Come ci si muoverà a Roma dal 4 maggio? Sarà una (brutta) sorpresa!

Entriamo nel fine settimana lungo prima della riapertura senza che l'amm.ne abbia comunicato uno straccio di piano per la nuova mobilità, Ci sono le condizioni per la riesplosione dei contagi

A tre giorni dall’inizio della fase 2 a Roma non si conoscono ancora le modalità con cui i cittadini potranno spostarsi in città.

Sono passati quasi due mesi dall’inizio del confinamento generalizzato e in tutto questo tempo l’amministrazione capitolina non è stata in grado di produrre un piano che almeno provasse a gestire la riapertura di molte attività e la possibilità per praticamente tutti i cittadini di ricominciare a muoversi.

Vediamo gli elementi che a tutt’oggi si sanno.

 

Fin dall’inizio si è parlato della possibilità di istituire percorsi ciclabili temporanei, una misura già introdotta a Berlino ad esempio. Più che temporanei, a Roma l’amministrazione sta considerando di realizzarne di “transitori”, ossia di fare in fretta le ciclabili già previste dal PUMS, limitandosi in un primo momento ad una segnaletica, per poi rifinirle a tempo debito.

Peccato che un piano per queste ciclabili non sia stato ancora reso noto e quindi non si sa bene quali saranno e quanto ci vorrà a vederle realizzate.

La situazione è messa così male da aver ispirato a Salvaiciclisti un comunicato alquanto sconsolato, loro che solitamente sono quantomeno benevoli nei confronti di Raggi & Co. (mai che però riescano a dire una parola di troppo contro l’attuale amministrazione, hai visto mai si dovesse offendere …).

Eccone un estratto:

Nelle scorse settimane, a seguito dell’appello congiunto di innumerevoli Associazioni e della petizione che ne è seguita, molte sono state le città italiane ed estere che hanno annunciato la realizzazione di una rete ciclabile di emergenza per la fase 2 del lockdown dovuto alla pandemia del Covid-19.

Tra queste, Milano ha senza dubbio fatto scuola tra le italiane, illustrando un piano dettagliato e basato su un percorso partecipativo interamente scaricabile dal sito del Comune, basato essenzialmente sulla creazione di nuove zone 30 e sul restringimento della carreggiata destinando al traffico motorizzato il minimo indispensabile per ricavare spazio da dedicare all’utenza ciclistica e/o pedonale. Sulla stessa linea anche Firenze, che ha pubblicato una lista di interventi ciclabili transitori con tanto di tempistiche e priorità delle strade interessate ai lavori, e riattivato la ZTL senza alcuna esitazione.
E Roma?

Nell’Urbe, a parte delle scarne dichiarazioni della sindaca Virginia Raggi in alcune interviste e un breve e generico comunicato sul sito di Roma Servizi per la Mobilità, nessun piano è stato ancora reso noto, a 5 giorni dalla parziale ripartenza delle attività.

Come se non bastasse, a soffocare queste misure già generiche e tardive in una morsa di acciaio e smog, al tempo stesso sono state annunciate misure che privilegiano l’utenza motorizzata privata e il suo sdoganamento selvaggio, come la possibilità di sospendere la chiusura delle ZTL e il pagamento delle strisce blu, in totale contraddizione al pacchetto di misure transitorie verso una mobilità dolce e sostenibile e in direzione opposta rispetto a Firenze che conferma chiaramente la chiusura del centro alle auto.

Appare ormai chiaro che entro il 4 maggio neanche un km di nuovi percorsi ciclabili potrà mai essere realizzato, e appare altrettanto chiaro che la situazione della mobilità capitolina in assenza della stessa capacità di utenza del TPL sarà semplicemente ingestibile.

 

Per capire l’assurdo ritardo di Roma su questa misura basta guardare come stanno messi a Milano, con tutto che lì hanno dovuto convivere con un contagio più grave del nostro.

 

Ciclabile leggera appena realizzata a Corso Venezia

 

Con le ciclabili nel buio più pesto, si penserà che l’amministrazione abbia puntato tutto su un TPL funzionante al meglio.

