i privati rispondono, dicendosi anche disponibili a contribuire ad eventuali spese pur di garantire un intervento sulle piante), ho deciso di puntare direttamente sull’intervento totalmente privato, iniziando, non senza difficoltà, il tam tam mediatico.

Da una parte per contribuire a rendere nota questa sciagura della cocciniglia tartaruga che velocemente sta diventando un problema ecologico molto serio per tutta Roma, dall’altra per denunciare il colpevole comportamento dei politici, tecnici, dirigenti, amministratori che non fanno il loro dovere, non degnandosi di rispondere (neanche per buona educazione).

Inizialmente affidandomi ad un giornale online molto seguito a Roma nord (https://www.vignaclarablog.it/2020080394176/saxa-rubra-solitaria-battaglia-killer-pini/comment-page-1/#comment-220905).

Subito dopo riuscendo ad avere un “lancio di agenzia” di ADNKRONOS (https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2020/08/09/roma-comitati-cittadini-mobilitati-salvare-pineta-saxa-rubra_5jK2sLfppaRdovxxrmMEIO.html) purtoppo scarsamente ripreso dalla stampa romana.

Alcuni giorni fa, ho eseguito un accurato e approfondito sopralluogo dell’intera zona a Saxa Rubra, insieme al proprietario della Ditta citata affinchè questa possa redigere un preventivo il più analitico possibile.

L’area che abbiamo esaminato è sufficientemente vasta poiché, come mi è stato confermato dagli agronomi, non ha alcun senso fare un trattamento di endoterapia su un numero parzialissimo di alberi all’interno di un’area dove totale è la diffusione del parassita. Il numero totale dei pini da sottoporre ad endoterapia è di 501 piante.

Si tratterà di passare, poi, ad una fase di confronto tra tutti i residenti, organizzando una sorta di assemblea pubblica al fine di decidere come procedere operativamente.

Innanzitutto stabilendo quale potrebbe essere il periodo migliore per ottimizzare l’intervento di endoterapia in relazione al ciclo biologico delle cocciniglie tartaruga, valutando le diverse problematiche normative.

Discutendo, inoltre, sul tipo di organizzazione che riteniamo utile per raggiungere l’obiettivo, sugli aspetti “amministrativi e contabili”, ecc.

In buona sostanza, l’idea è quella di dare vita ad un intervento civico che, a mio avviso, si configura come esercizio del fondamentale diritto costituzionale sancito dall’Art. 118 della Costituzione sulla “sussidiarietà”. In verità, nel caso specifico, il nostro intervento andrebbe a sanare la colpevole inazione della Pubblica Amministrazione (Stato, Regione, Provincia, Città Metropolitana, Comune, Municipio).

Considerando inoltre che la situazione a Saxa Rubra, purtroppo, non è isolata, vorrei riuscire a creare un vasto movimento d’opinione attraverso la formazione di un network di associazioni, per affrontare con intraprese analoghe l’emergenza in tutta la città, mediante forme di comunicazione alle diverse associazioni con le quali sono già in contatto (dalle più piccole alle più blasonate). Anche per riuscire ad organizzare una class-action contro i cosiddetti “decisori” (ir)responsabili, denunciandoli anche alla Corte dei Conti per danno erariale (quali saranno i costi per il taglio di migliaia di piante, per la discarica speciale e a norma di legge della legna infetta tagliata, il danno ambientale, paesaggistico e culturale, le necessarie ripiantumazioni di nuovi alberi, ecc. ecc.), oltre alle normali “omissioni di atti d’ufficio”.

Ritengo siano persino ridicoli i proclami del Presidente Zingaretti sul rilancio del “Progetto Ossigeno” finanziato con 10 milioni di € per piantare sei milioni di nuovi alberi. Sappiamo bene come funzionano queste operazioni: dopo i primi 3000 (ad essere ottimisti) inaugurati con fascia tricolore, vescovi e cardinali e tutto il resto della pompa magna al seguito, come finirà il progetto Ossigeno?

La proposta allora è quella di utilizzare una parte dei fondi del Progetto Ossigeno della Regione Lazio con il concetto di “salvare l’esistente prima di piantare nuovi alberelli che poi verrebbero abbandonati al loro destino privi di manutenzione”.

Ancora più insopportabili queste mancanze di intervento pubblico quando ci si imbatte in uno dei tanti documenti di “buoni propositi”. Come quello predisposto da una dottissima Commissione istituita dal Ministero dell’Ambiente – Comitato per lo Sviluppo del Verde intitolato “STRATEGIA NAZIONALE DEL VERDE URBANO “Foreste urbane resilienti ed eterogenee per la salute e il benessere dei cittadini” del 2018 (https://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/comitato%20verde%20pubblico/strategia_verde_urbano.pdf).

