Ambulante morto: non gettiamo la croce sulla Polizia di Roma Capitale

ambulante senegalese morto
Un momento di tensione dopo la morte dell’uomo (foto Repubblica)

 

 

Nessuno può affermare che diarioromano sia accondiscendente con i Vigili Urbani. Abbiamo criticato il Corpo così tante volte da aver perso il conto. Ma questa volta una parola a favore della PLRC ci sentiamo di pronunciarla.

Un ambulante di 54 anni, Nian Maguette, è morto ieri mentre scappava da un blitz antiabusivismo tra il Lungotevere e via Beatrice Cenci. Sarà l’autopsia a stabilire se sia deceduto per cause naturali o se – come raccontato da un paio di colleghi venditori – sarebbe stato investito da un ciclomotore dei Vigili. A leggere il resoconto ufficiale della Questura, del vice comandante della PLRC Di Maggio e di diversi testimoni, non c’è stato alcun investimento. Il senegalese, piuttosto corpulento, si sarebbe accasciato al suolo di fronte il negozio Arc Linea per un infarto. Forse la corsa per sfuggire al blitz o forse lo spavento lo hanno stroncato. Saremmo orientati ad affermare che sia stata la corsa a ucciderlo, in quanto Maguette era in Italia dal 1993 e da allora aveva subìto decine di controlli da parte delle forze dell’ordine. Non si capisce perchè questa volta si sarebbe spaventato più delle altre.

Ma, ripetiamo, non sta a noi stabilire le cause del decesso e anzi –  qualora si ravvisassero delle responsabilità di un agente – saremmo i primi a chiedere chiarezza e in caso punizioni esemplari.

ambulanti-abusivi-roma

 

Il problema è un altro: lo scarso contrasto opposto da qualsiasi forza di polizia ai venditori ambulanti. A Roma hanno campo libero al punto da affiancarsi in maniera sospetta alle bancarelle autorizzate. Mai che un commerciante autorizzato (nel numero abnorme di 12mila a Roma) abbia chiamato i Vigili per far sgomberare gli abusivi che vendono la merce con il lenzuolo steso in terra. Il che farebbe pensare ad una filiera unica di approvvigionamento e di una sorta di moderno caporalato.  Nelle bancarelle autorizzate lavorano per lo più ragazzi del Bangladesh, mentre borse, portafogli e sciarpe contraffatte sono in mano a senegalesi o nigeriani. Sono davvero questi poveracci a comprare la merce, pagarla, distribuirla in città e venderla? No, niente affatto. Essi sono solo braccia sottopagate di un racket vergognoso gestito da italiani con pochi scrupoli. Ecco perché è importante che questo commercio venga limitato e/o regolamentato. Se ci indigniamo per chi raccoglie pomodori a 2 euro l’ora non si capisce perchè tolleriamo chi lavora come ambulante con la stessa paga.

Fino ad oggi il fenomeno non è mai stato combattuto seriamente dalle istituzioni. Un prefetto, Gaetano Pecoraro, arrivò a dichiarare che la merce non poteva essere sequestrata agli ambulanti perchè non c’erano locali dove metterla! La giunta Alemanno fingeva di voler arginare i vù cumprà in modo da salvaguardare gli ambulanti autorizzati che erano e restano il principale problema del commercio romano. La giunta Marino è forse l’unica che – grazie al contributo di Marta Leonori – riuscì a prendere in mano la situazione ottendendo un grande risultato: lo spostamento di tutti gli ambulanti (regolari e non) dai capolinea dei bus alla Stazione Termini.

In tutto questo i vigili sono coloro che hanno pagato lo scotto più alto. Diverse volte i loro blitz sono stati contrastati da decine di nigeriani, senegalesi o italiani che – in pieno stile Scampia – hanno circondato gli agenti minacciandoli. Se alle spalle non hanno la forza della politica è difficile che pochi comandanti armati di buona volontà possano stroncare un fenomeno così ampio. Di Maggio è certamente un bravo agente e i suoi uomini lavorano spesso bene, ma se dal Campidoglio non arriva un appoggio incondizionato, i blitz tipo quello di ieri resteranno poco proficui. Ciò nonostante occorre proseguire a mostrare che il controllo del territorio c’è ancora, non tanto agli ambulanti, quanto ai colletti bianchi che osservano dai loro uffici  Che Roma non è nell’anarchia totale. Almeno si spera!

 

 

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