Gli assistenti civici in strada e le guardie penitenziarie accanto agli anziani. Grande confusione nella politica

60 mila cittadini per vigilare le piazze della movida, mentre la polizia penitenziaria viene destinata all'assistenza sociale. Basterebbe invertire le cose per portare razionalità in un mondo impazzito

Le amministrazioni comunali stanno cedendo alla paura: è un dato di fatto che non si può negare. Se da una parte i cittadini stanno tornando alla vita normale mostrando senso civico e rispetto delle regole, dall’altra la politica teme il comportamento negativo di pochi e ritorna così a martellare con la propaganda dell’assoluto bisogno del distanziamento, come se questo fosse l’unico strumento di lotta al coronavirus.

Così la soluzione del governo è quella di affidare il controllo delle regole a un piccolo esercito di 60 mila uomini, arruolati con un bando che uscirà a breve ma senza ancora capire che tipo di formazione verrà data loro e in quanto tempo verranno impiegati nel territorio.

Saranno “assistenti civici”, come ha ribadito il Ministro Boccia, che cercheranno di far rispettare le regole con la forza del sorriso. Una frase propagandistica che fa storcere il naso: “Seh vabbè”, si dice a Roma.

Ma veniamo al punto. Quale sarà la loro distribuzione? Verranno impegnati nei parchi? Nelle spiagge? Nei centri storici svuotati di turismo e commercio? Oppure questi paladini ante litteram della lotta al coronavirus verranno destinati con il “sorriso” anche ai quartieri più disagiati, quelli con una forte tensione sociale dove anche le autorità faticano a far rispettare le regole? Li vedremo impegnati nelle zone della movida?

Di fronte le prime critiche, il Ministro ha ribadito che non avranno nessun potere di denuncia, nessun potere di sorveglianza, allora che senso ha arruolare persone la cui parola sarà priva di qualsiasi peso? Come faranno a far rispettare le regole? Di fronte a un rifiuto chiameranno le autorità competenti? Perché se così fosse equivarrebbe a una vera e propria ronda.

La suggestione è quella di pensare che assisteremo, invece, a un’ondata di foto e selfie di ragazzotti che con la loro casacca di “assistenti civici”, sorridenti e felici, dispersi di fronte a qualche monumento, ricorderanno di posizionare la mascherina fin sopra il naso a quelle poche persone che incontreranno.

In questa situazione surreale, come se non bastasse, a Roma si assiste a un paradosso che ha dell’incredibile. Ovvero l’iniziativa di impiegare la polizia penitenziaria della Capitale nella distribuzione di spese alimentari alle famiglie disagiate. Proprio in questi giorni, infatti, è arrivato l’accordo tra l’associazione “K9 Rescue” della Protezione Civile e la Polizia Penitenziaria di Rebibbia e Regina Coeli.

Nel progetto di “spesa sospesa” decine di poliziotti cercheranno di far sentire la loro vicinanza a queste famiglie nel tentativo di limitare l’emarginazione sociale che sta dilagando da mesi.

Volendo accettare per un istante la necessità di utilizzare la polizia penitenziaria in questa fase di ripartenza, sorvolando quindi sul problema delle carceri, del sovraffollamento e della carenza di personale, ci chiediamo per quale assurdo motivo la “polizia”, che già riceve un’adeguata formazione nel contrasto alle tensioni che nascono in realtà difficili, non possa essere impiegata nel rispetto delle regole del distanziamento e quindi ribaltando la situazione attuale proposta da Francesco Boccia, utilizzando questi 60 mila “assistenti” nella consegna degli alimenti, nella pulizia delle strade, in città in grave difficoltà come Roma, nell’assistenza agli anziani e molto altro.

Non si vuole e non si deve certo sminuire la portata dell’iniziativa dell’associazione “K9 Rescue”, che ringraziamo per il suo straordinario impegno in città.

Ma è doveroso segnalare come si stia manifestando un preoccupante corto circuito, tra una politica distante dalle vere esigenze dei cittadini e una popolazione che per il momento assiste inerme a tutto quello che le accade intorno, nella speranza che questa passività non sfoci in altro.

 


La foto dell’articolo e di copertina è tratta da il Messaggero

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