Estremamente interessante, ancora di più se alle parole fossero seguite azioni coerenti.

Per esempio, già a pagina 16 è possibile leggere: “…Del resto, convogliare risorse verso precisi obiettivi di sostenibilità urbana, conviene, anche dal punto delle grandezze di ordine economico. Basti pensare che, pur essendo variabile dipendente da numerosi fattori, anche il valore degli immobili – ad esempio – secondo gli studi dello U.S. Forest Service può incrementarsi, in presenza di aree coperte da vegetazione arborea, sino al 20%.

La presenza di piante non solo aggiunge valore alle abitazioni direttamente interessate dalla presenza degli alberi, ma anche a tutte quelle poste nelle zone adiacenti. E questo non solo per ragioni estetiche, ma anche grazie alla percezione di vivere in un ambiente più salubre.…….. manutenere il verde pubblico…….certamente ha un costo. Ma non è affatto detto che tale costo debba essere sostenuto, in tutto o in parte, dal bilancio dell’ente locale. …….Attraverso il ricorso alle diverse forme normativamente ammesse di partenariato, infatti, si può sollevare da detti oneri, in tutto o in parte, il bilancio dell’ente locale. Così è per l’ “adozione” di aree verdi da parte di aziende-sponsor………Così è, ancora, laddove ad adottare un’area verde siano comitati o associazioni fra cittadini…….un modello di governo del verde urbano che è anche un modello di governo del bilancio pubblico…….”.

Così purtroppo non sta accadendo a Roma e l’intera città si trova in uno stato di reale pericolo.

Il danno è sicuramente ambientale, ancor più paesaggistico e culturale.

Infine, non possiamo dimenticare gli obblighi che investono i singoli Paesi e che derivano dalla Carta di Aalborg sulle Città Europee, dall’Obiettivo 11 dell’Agenda 2030 sulla sostenibilità e dalla New Urban Agenda Habitat III dell’ONU, dalle Raccomandazioni UNESCO sull’Historic Urban Landscape (solo per citare i documenti internazionali più importanti).

(https://www.minambiente.it/normative/carta-di-aalborg-carta-delle-citta-europee-uno-sviluppo-durevole-e-sostenibile-aalborg; https://sdgs.un.org/goals/goal11; http://habitat3.org/wp-content/uploads/NUA-English.pdf; https://whc.unesco.org/en/hul/)”

E’ mia opinione che l’intera situazione andrebbe sottoposta all’attenzione degli Organi Internazionali.

Dichiarandomi a completa disposizione per qualsiasi approfondimento, concludo chiedendo la partecipazione attiva di tutti al fine di creare insieme il network del quale scrivevo.

Confido di riuscire a portare a compimento il “progetto Saxa Rubra”. Questo potrebbe rappresentare un reale modello possibile di intervento privato su beni comuni (quindi pubblici), che sia poi esportabile in altre zone di Roma.

Solamente riuscendo a formare un fronte comune potremo contribuire a salvare questa città, il suo patrimonio arboreo, il suo paesaggio, la sua identità, la sua cultura.

Credo si tratti di una battaglia di civiltà.”

 

 

Un’ultima parola nostra sul Regolamento del Verde che ancora attende di essere approvato.

Quella che segue è la dichiarazione rilasciata da Virginia Raggi il 17 gennaio 2019, dopo l’adozione in Giunta del Regolamento: “Un risultato storico per Roma. Abbiamo approvato in Giunta il primo Regolamento del Verde e del Paesaggio Urbano di Roma Capitale, frutto di un intenso lavoro partecipato e condiviso con associazioni e addetti ai lavori, che ringrazio per l’impegno e la passione. 67 articoli suddivisi in 5 capitoli per definire principi, criteri e norme per la cura, lo sviluppo e la manutenzione dell’immenso patrimonio verde della città, pubblico e privato. Un’ampia parte del testo è dedicata agli strumenti di partecipazione del cittadino alla cura del verde: adozioni, donazioni, sponsorizzazioni e patti di collaborazione. Siamo convinti che i risultati si ottengono insieme, per questo la collaborazione e il dialogo tra cittadini e Amministrazione deve continuare ad essere centrale. Ora proseguiamo spediti con l’iter autorizzativo fino all’approvazione definitiva in Assemblea Capitolina

 

Ora proseguiamo spediti …“, scriveva il sindaco, ma passati ben 17 mesi il Regolamento appare ancora ostaggio dell’assessore Fiorini, la quale pur essendo incompetente in materia ha voluto rimettere in discussione un lavoro enorme svolto in collaborazione tra gli uffici ed i cittadini.

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