Con Virginia Raggi la Polizia Locale di Roma sempre più a fondo

Storiacce di vigili sostanzialmente archiviate. Un corpo di Polizia acefalo e senza mandato, responsabilità del sindaco che dovrebbe almeno rimediare con le vittime dei soprusi. E stasera c'è Report!

Nei mesi di aprile e novembre del 2016 si verificarono due gravissimi episodi che viderono coinvolti alcuni agenti della Polizia Locale Roma Capitale.

Noi ne parlammo a fine 2016 descrivendo le due storie. Questa la prima, incentrata al Pigneto:

Un giovane abitante del Pigneto, stanco della totale impunità per le auto in sosta selvaggia, si rivolge più volte a “io Segnalo”, il servizio telematico della Polizia Municipale che raccoglie le denunce dei cittadini. I Vigili, invece di multare le macchine parcheggiate malamente, convocano il cittadino e lo intimidiscono per convincerlo a non usare più “io Segnalo”. Andrea racconta tutto al blog Romafaschifo e la vicenda viene ripresa da molti giornali e tv. L’allora comandante Clemente apre un’inchiesta interna e uno degli agenti viene sospeso dal servizio.

 

Questa invece la seconda storia così come ci venne raccontata dal cittadino direttamente coinvolto:

Le mie “controversie” con io Segnalo iniziano a metà marzo di quest’anno quando ricevo una chiamata da un numero anonimo che presentandosi come Comando Polizia Municipale mi chiede di andare sul posto perché la pattuglia non vede l’infrazione segnalata. Rispondo che non posso e la cosa finisce lì (da fatti accaduti qualche settimana dopo a un altro segnalatore, vedi Pigneto, ho capito il motivo di quella telefonata).

Qualche giorno dopo, verso mezzanotte, ricevo una chiamata da un numero privato sul cellulare che chiamandomi per nome e cognome mi minaccia di morte perché sa che io sono quello che chiama i vigili in zona, sanno dove abito e che macchina ho.

Il giorno seguente mi reco presso il comando della Polizia di zona per sporgere denuncia.

A maggio ricevo una multa “casualmente” notificata qualche giorno dopo la telefonata minatoria dove mi contestano di sostare in senso contrario a quello di marcia su strada a senso unico (l’indirizzo riportato sul verbale non è a senso unico ma a doppio senso di marcia).

I primi giorni di agosto ricevo una telefonata da una persona che si presenta come facente parte del comando della Polizia Municipale. Mi chiede il mio indirizzo di casa per farmi recapitare una raccomandata per ottenere il consenso al trattamento dei dati personali. Fornisco indirizzo pec ma ad oggi non mi è arrivato nulla (non credo sia molto complicato per loro reperire un indirizzo…).

I primi di settembre ricevo una telefonata da una persona che si presenta come facente parte del comando della Polizia Municipale. Mi chiede di non effettuare segnalazioni tramite “io Segnalo” (avevo fatto “ben” 6 segnalazioni) ma di utilizzare il fax. Alla mia osservazione: “Scusi c’è io segnalo e devo mandare il fax?”, mi informa che loro hanno pochi mezzi a disposizione perché in queste giornate di forte vento hanno pattuglie occupate in strada.

A fine settembre verso l’ora di cena citofonano a casa mia chiedendo di me e mi lasciano un biglietto intimidatorio attaccato al citofono con minacce di darmi fuoco a casa e alla macchina. Il giorno dopo mi reco nuovamente presso il comando Polizia di Stato a sporgere denuncia.

 

Ad integrazione di quanto scritto sopra, il protagonista ci ha fatto sapere che qualche mese dopo la citofonata incriminata è stato convocato al comando generale e denunciato per falso e interruzione di pubblico servizio per aver fatto 2 segnalazioni a distanza di poco tempo in 2 zone di Roma diverse. Egli ha spiegato che il problema era dovuto a mancanza di segnale internet nella zona quando ci era passato ma loro hanno ugualmente proceduto con la denuncia che poi è stata archiviata.

