Il superamento della cartellopoli romana è nelle mani della commissione commercio

Audizione delle associazioni cittadine che da anni lottano per la regolamentazione. Nelle scorse settimane erano intervenute anche le imprese. La riforma riprenderà il suo cammino?

Dal 2014 Roma ha una riforma degli impianti pubblictari approvata dall’Assemblea Capitolina e solo da applicare. Tale riforma prevede meno impianti ma più decorosi, maggiori incassi per il Comune, ma soprattutto la possibilità di fornire servizi parzialmente sovvenzionati dagli introiti degli impianti.

È il caso, ad esempio, del servizio di bike sharing, espresamente previsto dalla riforma del 2014, sul genere di quello che da quindici anni (QUINDICI ANNI!?!) è presente a Parigi e da quattordici anni (QUATTORDICI ANNI!?!) a Milano.

La riforma fu promossa e approvata dall’amministrazione di Ignazio Marino, con grandi meriti dell’assessore Marta Leonori, ma l’improvvisa interruzione di quella consiliatura ne bloccò l’attuazione.

Purtroppo l’amministrazione successiva, guidata dalla sindaca Raggi che la riforma nel 2014 la votò da consigliera di minoranza, non ha sostanzialmente fatto nulla nei cinque anni di mandato, per cui oggi, nel 2022, sui cartelloni pubblicitari, Roma si ritrova ancora nella cartellopoli di otto anni fa!?! (da ricordare che oltre alle gravissime responsabilità della maggioranza M5S, nella passata consiliatura si dovette registrare la totale assenza sul tema anche di tutte le forse di minoranza, incluso il PD).

 

Riutilizziamo l’incipit scritto in un post dello scorso luglio per dar conto di una nuova seduta della commissione commercio dell’Assemblea Capitolina, dedicata al tema della riforma degli impianti pubblicitari e tenutasi lo scorso giovedì 8 settembre (a questo link la registrazione completa della seduta).

Quella di giovedì è stata una nuova seduta della commissione dedicata ai cartelloni, dopo che in precedenti occasioni era stato sentito il Dipartimento Commercio (era stata invitata l’assessore Lucarelli che però ha mandato in sostituzione il Direttore Francesco Paciello) e i rappresentanti di alcune ditte pubblicitarie.

Nell’ultima seduta sono state invitate ed audite le associazioni di cittadini che più si sono impegnate negli anni per superare la giungla dei cartelloni a Roma: “Verdi Ambiente e Società”, rappresentata dall’arch. Rodolfo Bosi, “Basta Cartelloni – Francesco Fiori”, con Filippo Guardascione e infine Diarioromano, rappresentato dal sottoscritto (Roberto Tomassi).

 

Ha esordito il nostro Filippo Guardascione facendo una veloce panoramica sulla vicenda “Cartellopoli” a Roma e spiegando il ruolo decisivo svolto da alcune associazioni di cittadini, le quali, oltre a mantenere viva la protesta per una situazione inaccettabile, si sono fatte parte attiva nel processo di cambiamento, prima promuovendo una delibera di iniziativa popolare sostenuta da oltre 12.000 cittadini e poi collaborando con l’amm.ne capitolina alla scrittura del Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari (PRIP).

Filippo ha ricordato lo stallo della riforma dal 2014, quando fu approvata dall’Assemblea Capitolina, e paventato il rischio che anche nella nuova consiliatura si continuino a sollevare obiezioni, dubbi e ricorsi amministrativi contro la riforma al solo scopo di bloccarne l’attuazione. Di ricorsi a TAR e Consiglio di Stato la riforma ne ha collezionati ben 56, vincendoli praticamente tutti, e dimostrando così di essere un lavoro ben fatto che aspetta solo di essere finalmente attuato.

 

L’intervento del sottoscritto ha riguardato un aspetto particolare della riforma, ossia la previsione di introdurre un servizio di bike sharing a postazione fissa finanziato da una serie di circuiti pubblicitari.

Ho ricordato che una simile modalità di bike sharing è presente in praticamente tutte le grandi città europee (a Parigi da 15 anni, a Milano da 14) e consente sia di estendere il servizio a gran parte del territorio cittadino, sia di prevedere tariffe tali da consentire un utilizzo quotidiano dei mezzi (ad esempio con la prima mezzora gratuita). Un tale bike sharing inoltre si sposa perfettamente con eventuali sistemi a flusso libero, come quelli previsti dalle recenti linee guida approvate in Giunta Capitolina, offrendo all’utenza una maggiore copertura territoriale e diverse opzioni di utilizzo.

