Ancora sulla sequoia abbattuta a villa Paganini

Circa un mesetto fa avevamo parlato della sequoia abbattuta alla chetichella a villa Paganini. L’avevamo fatto riprendendo un post sulla pagina facebook del gruppo Green City Roma dove veniva descritto l’accaduto.

 

 

Oltre a sottolineare come l’episodio dimostrasse una volta di più i danni che sta infliggendo alla città la gestione dell’intoccabile assessore Montanari, avevamo dato notizia dell’intenzione da parte degli attivisti di Green City Roma di approfondire la cosa tramite un accesso agli atti amministrativi. Si voleva capire infatti sulla base di quale verifica tecnica si fosse deciso di abbattere uno dei pochissimi esemplari di sequoia secolare presenti a Roma.

Peraltro il nostro pezzo si chiudeva con la domanda se magari qualcuno dei consiglieri di opposizione in Assemblea Capitolina poteva voler intervenire per far luce sull’accaduto senza attendere i tempi dell’accesso agli atti. Peccato che ancora una volta l’opposizione a Roma non ha perso occasione per confermare la sua più totale assenza, lasciando a qualche cittadino di buona volontà il compito di fare le pulci al potere.

 

Quelli di Green City Roma hanno ricevuto risposta all’accesso agli atti ed ecco cosa ne scrive Antimo Palumbo, uno degli attivisti del gruppo:

 

Grazie all’accesso agli atti che abbiamo richiesto, apprendiamo dalla relazione tecnica che giustifica l’abbattimento della Sequoia sempervirens di Villa Paganini, un albero secolare e monumentale (e che quindi per questo andava tutelato come albero monumentale ma questo non è mai stato fatto) che in realtà, secondo il parere tecnico di chi ha deciso che quell’albero andava tagliato, si tratterebbe di una Metasequoia glyptostroboides.

Questa importante distinzione che non è certo una “quisquiglia botanica” o una semplice attaccarsi ad argomenti di lana caprina ma significa diversi aspetti che analizzo nell’ordine.

1. La Metasequoia glyptostroboides è un albero raro perché era un albero che fino al 1944 quando è stato scoperto in un valle (Shui Sha) della provincia di Hupeh al confine con il Setschuan (Cina centrale) si considerava estinto in natura. Esisteva cioè solo allo stato fossile. Grazie al lavoro del professor Elmer D. Merril dell’Harvard Arnold Arboretum subito dopo la guerra grazie ad un opera di ripopolamento è giunta come rara collezione botanica in tutti i più importanti orti botanici del mondo. In Italia i primi esemplari giunsero solo nel 1950.

2. Quindi se quella tagliata fosse una Metasequoia glyptostroboides considerato che quell’esemplare è stato piantato nel 1894 la perdita in seguito al taglio di un albero monumentale non riguarderebbe solo la città di Roma e il suo patrimonio arboreo ma tutta la comunità botanica del mondo perché quell’esemplare sarebbe precedente alla scoperta avvenuta in Cina nel 1944.

3. Noi però ( a differenza di quello che è stato scritto in questa relazione tecnica) sappiamo che quella non era una Metasequoia glyptostroboides ma una Sequoia sempervirens e questo per diversi motivi: la differenza delle foglie, decidue nella Metasequoia e sempreverdi nella Sequoia (da qui il suo nome specifico Sequoia sempervirens); la sua corteccia caratteristica “spugnosa, di color bruno rossastro; in età adulta essa diviene molto spessa (fino a 30 cm) e il ritidoma si fessura profondamente staccandosi in fibre”; il colore del suo legno “ rosso. Gli americani chiamano questa specie Redwood; e soprattutto i polloni presenti alla base. La Sequoia sempervirens infatti rientra tra quella ristrettissima gamma di conifere che possono venire ceduate”. Tutte le citazioni in virgolettato sono tratte da “Botanica forestale” di Romano Gellini-Paolo Grossoni.

4. Questo tecnico e tutto il personale del Dipartimento Ambiente di Roma Capitale hanno quindi inoltrato alla Soprintendenza una relazione tecnica nella quale venendo confuso il genere di albero non se ne evince la sua rarità botanica come albero che fa parte del patrimonio arboreo della nostra città e quindi albero da preservare e tutelare.

5. Non solo ma se un tecnico (un professionista) nell’identificazione del genere di un albero commette un errore che neanche dei semplici dilettanti (quelli che sfogliano i libri dedicati agli alberi nelle biblioteche ) o comuni mortali farebbero, al comune cittadino che non è stato informato (siamo dovuti ricorrere all’accesso agli atti) dei motivi che hanno portato al taglio di questo albero monumentale verrebbero dei dubbi se fosse veramente necessario e urgente abbattere un albero monumentale di tale bellezza e importanza.

6. Concludo ricordando che nella relazione tecnica che abbiamo letto grazie alla risposta alla nostro accesso agli atti , per quel che riguarda la Sequoia sempervirens secolare non sono specificati i motivi del taglio. Nella relazione infatti si dice che “ sono stati analizzati visivamente, censiti e catalogati gli alberi e catalogati secondo i parametri classici della Visual Tree Assestment e che successivamente gli alberi sospetti dalle analisi visive sono stati analizzati con tomografo sonico a 12 sensori ed in base ai risultati ottenuti è stata assegnata una classe di pericolosità”. Ecco nella relazione che abbiamo letto di queste relazioni tecniche non c’è traccia, probabilmente sono state fatte ma ci piacerebbe vederle (così come quando in ospedale dicono che devono operarti e ti fanno vedere la risonanza magnetica che poi giustifica l’operazione).

Quindi per questo che cercheremo di richiedere al Dipartimento Ambiente di Roma Capitale questi documenti che mancano nella relazione tecnica. A proposito di questi documenti mancanti allego la relazione tecnica fatta dalla S.I.A Società Italiana di Arboricultura a proposito della stato di salute dell’albero monumentale chiamato Quercia delle Checche nella quale si possono vedere i risultati delle tomografie . http://www.isaitalia.org/…/relazione_quercia_delle…

 

 

Noi non abbiamo gli elementi per giudicare se abbia ragione il tecnico del Comune, che ha riconosciuto l’albero in questione come una Metasequoia glyptostroboides, oppure Antimo Palumbo che afferma si trattasse di una Sequoia sempervirens. La spiegazione fornita da quest’ultimo appare molto convincente e sarebbe bello se l’assessorato potesse corroborare la tesi opposta con elementi altrettanto validi. Ma chissà perché temiamo che anche questa volta l’assessore Montanari e compagnia non si faranno vivi (noi comunque ci proveremo, in particolare col dott. Vitaliano Biondi, il concittadino che la Montanari ha chiamato ad occuparsi dei parchi di Roma).

 

Che qualcuno dell’opposizione voglia occuparsi di questa cosa non ci speriamo più: lorsignore/i devono considerarla una bazzecola indegna di disturbare il loro dolce far niente.

Aspetteremo di nuovo notizie da quelli di Green City Roma, gli ennesimi cittadini che tengono a Roma infinitamente di più di chi istituzionalmente dovrebbe farlo.

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