Pare anche che altri cittadini segnalatori abbiano subito denunce simili.

 

Riparliamo di quelle due brutte storie perché in questi giorni entrambe hanno visto un epilogo e in tutte e due i casi la cosa non ha avuto l’esito da noi sperato.

 

Nel caso del Pigneto, cinque agenti della Polizia Locale furoni rinviati a giudizio per omissione d’atti d’ufficio ed è dei giorni scorsi la loro assoluzione perché il danno procurato è stato ritenuto di non rilevante entità.

Non ci permettiamo di giudicare nel merito la decisione del giudice, ma sentir sminuire a tal punto un episodio che mina profondamente la fiducia che ciascun cittadino può riporre nel corpo di Polizia Locale a Roma ci appare incomprensibile.

 

Nel secondo caso a giudizio ci era finito il marito di una vigilessa, accusato di minacce aggravate nei confronti del cittadino reo di aver sovraccaricato di lavoro la moglie con le sue ripetute segnalazioni.

In questo caso l’esito del processo, sempre di questi giorni, è stato il patteggiamento di una pena di due mesi di reclusione da parte dell’imputato. Il reato a carico dell’aggressore è stato quindi riconosciuto, ma apparentemente non vi è stata nessuna censura per i comportamenti a dir poco sbagliati degli agenti di Polizia Locale.

L’autore delle segnalazioni non ha infatti solo subito le minacce da parte del marito della vigilessa, ma anche diverse telefonate di agenti della Polizia Locale che lo invitavano ad andarci piano con le sue segnalazioni, oppure a inviarle via fax (probabilmente perché così erano di più difficile tracciamento), oltre che una contravvenzione infondata e temporalmente collegata agli altri brutti accadimenti.

Non ci pare che qualcuno della Polizia Locale sia stato chiamato a rispondere di questi comportamenti che, se messi in atto da comuni cittadini, verrebbero giudicati molesti, ma se provenienti da forze dell’ordine dovrebbero essere censurati fermamente dai comandi delle stesse.

Uno dei fondamenti di uno stato di diritto è infatti il monopolio della forza da parte dello Stato, per fare in modo che essa venga applicata con la giusta fermezza ma anche con tutte le cautele del caso. Quando però i titolari di questa forza ne abusano in maniera evidente, violando essi stessi le norme che dovrebbero far rispettare, si crea un vulnus pericolosissimo che porta i cittadini a perdere fiducia nelle istituzioni. Da qui è facile imboccare la china della giustizia privata e del far west anche nelle questioni più spicciole di convivenza civile.

 

Non possiamo quindi che dirci profondamente delusi per l’esito di entrambe queste storie. In tutte e due i casi vi sono dei semplici cittadini la cui unica “colpa” sarebbe di aver a cuore le regole della civile convivenza e di cercare di vederle fatte rispettare. In entrambi i casi i cittadini non solo non hanno ottenuto il dovuto ascolto da parte di chi le regole dovrebbe farle rispettare, esperienza comune a quasi tutti i romani, ma addirittura sono stati intimiditi dagli agenti della Polizia Locale senza che nessuno intervenisse a loro difesa.

E chi mai avrebbe dovuto ergersi a difesa di questi cittadini?

 

Anzitutto il Comando Generale del corpo di Polizia Locale. Ricordiamo che al tempo del primo episodio il comandante era ancora il rimpianto Raffaele Clemente, che infatti aveva aperto un’inchiesta sull’accaduto e sospeso cautelativamente uno degli agenti. A giugno 2016 Clemente fu poi accompagnato alle dimissioni e il corpo riaffidato ad una risorsa interna che lo riportò alla vecchia normalità, annullando tutte le innovazioni che Clemente aveva introdotto. Al tempo noi prendemmo atto dell’ennesimo errore dell’amministrazione Raggi parlando della Polizia Locale come del problema numero uno della città di Roma.

