Atac: il referendum dei Radicali è come la scoperta dell’acqua calda

Bus atac guasto

 

A Roma ormai sembra di vivere in una dimensione parallela, dove le normali regole (a volte persino quelle scientifiche) sembrano non valere più.

L’ultimo caso è il cd. referendum su ATAC sul quale i Radicali stanno raccogliendo le firme. Non voglio entrare nel merito della questione, che merita competenze e approfondimenti decisamente superiori ai miei, ma voglio utilizzare l’occasione per sottolineare l’ennesima dimostrazione di cialtronaggine delle “classi dirigenti” romane e della facilità con cui i cittadini si lasciano raggirare.

Tutti quanti abbiamo una piccola o grande esperienza dell’inefficienza del trasporto pubblico a Roma, attualmente affidato e fino al 3 dicembre 2019 a ATAC, società interamente pubblica di Roma Capitale.

Negli ultimi mesi poi, l’allungamento dei tempi di attesa e di percorrenza, lo scadente stato delle vetture, la scarsa manutenzione anche per mancanza dei pezzi di ricambio, bus che vanno a fuoco, linee soppresse, metropolitane che si muovono a singhiozzo, si sono aggravati ulteriormente e hanno reso il quadro ancor più tragico del recente passato.

L’indebitamento ormai accertato che si aggira su 1,3 miliardi di euro mette in discussione persino la sopravvivenza della società. La proposta avanzata da Rota di avviare il concordato preventivo, al di là dei tecnicismi non facili da apprezzare dai non addetti ai lavori, aveva il pregio di non nascondere la situazione drammatica e tentare un percorso di seppur debole ripresa nell’ordinaria gestione del servizio pubblico del trasporto.

Anche in questo settore l’attuale amministrazione grillina non sa che pesci prendere (ma non è una grande novità), oscillando tra la difesa acritica di ATAC e la tattica del rinvio…

mobilitiamo

 

In questo contesto si sono inseriti i Radicali con grande tempismo e senso dell’opportunità, presentando un referendum cittadino.

Il quesito recita: “Volete voi che, a decorrere dal 3 dicembre 2019, Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e su rotaia mediante gare pubbliche…”. Fermiamoci un momento qui. Sostanzialmente si chiede di far svolgere il servizio di trasporto con autobus, tram, metropolitane e ferrovie urbane a un soggetto (pubblico o privato che sia) individuato attraverso una gara. Ma chiedere un parere sull’argomento è del tutto inutile, poiché il Regolamento europeo 1370/2007 – anche dopo le modifiche introdotte dal Regolamento 2338/2016 – stabilisce proprio questo: il servizio di trasporto pubblico deve essere affidato o concesso attraverso una procedura di gara. E la data del 3 dicembre 2019 non è casuale, essa non solo è il termine dell’attuale affidamento all’ATAC, ma è soprattutto il limite fissato proprio dalla disciplina comunitaria per l’applicazione del nuovo regime.

Il quesito prosegue: “… anche a una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa…”, null’altro che la dichiarazione delle norme europee, che non prevedono necessariamente un unico gestore ma la possibilità di frazionare il più generale servizio di trasporto pubblico. E, infine, conclude: “… nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e la ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?”. Pure da queste parti siamo nell’ovvio, è evidente che sia necessario rispettare la normativa in vigore, mentre la salvaguardia dei lavoratori (lanciata come idea propria dai Radicali o, al contrario, paventata dai sindacati come possibile macelleria sociale) è sempre un punto fermo dei regolamenti citati.

Insomma la scoperta dell’acqua calda spacciata come geniale invenzione in maniera assai furbesca. Che il referendum si tenga oppure no, che – in caso affermativo –  prevalgano i sì o i no, non cambierà assolutamente nulla: dopo il 3 dicembre 2019 il servizio di trasporto pubblico a Roma sarà affidato con una o più gare. Come dire: vogliamo fare un referendum se domani il sole debba sorgere o meno, qualunque sia l’esito della consultazione il sole sorgerà!

Legittimo il metodo di battaglia politica scelto dai successori di Pannella, ma un pizzico di sincerità in più non avrebbe guastato. In fin dei conti, per loro è un ritorno alle origini, provocare una discussione su grandi temi attraverso scelte secche: o di qua o di là

Ma oltre la risposta scontata a una domanda così semplice (è ovvio che la stragrande maggioranza dei cittadini si augura un miglioramento del servizio attraverso la competizione tra soggetti diversi), restano molti dubbi inevasi.

Come sarà predisposta la gara? Sarà una o di più?

Quale sarà il livello di qualità richiesto (è un elemento essenziale per la valutazione)?

Quale sarà l’oggetto: affidamento del servizio? Concessione? Acquisto di quote ATAC (cd. doppio oggetto)?

Quali le politiche per il trasporto romano?

Su tutto ciò, che mi sembra molto più importante di un inutile referendum, è calato un silenzio imbarazzante. Del M5S abbiamo già detto e per carità di patria non aggiungiamo altro, oltretutto l’ex DG dell’azienda di trasporto ha dovuto spiegare loro anche cosa fosse un concordato preventivo… Il centrodestra latita e il PD si divide tra chi firma per il referendum (come Giachetti in costante apnea da idee), chi no (pensando di difendere chissà quale valore…) e chi lo ritiene inutile ma senza avanzare alcuna riflessione nel merito.

I sindacati (purtroppo abbiamo perso il conto di quanti ce ne siano in questo settore) sono impegnati a dimostrare come la liberalizzazione sia il male assoluto, i rappresentanti delle imprese balbettano e giornalisti ed esperti (tranne alcune lodevoli eccezioni) si esercitano nel confondere le acque con le più imbarazzanti approssimazioni.

Nessuno, tuttavia, con uno straccio di idea su cosa fare davvero.

Per fortuna il sole è sorto anche stamattina, forse l’unica cosa a Roma a cui ci possiamo ancora affidare…

Tant’è! Ma noi non demorderemo, modesti cronisti, magari, ma testardi e appassionati di Roma.

 

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2 risposte

  1. Sono andato a rileggermi la 1370/2007 che si trova facilmente su internet. In realtà l’articolo 5 dice “A meno che non sia vietato dalla legislazione nazionale, le autorità competenti a livello locale, si tratti o meno di un’autorità singola o di un gruppo di autorità che forniscono servizi integrati di trasporto pubblico di passeggeri, hanno facoltà di fornire esse stesse servizi di trasporto pubblico di passeggeri…”. Per cui, in teoria si potrebbe mantenere la situazione attuale (affidamento “in house”), ed il referendum dei radicali in questo caso avrebbe un senso preciso. Però in questo caso per le compensazioni finanziarie scatterebbe quanto scritto in allegato: i costi sostenuti devono essere “contenuti in un contratto di servizio pubblico e/o in una norma generale. Ovvero, da quello che si capisce, ci dovrebbe essere una maggiore rigidità nel controllo dei costi, proprio per evitare casi ATAC. In ogni caso, la materia è complessa e ci vorrebbero specifiche competenze giuridiche per capire bene come stanno le cose.

  2. Come dice Marco Pasucci la gara non è assolutamente obbligatoria tant’è che a Milano, dove le cose funzionano, si opterà con ogni probabilità per un affidamento diretto ad ATM. Le gare sono incentivate, non obbligatorie. L’autore dovrebbe documentarsi prima di scrivere sciocchezze

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