Il piano industriale Ama è stato approvato. Ma è presto per dire se funzionerà

Il testo non è ancora disponibile. Molti investimenti sugli impianti, nuove spazzatrici e 600 assunzioni. Mancano i cassonetti presidiati e i dettagli sul porta a porta

Atteso da ottobre, il Piano Industriale di Ama è stato approvato solo in queste ore, con quattro mesi di ritardo, senza però la possibilità di essere esaminato a fondo. Il testo non è stato reso pubblico ma ne sono stati anticipati i contenuti attraverso un comunicato che riassume i punti principali. Si tratta di un documento di fondamentale importanza che diarioromano aveva più volte sollecitato. 

Il Comune di Roma ha approvato il proprio piano ad agosto (il cosiddetto Piano di Gestione dei Rifiuti) ma senza quello di Ama – che è il vero braccio operativo –  tutto resta sulla carta e non c’è alcuna possibilità di vedere qualche progresso nella pulizia e nello smaltimento. La lunga gestazione di questo documento lascia immaginare malumori e contrasti tra l’assessorato, l’azienda, i sindacati. Un’analisi più approfondita sarà possibile solo dopo aver esaminato il testo per ora limitiamoci a quanto annunciato nel comunicato.

In primo luogo il piano impegna Ama a svolgere una serie di attività da qui al 2028, quindi un piano quinquennale. Il che già fa pensare che nella migliore delle ipotesi – e cioè che tutte le previsioni teoriche diventeranno realtà – questo non darà i suoi frutti prima di cinque anni.
L’obiettivo principale restano gli impianti (termovalorizzatore e  biodigestori) che difficilmente vedremo attivi prima di 4/5 anni.

Nel frattempo il presidente Daniele Pace ha assicurato che “saranno ottimizzati i servizi dedicati al recupero dei rifiuti a bordo cassonetto; potenziate le attività di spazzamento e lavaggio meccanizzato su tutto il territorio“. Promesse che lasciano il tempo che trovano se non accompagnate da programmi concreti. Ama garantisce che questa sarà la volta buona grazie all’acquisto di 300 nuovi mezzi nel 2023 e l’assunzione di 600 lavoratori entro il Giubileo.

 

Raccolta differenziata. Ferma da troppo tempo ad un ipotetico 45,9%, deve raggiungere il 60% nel 2028 grazie ad alcune azioni principali:

  • otto nuovi centri di raccolta
  • nuovo “porta a porta” che raggiunga il 45% degli abitanti contro il 33 di oggi (eppure in molti quartieri dove era presente questo metodo di conferimento è stato eliminato)
  • sviluppo del sistema “a campana”, sono cioè quei cassonetti più comodi per gli operatori che ora sono presenti su viale Libia/viale Eritrea (foto sotto)
  • i container scarrabili sul modello di quello sperimentato a Tor Bella Monaca (a nostro avviso ha dato pessima prova ed essendo così grande invita a gettare tutto nell’indifferenziata)
  • potenziamento del 20% dei servizi alle utenze commerciali.

Quest’ultimo è uno dei nodi principali della mancata raccolta. Come abbiamo dimostrato, pubblicando un report riservato Ama, oggi si toccano punte bassissime di raccolta umido, vetro o cartone per negozi e ristoranti. Qualche sera fa abbiamo assistito al passaggio del furgoncino che avrebbe dovuto prelevare il cartone dai negozianti di via degli Scipioni: ebbene in tutta quella lunghissima strada, l’operatore si è arrestato solo due volte!?!

C’è poi l’introduzione di una raccolta specifica per i pannolini/pannoloni che potranno essere differenziati e la consegna dei tessili (oggi riservata solo ai cassonetti gialli spesso preda dei recuperanti).

I nuovi cassonetti a campana potrebbero essere diffusi in tutta la città

 

Infine il ciclo dei rifiuti. Oggi Roma spedisce fuori città migliaia di tonnellate l’anno ad alti costi mentre – secondo il piano – la capitale diventerà autosufficiente grazie al grande termovalorizzatore e otto impianti minori: due biodigestori per l’organico; due per carta e plastica; uno per i materiali assorbenti; uno per i tessili, uno per gli oli esausti e uno per i rifiuti da spazzamento.

Fin qui le previsioni mentre sembra mancare del tutto (anche se ne avremo miglior contezza dopo aver letto il testo) il presidio presso i cassonetti, una soluzione ottimale secondo molti esperti per evitare la confusione della differenziata.

Anche sul “porta a porta” il comunicato si limita a citare un incremento del 12% degli abitanti raggiunti ma non è chiaro se ci si riferisca al centro, alle periferie e quali modalità verranno scelte.

Nessun accenno poi alle quantità che dovranno essere trattate negli impianti. Come diarioromano ha già dimostrato più di una volta (senza alcuna smentita), la quantità di indifferenziata a regime non sarà sufficiente ad alimentare il termovalizzatore (che da solo digerisce 600 mila tonnellate l’anno), l’impianto “Waste to hydrogen” in costruzione (che ne mangia 200 mila l’anno), l’impianto regionale che nascerà tra qualche anno che ha bisogno di 250 mila tonnellate. Se l’obiettivo è raggiungere il 60% di differenziata, vuol dire che restano 620 mila tonnellate di rifiuti l’anno e non bastano. Il calcolo è il seguente:

Roma produce 1.550.000 tonnellate l’anno
Il 60% di differenziata sono 930.000 tonnellate
Rimanenza di indifferenziata 620.000 tonnellate.

I tre impianti per essere efficienti necessitano di 1.050.000 tonnellate.

Da dove arriveranno queste quantità non è dato sapere, almeno per il momento. Ecco perché occorre che il Piano Industriale Ama sia pubblicato al più presto nella sua interezza.


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Ancora aspettando il piano industriale di AMA, qualcosa non torna sui rifiuti a Roma | Diarioromano

 

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Una risposta

  1. Altre città pensano a come rimuovere i cassonetti. Qui a Roma vedo un continuo restiling e rilancio di cassonetti che inesorabilmente andranno ad aumentare il degrado stradale.

    Non dico sia possibile rimuoverli da oggi al domani, certo, ma una visione da seguire per il futuro di Roma sarebbe importante averlo.

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