Non si fanno gli interessi del corpo difendendo agenti che sbagliano, soprattutto perché così si dà un segnale devastante ai tanti vigili che si fanno in quattro per cercare di fare al meglio il loro dovere (cosa complicatissima, considerando le infinite competenze a loro assegnate e le assurde modalità con cui devono svolgere i loro compiti), e ve ne sono.

 

Nella situazione attuale le maggiori responsabilità sono però, a nostro avviso, a carico del sindaco Raggi. È sua infatti la responsabilità di una Polizia Locale che in tutto il suo mandato non ha mai avuto una direzione chiara. Prima il tollerato Raffaele Clemente, invitato alle dimissioni, poi lo scialbo Diego Porta, quindi il deludente, anzitutto per noi, Antonio Di Maggio tenuto in carica un anno più del dovuto a stipendio zero, sminuendo così in maniera drammatica una carica fondamentale per la città di Roma.

Andato in pensione Di Maggio, da mesi la carica di Comandante Generale del corpo di Polizia Locale è ad interim, una circostanza che ha praticamente bloccato un corpo di polizia che già non brillava per efficacia ed efficienza.

Quasi 6.000 agenti di Polizia Locale privi di un vertice nel pieno delle sue funzioni e con un mandato chiaro è una responsabilità gravissima del sindaco Raggi, uno svarione che solo la sua ormai notoria inconsapevolezza e irresponsabilità non le permettere di cogliere.

Chissà se tra le grandi manovre che Virginia Raggi sta allestendo in vista delle elezioni ci sarà anche una nomina a sorpresa del comandante generale della Polizia Locale. Comunque sia, ormai sarà troppo tardi e bisognerà aspettare la prossima amministrazione per poter sperare in qualche sostanziale novità.

 

Una cosa però Virginia Raggi potrebbe ed anzi dovrebbe farla, per provare a recuperare un minimo i troppi danni fatti da alcuni vigili: convochi in Campidoglio i due protagonisti delle storie che abbiamo raccontato e dopo averli ringraziati per la sincera passione dimostrata nei confronti della nostra disgraziata città, si scusi con loro per il trattamento ricevuto da parte di elementi dell’amministrazione capitolina.

Sarà un segnale importante per i due protagonisti di cui sopra, per i tanti cittadini che a Roma ci tengono e che vogliono contribuire a tirarla fuori dal degrado in cui è precipitata, ma soprattutto per i tanti agenti della Polizia Locale che svolgono il loro servizio con impegno, serietà e dedizione.

 

Temiamo di sapere già che il sindaco Raggi non seguirà il nostro suggerimento ma allora si aspetti che questa storia le venga riproposta, chiedendole spiegazioni, alla prima occasione pubblica a cui non potrà sottrarsi per le prossime elezioni.

 

 

Cogliamo l’occasione di queste poco commendevoli storie per ricordare che questa sera la trasmissione Report (su Rai3 alle 21:20) parlerà della Polizia Locale di Roma con un servizio dal titolo “Potere Capitale“. Per farvi capire il tenore del servizio riprendiamo parte della sua descrizione:

… a dieci anni dalle prime denunce che portarono all’arresto del comandante generale del Corpo di polizia locale di Roma, Angelo Giuliani, il sistema di potere all’interno dei vigili urbani della capitale è ancora in piedi. Un sistema che permette agli agenti della Polizia locale di esercitare un controllo totale sulla città: sui commercianti, sugli imprenditori, sui politici, sugli stessi privati cittadini.

Dopo lo storico servizio sui cartelloni di Roma, sulle cui risultanze Virginia Raggi ancora deve dare risposte, Report torna a puntare i riflettori sulla Capitale e siamo sicuri che anche stasera ne sorgeranno di domande per il sindaco Raggi.

 

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