Disabili. Nuova condanna per Atac e Comune: troppe barriere

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Una sentenza del Tribunale Civile che è stata salutata con soddisfazione dalle associazioni di disabili. Sia l’associazione Luca Coscioni, che ha promosso il giudizio, sia altre organizzazioni romane ritengono che sia un precedente importante per la difesa di tutte le persone affette da disabilità che vivono nella capitale. Purtroppo, sentenze analoghe furono emesse già nel 2012 e nel 2014 ma da allora nulla è cambiato, anzi forse la situazione è perfino peggiorata. Per cui sperare che basti un giudice a cambiare le cose è pia illusione.

Ad ogni modo, l’ultimo provvedimento del Tribunale segna un altro punto a favore delle persone in carrozzina. Due giovani, in due momenti diversi, rimasero bloccati all’interno delle fermate metro Spagna e Flaminio.  Il mancato funzionamento degli ascensori e del servoscala li ha costretti per oltre un’ora all’interno delle stazioni senza possibilità di uscita. I due si sono rivolti all’associazione Luca Coscioni che fa capo a Radicali Italiani per sollecitare un intervento ed evitare il ripetersi di episodi simili. Dopo un’istanza al giudice, questi ha condannato Atac e Comune di Roma a risarcire i due disabili con una somma in denaro e a rimuovere tutti gli ostacoli al libero movimento delle persone in carrozzina.

Qualcosa di simile era successo nel 2012 quando sempre l’associazione Coscioni si era rivolta al giudice per gli impedimenti alle fermate dei bus. Marciapiedi inadeguati, pedane fuori uso e così via, provocarono una sentenza che costrinse Atac e Campidoglio a intervenire. Su 460 fermate prese in esame, solo 46 erano adatte ai portatori di handicap. Fu grazie a quella sentenza che negli anni successivi furono adeguati i marciapiede di via Cernaia, passeggiata di Ripetta, piazza Fiume, via Veneto e via dei Cerchi.

Nel 2014, invece, un’altra decisione del Tribunale condannò Roma Capitale per condotta discriminatoria nei confronti di un giovane disabile che era rimasto bloccato nella fermata Cinecittà della linea A. Il 14enne, in compagnia della mamma, dovette riprendere il treno e scendere ad un’altra stazione. Per quell’episodio Atac subì una condanna civile e si impegnò a rimuovere tutti gli ostacoli. Ma come si vede, gli ostacoli permangono perché i due giovani protagonisti dell’ultima sentenza hanno subìto lo stesso trattamento. Dunque non può essere il magistrato a risolvere un problema così profondo, ma occorre un intervento radicale dell’amministrazione. Il nuovo Disability Manager, incaricato pochi giorni fa dalla giunta Raggi, potrebbe partire da qui per la sua battaglia a favore dei portatori di handicap. Già passare in strada è un’impresa titanica a causa delle auto parcheggiati sugli scivoli, i marciapiedi dissestati, le bancarelle posizionate ovunque. Ma qualcosa si può fare subito almeno all’interno delle fermate metro, dove tutto dovrebbe essere studiato per permettere la mobilità di chiunque. Sebbene Atac abbia problemi strutturali profondi, non può dimenticarsi dei disabili. E’ un gesto di civiltà non rinviabile.

 

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