Dal M5S i primi temi per le elezioni comunali

Nella giornata di giovedì 11 scorso gli iscritti al Movimento 5 Stelle hanno votato i tre temi prioritari per il prossimo sindaco di Roma.

Le cosiddette “aree d’intervento” tra cui scegliere erano 11:

1) Il diritto alla casa

2) La mobilità e la manutenzione delle strade

3) L’emergenza rifiuti e la cura del territorio

4) La sicurezza

5) Il turismo

6) Le politiche sociali per le fasce più deboli

7) L’ambiente (come verde pubblico e spiagge)

8) L’architettura urbana dal centro alle periferie

9) La cultura

10) La trasparenza e lo stop agli sprechi

11) Nidi e scuole, più pubblico e sicurezza.

I tre temi più votati sono stati, nell’ordine: La mobilità e la manutenzione delle strade, La trasparenza e lo stop agli sprechi, L’emergenza rifiuti e la cura del territorio.

Ciascuna di queste aree d’intervento è descritta da una scheda informativa. Riportiamo di seguito le schede relative ai tre temi prioritari.

 

Mobilita.jpg

Qual è la prima voce di spesa di Roma Capitale? I trasporti con oltre 700 milioni di euro, seguita dai rifiuti con 521 milioni di euro su un totale di 4.6 miliardi.

Congestione, inquinamento atmosferico, incidenti stradali, stato fatiscente dei mezzi pubblici sono gli elementi negativamente distintivi della mobilità romana.

Per avere una fotografia della situazione basta un solo dato comparativo: oltre il 66,5% dei romani è “costretto” a spostarsi abitualmente in auto, a Berlino soltanto il 31%, a Parigi, il 17.

Il costo della congestione è di 2,3 miliardi di euro l’anno, quasi la
metà del costo complessivo di tutta l’Italia. Ne risentono ovviamente la spesa familiare per i trasporti a cui aggiungere i costi ambientali e sanitari derivanti dall’inquinamento.

Su 100 abitanti a Roma ci sono 72 auto circolanti, a Londra 36, a Berlino 35, a Madrid 32. Roma è la tredicesima città con più traffico al mondo, la quinta in Europa, la prima in Italia.

La velocità commerciale delle vetture del trasporto pubblico è la più bassa d’Europa: in media 15,4 km/h per Roma, 19,5 km/h per Berlino, 21 km/h per Madrid.

A Roma ci sono 14 km di rete metropolitana per milione di abitante, Milano 68, a Madrid 91 , Parigi 101,4, Londra 53. Le limitate, oltre che poco estese, piste ciclabili corrono lungo tracciati ad alto rischio di incidentalità. Manca un servizio di bike sharing ramificato ed efficiente.

A Roma si contano ogni anno 71 morti in incidenti stradali per milione di abitanti, il dato peggiore tra i capoluoghi di Regione in Italia. A Parigi 17, a Berlino 16.

I livelli di biossido di azoto o di PM10 e Pm 2.5 sono oltre i limiti indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per fare un esempio, i livelli di PM 10 consigliati dall’Oms sono di 20 microgrammi per metro cubo (media annuale). Roma nel 2014 ha avuto una media di 26,1 µg/m3 (dati Arpa Lazio). Tutto questo ha altissimi costi sanitari-sociali.

Questi anni sono stati utili per comprendere al meglio le criticità della mobilità romana. Ora tutti insieme, cittadini, esperti ed associazioni affronteremo e costruiremo le soluzioni per la Capitale d’Italia!

 

Trasparenza.jpg

Attuarla la trasparenza, oltre che decantarla, porta dei vantaggi oggettivi e molto più concreti di quanto si possa pensare. Significa controllare l’operato dei rappresentanti politici, riducendo automaticamente zone d’ombra, clientelismo e corruzione. Tutti fenomeni che producono un risparmio delle casse pubbliche. A Roma, grazie solo alla presenza del M5S, è stato possibile istituire l’osservatorio trasparenza col compito di vigilare sul Comune e le sue aziende controllate e partecipate.

