Ex Circolo degli artisti: l’edificio comunale chiuso dal 2015, in totale abbandono

Per 18 anni non fu pagato l'affitto al Campidoglio e nessuno fece controlli. La storia di possibili corruzioni e strani legami con la politica

 

E’ stato il tempio della musica e delle notti romane per un quindicennio ma dietro il mondo sfavillante del Circolo degli Artisti di via Casilina Vecchia si nascondeva abusivismo edilizio, evasione fiscale e interramento di rifiuti. Per quasi 18 anni, i gestori non hanno pagato neanche un euro di affitto al Comune che è proprietario dell’immobile e nessuno in Campidoglio, dai dirigenti ai Vigili Urbani, ha mai sollevato il problema.

Dal 2015 l’edificio del Pigneto è in condizioni di estremo degrado e si rischiano crolli. Per questo il 5 agosto scorso, in Assemblea Capitolina è stata approvata una mozione a firma dei consiglieri Giovanni Zannola (Pd) e Alessandro Luparelli (Sinistra Civica Ecologista). Chiedono che Ama provveda alla bonifica dei locali e che questi vengano assegnati tramite bando ad un nuovo gestore. Ma la storia è molto più complicata e vale la pena raccontarla dall’inizio, da quel lontano 1989 quando nacque la bella iniziativa del Circolo degli Artisti.

La prima sede, in via Lamarmora, in zona Termini, era inadatta al grande successo di pubblico, così nel 1997 il Circolo si traferì in via Casilina Vecchia 42, in una struttura di proprietà comunale. Il grande giardino e le due sale interne furono protagoniste del boom di questo locale che per la prima volta coniugava musica di qualità con eventi diurni di cultura. Un esperimento riuscito che fu la casa di fotografi d’avanguardia, musica di nuova generazione con esibizioni dal vivo di artisti di fama internazionale. Quei cantanti che prima si fermavano a Milano o Torino, adesso erano spinti a scendere fino a Roma perché la capitale finalmente disponeva di un posto adatto dove si faceva socialità oltre che musica.

A marzo del 2015 la notizia sconvolse i frequentatori del Circolo e il mondo delle notti romane. Un magistrato aveva apposto i sigilli al locale con accuse gravissime: i manufatti edili erano stati realizzati senza alcuna autorizzazione, nel terreno era stato seppellito amianto e la cooperativa dei gestori non aveva pagato le tasse. Inoltre erano state violate diverse norme ambientali e archeologiche. Vennero indagati il patron Romano Cruciani, molto vicino al Pd romano, un esponente della Polizia Locale e alcuni dirigenti del Partito Democratico di Roma.

Ma le indagini scopriranno qualcosa di ancora più grave perché in 18 anni il Circolo degli Artisti non aveva mai pagato neanche un euro di affitto al Comune di Roma, proprietario dell’immobile e anzi non esisteva proprio un documento, un atto di concessione, un contratto di affitto. Insomma Cruciani era entrato lì dentro e nessuno gli aveva mai chiesto conto, nonostante la sua Cooperativa fatturasse diversi milioni di euro l’anno.

 

Secondo la Procura e la Corte dei Conti, tra il mancato affitto e l’evasione fiscale, il danno per il Campidoglio e l’erario supera abbondantemente i sei milioni di euro. Possibile che in tanti anni gli uffici comunali non abbiano mai sollecitato il pagamento di un affitto o non si siano mai posti il problema? Possibile che nessuno abbia fatto una verifica, un controllo, un esame delle licenze?

La trasmissione di Rai3, Report, nel 2020 realizzò una approfondita inchiesta sul Corpo dei Vigili Urbani di Roma e tra le varie denunce riportò la testimonianza di un dipendente del Circolo degli Artisti. Ecco la citazione letterale di parte di quel servizio che può essere rivisto integralmente a questo link.

Daniele Autieri, giornalista di Report: “Dalle indagini emerge che per 17 anni il Circolo non ha pagato l’affitto al Comune di Roma. 17 anni di impunità, perché nessuno ha mai controllato che uno dei locali più frequentati della Capitale fosse in regola. E i pochi controlli venivano fatti spesso annunciati“.

Dipendente: “Certo, venivamo avvisati. Comunque là i Vigili erano di casa, una volta al mese facevamo la festa dei Vigili. Il locale era a loro disposizione”.

Il servizio conclude dicendo che nessun vigile è stato indagato per mancati controlli anche se notizie di stampa dell’epoca parlano di un agente sotto inchiesta. Fatto sta che la testimonianza del dipendente del Circolo è inquietante e mostra un legame davvero poco trasparente tra le forze di polizia locale e i gestori di quel locale che a loro volta erano vicini alla politica capitolina. Una matassa che dovrebbe essere sbrogliata e invece, a distanza di 7 anni, nulla si sa dell’esito di quella inchiesta e la possibilità che tutto finisca con un colpo di spugna per la prescrizione è molto concreta.

Resta l’edificio a testimoniare il glorioso passato e la decadenza presente. Un bene prezioso della collettività che ora dovrebbe essere risanato e destinato a scopi sociali e invece rischia di crollare da un momento all’altro. Al nome di questa rubrica, Città in rovina, sarebbe da affiancare Città Corrotta. Una storia triste, specchio della malagestio di troppi beni pubblici.


 

Per le precedenti puntate di Città in rovina, clicca qui

 

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