Sì, come no …

Ecco un tweet del buon Mercurio Viaggiatore che mostra come la misura di distanziamento predisposta per le banchine della metropolitana è clamorosamente sbagliata, avendo i geni di ATAC calcolato il metro di lunghezza dal centro dei tondi che devono accogliere le persone, le quali quindi seguendo quelle indicazioni si ritroverebbero a meno di 70 centimetri l’una dall’altra.

 

 

Sempre Mercurio aveva segnalato il problema dell’eccessiva vicinanza dei passeggeri in entrata ed uscita dai vagoni della metropolitana, proponendo una possibile soluzione.

 

 

Pensate che qualcuno l’abbia presa in considerazione? Naaaa … all’ATAC evidentemente preferiscono il fai da te degli utenti.

 

Se possibile poi il trasporto pubblico di superficie è messo ancora peggio. Da una parte infatti vi è l’ordinanza della Regione Lazio che impone una limitazione del 50% del carico dei mezzi di superficie, dall’altra c’è ATAC che si è affrettata a dichiarare che loro non possono farsi carico del controllo delle misure di sicurezza. Ecco il comunicato:

 

Atac ribadisce, come ricordato anche dalle Associazioni di categoria, l’impossibilità che siano le aziende di trasporto pubblico locale a farsi carico dell’onere di verificare il distanziamento e l’utilizzo delle mascherine in capo ai passeggeri, nella ormai prossima “fase 2”. L´azienda boccia quindi le ipotesi che stanno circolando in merito all’ordinanza della Regione Lazio, che di fatto le attribuirebbero in via esclusiva l´onere dei controlli sulle prescrizioni a tutela della salute pubblica.

A tale proposito, nel caso di Atac, si tratterebbe di effettuare controlli su un parco mezzi circolante pari a 1400 macchine e 8000 fermate, oltre ai treni delle metropolitane e Ex Concesse e relative stazioni, su tre turni. E´ evidente l´impossibilità di rendere questo tipo di prestazione a causa della rilevante quantità di personale aggiuntivo, stimabile in 5.000 persone, che si renderebbe necessario.

Per il prossimo 4 maggio, Atac sta organizzando dei presidi di contingentamento dei passeggeri nelle stazioni di maggiore afflusso delle metropolitane e ferrovie di competenza e, presso i capolinea bus e tram, sta sviluppando presidi di informazione alla clientela per illustrare le nuove modalità di trasporto che si stanno definendo in queste ore. A tal fine l’azienda si sta attivando per riallocare personale attualmente sospeso dal lavoro e in cassa integrazione.

 

Una situazione davvero incoraggiante: la Regione Lazio ha fatto il suo stabilendo le norme necessarie, ATAC se n’è subito lavata le mani perché non ce la fa a fare tutti i controlli necessari e il Comune tace, supportando di fatto la tesi di ATAC.

Si poteva essere più irresponsabili nei confronti degli utenti dei mezzi di superficie? No, probabilmente peggio di così non si poteva fare.

Però ATAC è salva e pubblica, immaginiamo siano pronti a ripetere l’assessore Calabrese e il sindaco Raggi.

 

Che altro rimane? La mobilità privata fatta principalmente con auto e moto. Anche su questo versante nei quasi due mesi di preparazione alla fase 2 non si è riusciti a mettere in piedi uno straccio di piano. L’unica cosa che pare certa, ma non ancora formalizzata, è lo spegnimento di tutte le ZTL e la gratuità delle strisce blu. Sono misure queste che se da una parte appaiono comprensibili, visto che la mobilità privata è quella che assicura la massima sicurezza dal punto di vista del contagio, dall’altra se non gestite correttamente rischiano di far precipitare l’intera mobilità cittadina nel caos più completo.

Annullare tutte le ZTL vuol dire invitare i cittadini ad utilizzare i mezzi propri che però poi dovranno essere parcheggiati da qualche parte. Non avendo pensato ad aree ulteriori di parcheggio in città, finirà che assisteremo ai parcheggi più fantasiosi con conseguente aumento dei rischi per la circolazione dei pedoni e dei veicoli.