Ma come si attua la trasparenza? Si attua vigilando attentamente sugli appalti come non è stato fatto sinora, Mafia Capitale docet. Si attua bloccando gli affidamenti diretti, dove è alta la possibilità che vi si annidino clientele e scambi di favore,

Pensare che solo nel 2014, secondo il bilancio della Guardia di Finanza, sono state 397, di cui 43 arrestate, le persone segnalate all’Autorità Giudiziaria per reati contro la Pubblica Amministrazione, tra pubblici funzionari e privati. Mentre per gli episodi di “mala gestione” sono stati 307 i segnalati alla Corte dei Conti per avere causato danni all’erario, per importi che superano gli 852 milioni di euro. In tale ambito, ammonta ad oltre 330 milioni il valore degli appalti pubblici irregolari intercettati, con la denuncia di 103 persone, di cui 5 arrestate, solo lo scorso anno.

E poi ricordiamo gli appalti pilotati nella sanità romana, il caso dell’Ospedale Sant’Andrea, gli appalti truccati del Giubileo, ma soprattutto quelli di Mafia Capitale sulla gestione delle emergenze: Rom e migranti.

Non solo. Le spese pazze del sindaco Marino e quelle di molti altri sindaci e soggetti istituzionali che in passato hanno transitato per il Campidoglio costituiscono un altro fronte su cui sollevare la nostra attenzione. Un bilancio open, aperto e trasparente per i romani è il minimo che si possa prevedere.

Le giunte Rutelli, Veltroni, Alemanno e Marino hanno prodotto miliardi di debito (secondo uno studio di Ernst&Young, oggi la Città Eterna presenta un disavanzo strutturale annuo pari a 1,2 miliardi).

Il risultato? Che i romani oggi si trovano nella situazione di pagare tasse elevate la cui entità non serve a finanziare i servizi erogati (la cui inefficienza è in aumento), bensì a coprire il buco di bilancio del Comune. Questo non dovrà più accadere!

 

Emergenza_rifiuti_e_cura_della_citta.jpg

Il sistema di gestione dei rifiuti a Roma si è basato per 35 anni su “un sodalizio criminale in grado di condizionare la pubblica amministrazione”. Le responsabilità di Comune, Regione e Provincia sono contenute nell’ordinanza con cui il Gip di Roma nel gennaio scorso ha rinviato a giudizio il monopolista privato Cerroni e molti suoi sodali. La successiva inchiesta “Mondo di Mezzo” (meglio nota come “Mafia Capitale”) ha completato il quadro, mostrando gli enormi danni arrecati dalla vecchia classe politica ai cittadini romani e all’ambiente in cui vivono.

Per decenni Roma ha smaltito i rifiuti gettandoli “tali e quali” (fino a pochi mesi fa senza una stabilizzazione preventiva che ne attenuasse l’inquinamento così come impone l’Europa dal 1999) nella buca più grande d’Europa: Malagrotta.

Uno studio indipendente del Politecnico di Torino ha certificato che la discarica di Malagrotta inquina e sta tutt’ora inquinando le falde acquifere della nostra città. Questo lungo monopolio ci lascia in eredità un’impiantistica obsoleta, fragile e rigida ed un’azienda pubblica come AMA succube sia del monopolista privato che del degrado dei partiti e della politica romana.

Nulle le politiche di riduzione del rifiuto, mentre la raccolta differenziata, seppur in aumento, è ancora insufficiente sia in termini quantitativi che qualitativi tanto che sono solo 700mila su 3 milioni gli abitanti serviti dal “porta a porta” e solo 1.5 milioni di abitanti sono serviti dalla raccolta su 5 frazioni.

Di conseguenza il materiale recuperato non viene sfruttato al massimo del suo potenziale economico. L’enorme quantitativo di rifiuto indifferenziato inoltre è tutt’ora pretrattato in impianti AMA sovraccarichi e quindi scarsamente manutenuti che stanno compromettendo la qualità del rifiuto ed aumentando i disagi per i cittadini che vivono nei pressi di questi impianti.

Le tariffe ed i costi che i cittadini romani hanno dovuto pagare in questo quadro di monopolio ed inefficienze diffuse sono salate. Il Consiglio di Stato ha verificato il sovradimensionamento della tariffa che AMA ha pagato al gestore privato per lo smaltimento. Oltre ciò ci sembrano scarsi i controlli effettuati dalla Regione Lazio che ancora oggi non ha aggiornato il suo piano rifiuti.