Anch’io ho chiesto di smetterla con le troppe obiezioni strumentali che ascoltiamo da anni, tipo quella che sarebbe meglio assegnare il servizio ad ATAC invece che a privati tramite bando (ricordando che fu proprio ATAC ad affossare definitivamente la sperimentazione introdotta dal sindaco Veltroni), oppure che questo genere di servizi a Roma sono destinati a fallire; la verità è che il bike sharing sovvenzionato dagli impianti pubblicitari ha dimostrato di funzionare in tutto il mondo e Roma non può fare eccezione a tale regola.

Ho voluto quindi segnalare il totale silenzio della Giunta capitolina su questo tema, con l’assessore al commercio Lucarelli che non ha mai risposto a nessuna delle sollecitazioni inviategli e l’assessore alla mobilità Patanè che si è detto interessato al bike sharing ma ha rimandato alla competenza del commercio. Infine ho concluso dicendo al presidente della commissione che il destino della riforma degli impianti pubblicitari, e quindi della possibilità di avere a Roma un sistema di bike sharing sovvenzionato, è nelle mani della sua commissione e dell’Assemblea Capitolina: se vogliono consentire finalmente un passo avanti a Roma devono solo guidare gli uffici e l’Assemblea affinché vengano compiuti gli step necessari ad indire i bandi per l’assegnazione dei circuiti pubblicitari; se invece decideranno di ascoltare le tante sirene che propongono modifiche o migliorie, si prenderanno la responsabilità di un nuovo rinvio della riforma alle calende greche.

 

C’è stato infine l’intervento dell’arch. Bosi, in rappresentanza di VAS, che, come sempre, è stato estremamente tecnico e quindi difficile da sintetizzare.

Si può dire che l’arch. Bosi ha cercato di rispondere ad alcune delle obiezioni che sono state sollevate di recente contro la riforma, in particolare da alcune ditte pubblicitarie, ed ha prefigurato alcune possibili soluzioni per superare l’impasse creato da una recente sentenza del TAR. Tale sentenza non inficia il merito della riforma, ma mette in discussione la quantificazione del canone che devono pagare i concessionari, rendendo impossibile, a detta di qualcuno, il procedere con i bandi. L’arch. Bosi ha suggerito un modo per ovviare a tale inconveniente e comunque ha messo a disposizione un resoconto scritto del suo intervento accedibile al link seguente.

 

La seduta della commissione è dovuta terminare a causa di altro impegno del presidente, ma lo stesso ha preannunciato di volerne organizzare una ulteriore, sempre con le stesse associazioni, per andare più in dettaglio sugli aspetti tecnici che al momento sembrano bloccare l’attuazione della riforma.

 

Per il momento non possiamo che prendere positivamente atto dell’impegno e della collaborazione dimostrata dal presidente Andrea Alemanni nel farsi carico di una vicenda che incredibilmente si trascina da otto anni.

Riconosciamo anche i meriti del consigliere Francesco Carpano che con interrogazioni e proposte di delibera sta sollecitando l’amministrazione capitolina a uscire dall’ambiguità in materia di impianti pubblicitari.

 

C’è purtroppo l’assenza totale del governo cittadino sul tema, con il sindaco Gualtieri che non ha mai neanche menzionato la riforma degli impianti pubblicitari e lo stesso dicasi per l’assessore al commercio, Monica Lucarelli, che si sottrae al confronto sia con i cittadini, alle cui richieste neanche risponde, che con l’Assemblea Capitolina: rimane infatti ancora senza risposta l’interrogazione presentata a maggio dal consigliere Carpano dove si chiede a sindaco e assessori competenti se intendono “…  dare completa attuazione alla riforma dei cartelloni pubblicitari …“.

Continua ad essere incomprensibile una tale posizione, a meno di non pensare che il sindaco Gualtieri voglia proteggere il caos romano dei cartelloni, e per questo assume un’importanza decisiva l’iniziativa del presidente Alemanni.

Noi continueremo a fare la nostra parte e nonostante un indispensabile fondo di scetticismo, ispirato da lustri di impegno civico, speriamo davvero che questa sia la volta buona di mettere una pietra sopra a Cartellopoli.

 

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Una risposta

  1. E’ tutto deprimente e terribilmente inefficiente.
    La cartellopoli romana continua, anche se con meno ditte e virulenza.
    Bisogna spingere sul danno erariale che lor signori nella stanza dei bottoni, con la loro inattività nell’affrontare il banale problema, continuano a causare alle casse cittadine. Alle segnalazioni e multe della municipale raramente seguono azioni concrete di rimozione (che quando avviene è solo per cartelloni privi di codice, dopo breve reinstallati) e mai d’oscuramento o multa del committente, come pure previsto dai regolamenti….

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