Inoltre incentivare il traffico privato comporta una maggiore congestione sulle strade  e quindi una minore velocità commerciale del TPL di superficie. Con i mezzi ATAC alla metà della loro capienza, la maggiore velocità commerciale garantita da un minor traffico avrebbe in parte compensato il minor carico, ma se il traffico addirittura aumenterà, i passeggeri trasportati da ATAC saranno molto meno della metà e si verificheranno facilmente pericolosi affollamenti alle fermate e sui mezzi.

 

Ce li immaginiamo gli autisti di ATAC che si sbattono per evitare che i mezzi carichino troppo, magari saltando quando possibile le fermate? Oppure i passeggeri di un autobus che faranno la guerra a quelli che cercheranno di entrare per evitare l’eccessivo affollamento a bordo?

 

Infine da segnalare il nulla più completo anche per quanto riguarda la logistica, con i mezzi commerciali che risultano già aumentati in conseguenza dell’incremento del commercio online e che contribuiranno a congestionare le strade man mano che le attività commerciali riprenderanno.

Si sarebbero potuti passare i due mesi di clausura programmando qualche piattaforma logistica che provasse ad alleggerire la pressione dei mezzi commerciali? Certo che si sarebbe potuto fare, ma evidentemente a Roma tutti erano troppo impegnati a pianificare il nulla per le altre componenti di traffico.

 

Per concludere quindi, mettiamoci tutti l’anima in pace e prepariamoci a vivere la sorpresa che sarà la mobilità a Roma dal prossimo 4 maggio.

La mancanza di uno straccio di piano non consente a nessuno di poter pianificare i propri spostamenti, per cui qualcuno deciderà di usare la propria auto per muoversi, ritrovandosi probabilmente imbottigliato nel traffico e costretto a parcheggiare in maniera incivile, qualcun altro tenterà l’avventura del TPL, rischiando di finire in una calca di persone, e ci sarà anche chi avrebbe optato per la bicicletta ma non sapendo quali saranno i nuovi percorsi ciclabili eviterà di avventurarsi nel traffico romano.

 

Se non ci fosse il rischio concreto di accendere pericolosi focolai di infezione sui mezzi pubblici, ci sarebbe da prenderla con la solita indolenza romana, che tanto alla fine bene o male le cose vanno avanti. Ma con il virus ancora in giro non c’è proprio da scherzarci, anche perché la netta impressione è che anche dalle parti della Regione Lazio non abbiano brillato come preparazione e pianificazione (basta guardare lo scandalo delle mascherine non arrivate ma già profumatamente pagate …), per cui se dovessero improvvisamente aumentare i contagi a Roma c’è la concreta possibilità di ripetere le tragiche esperienze del nord d’Italia.

 

In una città normale, la mancanza di un piano serio per la mobilità nell’emergenza e di una comuncazione chiara ai cittadini avrebbe comportato le dimissioni irrevocabili dell’assessore alla mobilità e magari anche del sindaco, in quanto responsabile primo della salute pubblica dei cittadini.

Nella Roma a cinque stelle invece tutti continueranno a fare finta di niente, opposizioni incluse, e a chi ha il dono delle fede non rimarrà che affidarsi di nuovo alla Salus Popoli Romani. Per gli altri invece ci sono solo le pene dell’inferno.

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4 risposte

  1. Articolo come sempre, ineccepibile. Aggiungerei solo che non si è potuto nemmeno provvedere da parte dei cittadini all’acquisto di biciclette e che lo pseudo bike sharing è limitato al centro, non essendo presente ai capolinea della metro.

  2. ottima analisi. C’è da mettersi le mani nei capelli. La raggi invece di andare nei parchi a cercare chi faceva jogging avrebbe dovuto fare il suo lavoro e pianificare. Ma ai grulli 5stelle sta bene così, preferiscono un sindaco finto sceriffo piuttosto che un sindaco che governi.

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