L’Ama è un carrozzone figlio di tangentopoli e parentopoli. La stessa Capitale ha una macchina amministrativa elefantiaca, la stazione appaltante più grande del Sud. Eppure, solo per consulenze esterne, l’Ama spende circa 3 milioni di euro l’anno. L’inchiesta Mafia Capitale ha fatto luce, e il processo ne farà ancora di più, sulle reali implicazioni di questi dati nella vita dei romani.

Di dato ce n’è uno però che può ritenersi già certo ed è stato diffuso proprio in questi giorni da Confartigianato: la regione Lazio, in cui Roma pesa per almeno il 50%, è anche quella dove il servizio di spazzamento e lavaggio strade costa più di tutte. Per l’esattezza, 42 euro e 48 centesimi per ogni cittadino. La media nazionale è di 22 euro e 39. La Confartigianato fa però osservare che il Lazio supera di oltre il 27 % la media nazionale per la tassa sui rifiuti e se la allineasse alla media nazionale, si risparmierebbero 760 milioni l’anno.

Noi abbiamo un compito difficile e ambizioso: voltare pagina. Resettare il legami con il monopolio di Cerroni ed i suoi impianti e tagliare ogni rapporto con faccendieri e politici compiacenti. Ridurre al massimo i rifiuti a monte con sgravi per politiche virtuose, aumentare in maniera esponenziale la raccolta differenziata attraverso l’estensione in tutta Roma della raccolta domiciliare, unico sistema che permette la tariffazione puntuale (più ‘ricicli meno paghi’) e massimizzare il recupero di materia a discapito dello smaltimento in discarica e dell’incenerimento. Necessario inoltre costruire isole ecologiche e di compostaggio, riconvertire gli impianti esistenti al recupero di materia e fare manutenzione.

Fondamentale per questo percorso, per una realtà difficile come Roma, sarà anche il contributo responsabile di ogni corpo sociale sano della nostra comunità e delle istituzioni europee e nazionali. Quest’ultime, seppur di colore politico diverso, non potranno lasciare sola la Capitale d’Italia per giochi di potere o indicibili difese di lobby dell’incenerimento o discariche. Nei prossimi mesi, tutti insieme, possiamo scegliere e costruire un nuovo futuro per Roma. Più pulito, più sano e soprattutto più economico per le tasche di tutti i romani.

 

 

Possiamo dire che se la scheda sui rifiuti contiene non solo una sintetica descrizione del problema, ma anche qualche utile indicazione su come lo si vuole affrontare (si parla infatti di riduzione nella produzione dei rifiuti, di decisa spinta verso la differenziata), le altre due schede si limitano ad una descrizione abbastanza generica dei problemi senza però fornire dettagli sulle possibili soluzioni.

Ciò non è buono perché i problemi cittadini e le loro cause scatenanti sono ormai stati squadernati in tutti i modi; quello che però ci si aspetta dagli schieramenti politici è il dare indicazioni chiare su quelle che possono essere le soluzioni, evitando di chiedere deleghe in bianco per poi non sapere che farsene una volta al potere.

La speranza è quindi che finalmente il M5S venga allo scoperto sulla sua proposizione politica per Roma, entrando nel merito delle questioni ed aprendosi anche a contributi esterni. Il rischio è infatti che per evitare di essere infiltrati da attivisti di altri schieramenti, il movimento finisca per fare a meno anche dei contributi che possono venire dai singoli cittadini e dalle associazioni.

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2 risposte

  1. sulla questione rifiuti il “programma” del M5S contiene alcuni errori d’impostazione.
    Ad esempio, allorchè si cita il compostaggio va precisato che gli impianti di trattamento del rifiuto umido, prodotto della raccolta differenziata, possono essere assai impattanti dal punto di vista ambientale, e che la maggior parte di tale frazione prodotta da Roma viene trattata da impianti collocati fuori della Provincia di Roma, ad esempio nella Valle del Sacco che ormai riceve circa 300.000 tonnellate all’anno di forsu ed umido proveniente dalla capitale, con effetti devastanti sul territorio.
    Se si vuole risolvere il problema dei rifiuti romani a danno dei territori limitrofi, bè….. non mi sembra né corretto né giusto.

  2. i 5 stelle sono uno dei misteri elettorali italiani! Da facili vincitori si sono completamente eclissati! Mai avrei pensato di vedere Orfini e Bertolaso cosi tranquilli e magari anche un pò spacconi !

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